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Le nuove liberazioni del tempo presente

di Pasquale Pugliese

Per la nostra generazione che non ha conosciuto direttamente la guerra ed ancor di più per quella dei nostri figli, che l’hanno solo sentita raccontare dai nonni o studiata a scuola, questo periodo di quarantena sociale che ha sospeso da oltre due mesi – tra le altre cose e per la prima volta nella storia della Repubblica – la scuola e l’Università nelle loro modalità tradizionali, rappresenta un momento traumatico di passaggio storico, che segnerà nella memoria personale e collettiva un “prima” e un “dopo”. Per questa ragione, questa Festa della Liberazione – coincidendo temporalmente con la visione, finalmente, della luce in fondo al tunnel dell’epidemia e preparando la fine della costrizione in casa – acquista un significato ulteriore rispetto a quello specifico della liberazione dalla guerra e dal fascismo. Ed anche del tutto nuovo perché, insieme al virus, è necessaria la liberazione da molte di quelle condizioni che sono concausa della tragedia che stiamo attraversando e che con il fascismo hanno molto a che fare.

Vediamone alcune, che si aggiungono alla liberazione dall’ignoranza, dalla paura e dalle armi che annotavo per il 25 aprile dello scorso anno.

E’ necessaria la liberazione dall’immane ingiustizia di un pianeta che – come certificano i dati Oxfam – vede l’1 per cento della popolazione mondiale possedere il doppio della ricchezza dei rimanenti 6,9 miliardi di abitanti del pianeta. Questa pandemia ha dimostrato contemporaneamente due cose: la prima – con la diffusione planetaria del virus – è che siamo davvero tutti, tutti gli abitanti del pianeta, sulla stessa barca”; la seconda è che questa barca somiglia tremendamente al Titanic nel cui naufragio morirono per la gran parte i viaggiatori di terza classe, ammassati e reclusi nella stiva del transatlantico, e si salvarono prevalentemente quelli che viaggiavano in prima classe che si accaparrarono le insufficienti scialuppe di salvataggio. Ed è propriamente una visione fascista di salvezza quella che – sul piano globale – separa i pochissimi forti, per condizioni personali e di appartenenza sociale e nazionale, dai tantissimi deboli del pianeta e salva i primi e lascia morire i secondi.

E’ necessaria la liberazione da un’economia predatoria che usa il pianeta – cioè il delicato ecosistema senza il quale non ci sarebbe vita – come un’inesauribile serbatoio di risorse ed una infinita discarica di rifiuti. E’ impossibile continuare uno sviluppo illimitato all’interno di un sistema limitato: il sistema non può che implodere e generare disastri ambientali, oltre ad ulteriori pandemie. Già prima del covid-19 erano direttamente riconducibili ai cambiamenti climatici almeno 500.000 morti nel mondo. E se non si interviene immediatamente ci saranno dalle 250.000 (stime Organizzazione Mondiale della Sanità) ad 1,5 milioni di vittime all’anno (stime Climate Impact Lab) causate dagli effetti sull’umanità dei cambiamenti climatici. E’ urgente pertanto recuperare il concetto di “limite” e ripensare il sistema economico e produttivo in maniera sostenibile, tenendo conto dell’interconnessione tra le attività umane e i processi naturali. Il capitalismo predatorio, che oggi violenta l’eco-sistema e allarga in maniera scandalosa la distanza tra ricchi e poveri, ha lo stesso presupposto ideologico di quello che ha alimentato i fascismi, i colonialismi e le guerre del ‘900: l’accaparramento delle risorse naturali per alimentare le politiche di potenza.

E’ necessaria la liberazione dalla falsa idea di difesa e sicurezza che ha legittimato in questi anni, in Italia e nel mondo, l’acquisto di armamenti e l’aumento delle spese militari ed il parallelo taglio delle spese civili e sociali. E’ necessaria, dunque, la liberazione delle risorse che ogni anno vengono sperperate nell’economia di guerra, ossia gli oltre 1800 miliardi di dollari che – complessivamente – i governi del pianeta sottraggono alla promozione ed alla difesa della salute, della sicurezza sociale, della cultura, dell’istruzione, dell’eco-sistema, ossia alla cura della vita, ed investono in armamenti sempre più distruttivi e costosi per preparare e fare le guerre in giro per il mondo, ossia spendono nella “cura” della morte. Trovandosi impreparati difronte alle pandemie, ma sempre preparati per le guerre. Per quanto riguarda il nostro Paese, portato storico e culturale del militarismo fascista.

E’ necessaria la liberazione dal pregiudizio e dal razzismo, che ha informato di sé sia molte legislazioni nazionali che il senso comune, in una perversa reciprocità, per i quali l’altro è sempre portatore di minacce e di paura. In particolare il profugo, l’immigrato, il richiedente asilo che cerca rifugio, protezione e futuro nei paesi più ricchi e democratici, ma viene da questi respinto, imprigionato, sfruttato. E’ necessario liberarsi da una idea selettiva del genere umano, dalla falsa coscienza – anche questa di matrice fascista – per cui si fa di tutto per sottrarre alla morte per malattia quante più persone possibili negli ospedali e – contemporaneamente – si tollerano le morti per annegamento nel Mediterraneo, per inedia sui fili spinati dei molti muri innalzati tra i confini d’Europa e del mondo, per torture e stenti nei lager ai confini estremi delle fortezze globali che cercano di contenere i flussi migratori.

Queste liberazioni, connesse e circolari, sono oggi necessarie più che mai affinché anche la liberazione dalla lunga quarantena sociale possa acquisire un nuovo senso: la liberazione declinata al tempo presente, che non è il mero “tornare come prima”, perché il “prima” era profondamente insano, ingiusto e sbagliato. Nuove liberazioni che si aggiungono, rinnovano e continuano la Liberazione storica dal fascismo e dalla guerra


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