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Il sogno di Langer in un emendamento alla legge di stabilità?

di Pasquale Pugliese

Alex Langer e i corpi civili di pace

E’ stato probabilmente l’ultimo documento elaborato da Alex Langer, pochi giorni prima della sua dipartita, quello preparato nel giugno del 1995 Per la creazione di un corpo civile di pace europeo, pubblicato su Azione nonviolenta nell’ottobre dello stesso anno. Nel pieno della crisi Jugoslava, dopo il drammatico appello per l’intervento internazionale volto a per rompere l’assedio di Sarajevo (“L’Europa nasce o muore a Sarajevo”), Langer immagina una vera e propia forza disarmata, costituita “dall’Unione Europea sotto gli ascupici dell’ONU”, inizialmente composta da almeno un migliaio di persone, tra professionisti e volontari, ma tutti perfettamente formati ed equipaggiati per intervenire nei conflitti internazionali prima dell’esposione della violenza e capaci di rimanervi efficacemente anche durante la fase acuta. Il corpo di pace, scrive tra l’altro Langer “nel fare ciò ha solo la forza del dialogo nonviolento, della convinzione e della fiducia da costruire o restaurare. Agirà portando messaggi da una comunità all’altra. Faciliterà il dialogo all’interno della comunità al fine di far diminuire la densità della disputa. Proverà a rimuovere l’incomprensione, a promuovere i contatti nella locale società civile. Negozierà con le autorità locali e le personalità di spicco. Faciliterà il ritorno dei rifugiati, cercherà di evitare con il dialogo la distruzione delle case, il saccheggio e la persecuzione delle persone. Promuoverà l’educazione e la comunicazione tra le comunità. Combatterà contro i pregiudizi e l’odio. Incoraggerà il mutuo rispetto fra gli individui. Cercherà di restaurare la cultura dell’ascolto reciproco. E la cosa più importante: sfrutterà al massimo le capacità di coloro che nella comunità non sono implicati nel conflitto (gli anziani, le donne, i bambini)”

Quasi vent’anni dopo 

Quasi vent’anni dopo, seppure non sia ancora stato istituito un corpo civile di pace, né internazionale né italiano, le idee di Langer hanno continuato a fecondare iniziative, proposte e progetti ad entrambi i livelli e lungo tre direttrici principali: i “corpi civili di pace” propriamente detti, gli “interventi civili di pace” a cura della società civile organizzata, il servizio civile come “difesa civile, non armata e nonviolenta”.

– Per quanto riguarda i corpi civili, il Parlamento di Strasburgo – nel quale Langer è stato presidente del gruppo parlamentare dei Verdi – ne ha fatta propria l’idea attraverso l’approvazione di “mozioni” e “raccomandazioni” (1995, 1999 e 2001) e di successivi “studi di fattibilità” (2004 e 2005). Anche il Trattato di Lisbona prevede “un corpo volontario europeo di aiuto umanitario” (art. 214), ancora inattuato.

– Rispetto agli interventi di pace della società civile sempre più organizzata, sul piano internazionale il punto di riferimento operativo è la Nonviolent Peaceforce e su quello europeo l’European Network for Civil Peace Service e l’European Peacebulding Liaison Office. In Italia il Tavolo Interventi Civili di Pace è nato nel 2007, su iniziativa dell’allora viceministra Patrizia Sentinelli, come luogo di dialogo tra Ministero degli Esteri e le molte organizzazioni nonviolente che già operavano nel settore. Oggi continua a svolgere un fondamentale ruolo di confronto e di coordinamento della società civile italiana che interviene, in maniera disarmata, in zone di conflitto. Recentemente il Tavolo ICP ha elaborato l’importante documento sull’identità e i criteri degli interventi civili di pace italiani.

