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Disarmo e difesa civile. Verso la Primavera della nonviolenza

di Pasquale Pugliese

C’è uno strabismo diffuso nel sistema della comunicazione nel nostro Paese che chiama “politica” le giravolte delle segreterie dei partiti, mantenendo i focus mediatici fissi in quella direzione (con l’effetto collaterale di alimentare – di fatto – disaffezione e populismo), mentre vede a fatica e stenta a raccontare quella politica vera e alta per il cambiamento, condotta dentro alla società dai movimenti organizzati che si impegnano per la disarmo e la conversione ecologica dell’economia, per la tutela dei territori dagli scempi delle grandi opere e delle servitù militari, per i beni comuni e la democrazia partecipativa, per i diritti dei più deboli e la solifarietà internazionale. Insomma, quell’Italia che c’è e resiste e che Aldo Capitini definiva l'”Italia nonviolenta”. Quell’Italia che quest’anno si dà appuntamento il 25 aprile all’Arena di Verona. Arrivandoci attraverso alcune significative tappe intermedie. 

Dopo il lancio locale a Verona dello scorso 8 gennaio, i promotori dell’Appello per l’Arena di pace e disarmo incontrano i giornalisti mercoledì 22 gennaio a Roma per la conferenza stampa nazionale di presentazione dell’iniziativa che vuole mettere al centro della politica nazionale ed europea la questione urgente del disarmo. Arena di Pace e Disarmo 2014 è stata lanciata da un appello diffuso da oltre cento personalità con padre Alex Zanotelli come primo firmatario. La politica del disarmo è la via maestra per uscire dalla crisi perché, come spiegano i promotori, “le enormi spese impiegate per mantenere la difesa armata del nostro Paese, oltre 25 miliardi di euro all’anno, sono sottratte direttamente ai diritti essenziali della nostra vita – il diritto al lavoro, alla casa e all’istruzione, le protezioni sociali e sanitarie, l’ambiente, l’aria, l’acqua, la legalità e la partecipazione, la convivenza civile e la pace – dunque le armi anche se non utilizzate stanno già uccidendo e togliendo il futuro alle nuove generazioni”. Il punto politico è che non può essere realizzato alcun cambiamento, vero e sostanziale, senza una primaria redistribuzione a beneficio dei diritti sociali, costituzionalmente garantiti ma strutturalmente ripudiati, delle enormi risorse utilizzate invece per la preparazione della guerra, al contrario costituzionalmente ripudiata ma strutturalmente preparata. Il disarmo non è un’aggiunta al cambiamento possibile ed all’uscita dalla crisi, ma ne è la condizione necessaria ed imprescindibile.

La settimana successiva, dal 31 gennaio al 2 febbraio, si apre a Torino il XXIV Congresso nazionale del Movimento Nonviolento non a caso centrato sul tema Cominciamo dal disarmo: le proposte della nonviolenza. La politica del disarmo è una delle direttrici di azione del Movimento Nonviolento che da più di 50 anni opera nel nostro Paese, secondo la Carta programmatica scritta da Aldo Capitini il suo fondatore. Oggi, mentre l’Italia è ultima in Europa per le spese per la cultura, penultima per le spese per l’istruzione, ultima per il welfare, per la disoccupazione giovanile e via degradando, è tornata ad essere tra le prime quattro potenze in Europa e tra le prime dieci al mondo per spesa pubblica militare. L’opposizione integrale alla guerra e alla sua preparazione, cioè la scelta del pieno disarmo, è per il Movimento Nonviolento l’unica strada per dare piena attuazione alla Costituzione italiana, a cominciare dall’Undicesimo principio fondamentali che “ripudia la guerra”. Parallelamente, la costruzione di una difesa civile, non armata e nonviolenta, è la strada per l’attuazione del “sacro dovere” di difesa della patria sancito dall’art. 52 della Costituzione, una difesa dalle concrete minacce al nostro Paese: la povertà, la precarietà, la disoccupazione, l’insicurezza, il dissesto del territorio.

Come questa difesa possa davvero realizzarsi, lo si affronterà anche nel Convegno della Associazione Papa Giovanni XXIII La miglior difesa è la pace, che si svolgerà a Rimini dal 13 al 15 febbraio. “La questione della Siria”, scrivono gli organizzatori, “gli oltre 60 stati coinvolti in guerre per lo più dimenticate o rimosse, i conflitti che sfociano in violenza, l’incolmabile divario fra chi si arricchisce e chi si impoverisce e tra i nord e i sud del mondo, la spesa militare che cresce anche durante la crisi economica e sottrae risorse a provvedimenti a tutela di chi è più fragile, gli F35 da acquistare ad ogni costo perché, secondo le parole del ministro della difesa Mario Mauro“Per amare la pace bisogna armare la pace”. Anche a partire dal finanziamento dei Corpi Civili di Pace nell’ultima legge di stabilità, incardinato presso l’Ufficio nazionale del servizio civile, nella tre giorni si svolgerà un dibattito qualificato sulle attribuzioni della funzione di difesa della patria attraverso le modalità non armate e nonviolente più volte riaffermate sia dalla Corte Costituzionale che nella legislazione del Servizio Civile Nazionale.

Insomma, in tutta Italia i lavori sono in corso per avviare, finalmente, la Primavera della nonviolenza e la politica del disarmo per la difesa civile.


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