– Per quanto riguarda il Servizio civile, probabilmente l’Italia ha la normativa più avanzata e più disattesa d’Europa. Un corpus di ben tre leggi (l. 230/98, l. 68/2001, d.lgs. 77/2002) e di almeno due sentenze della Corte costituzionale (n. 164/85 e n. 228/04) istituiscono nel nostro Paese la “difesa civile non armata e nonviolenta” attraverso l’istituto del servizio civile nazionale, attribuendo allo Stato il compito di predisporne la ricerca e la sperimentazione. Nel 2004 è stato costituito il Comitato consultivo per la difesa civile (vittima nel 2011 dei tagli alla spesa di Monti) il quale, oltre alla elaborazione di documenti di riferimento per la materia, ha progettato la prima sperimentazione istituzionale di “difesa civile non armata e nonviolenta” in campo internazionale realizzata da sei volontari in servizio civile, l’Intervento di sostegno alla riconciliazione nelle “vendette di sangue” nel nord Albania

Quando il circuito è virtuoso

Ora, all’interno della legge di stabilità approvata dal Parlamento è stato inserito un emendamento proposto da Giulio Marcon, parlamentare indipendente di SEL e coordinatore dell’ Intergruppo dei parlamentari per la pace: 9 milioni sono “destinati alla formazione e alla sperimentazione della presenza di 500 giovani volontari da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto e a rischio di conflitto”, in tre anni. E’ un ottimo risultato all’interno di una brutta finanziaria (che lo stesso Marcon ha definito la manovra delle navi da guerra ). Lo avevano richiesto un anno fa, come impegno a tutti i candidati alle elezioni, il Movimento Nonviolento, la CNESC ed altri soggetti del mondo della pace e del servizio civile nell’appello Alleanza per il futuro del Servizio civile nazionale; lo avevano ribadito la Rete Italiana Disarmo e il Tavolo Interventi Civili di Pace nell’Agenda del disarmo e della pace per la prossima legislatura proposta a tutte le formazioni politiche (e fatta propria da SEL in uno specifico documento programmatico di risposta su pace, disarmo, nonviolenza ). Inoltre, il candidato Marcon (già coordinatore della campagna Sbilanciamoci!) aveva annunciato il proprio impegno per la “difesa civile e gli interventi civili di pace” nel documento sottoscritto insieme in campagna elettorale e, dopo le elezioni, ne avevamo ancora condiviso l’urgenza nell’incontro pubblico alla Festa di SEL dell’Emilia Romagna, lo scorso settembre a Taneto di Gattatico, quando sembrava imminente l’attacco statunitense alla Siria, in assenza di strumenti internazionali di intervento civile. Una volta tanto un esempio di circuito virtuoso tra la società civile e la politica. 

Preparare i prossimi passi

Si realizza così il sogno di Alex Langer dei Corpi civili di pace? Si e no. Si pongono le basi di un vero contingente italiano di volontari civili per progetti internazionali di difesa civile non armata e nonviolenta, dopo la sperimentazione dei sei volontari in Albania. E’ un importante passo, quantitativo e qualitativo, nella direzione giusta, accolto positivamente dalle Reti del servizio civile e del disarmo, per di più giunto nel momento di massima debolezza del servizio civile, per cui assume anche il valore politico di ribadire la pari dignità tra la difesa civile e quella militare. Non è ancora il corpo civile stabile e professionalizzato immaginato da Langer su dimensione europea, ma ne può diventare – almeno sul piano nazionale – l’elemento propulsore. Perché ciò avvenga è necessario costruire intorno a questo nucleo le adeguate condizioni legislative, preparare i prossimi passi agendo ancora in maniera virtuosa dall’interno e dall’esterno del parlamento.

– Dall’interno,  a cura dei Parlamentari per la pace, approntando un progetto di legge quadro sulla pace, che rilanci il diritto per tutti al servizio civile quale mezzo e strumento della difesa civile non armata e nonviolenta della patria e istituisca il relativo “dipartimento per la difesa civile” come evoluzione del “comitato consultivo”; istituisca un vero corpo civile di pace prevedendo anche la possibilità del passaggio, dopo un anno, per i giovani interessati dal volontariato al professionismo civile; crei anche in Italia, come in altri paesi europei, un Istituto pubblico di ricerca sulla pace ed avvii un programma di educazione alla nonviolenza nelle scuole di ogni ordine e grado.

– Dall’esterno del Parlamento, a cura delle Reti per la pace ed il servizio civile, attraverso una campagna per il disarmo e la difesa civile, per la pari dignità tra la due forme di difesa già previste dal nostro ordinamento, che promuova inseme al diritto per tutti i giovani al servizio civile il diritto per tutti i cittadini a finanziare la difesa disarmata invece che quella armata. L’avevamo già annunciata alla Conferenza nazionale della CNESC dell’11 dicembre scorso, adesso è più che mai tempo di partire.


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