Economia & Impresa sociale 

Lotta alla povertà: primi passi, incoraggianti ma insufficienti

di Marcello Esposito

Primi passi avanti. La proposta di dedicare una parte della Legge di Stabilità anche alla lotta alla povertà, soprattutto quella infantile, pare stia iniziando a fare breccia nel Governo. Oggi si legge sui quotidiani che potrebbero essere dedicati 80-120 euro mensili ai nuclei familiari con reddito ISEE inferiore ai 3.000 euro. Si aggiunge che si presterà particolare attenzione ai minori, ma non è specificato in che modo. Le risorse che il governo metterà a disposizione sono 1,5 miliardi. Non sono pochi. ma non sono nemmeno tanti. Nè in relazione all’esplosione della fenomeno povertà negli anni della crisi. Nè rispetto all’ammontare della manovra fiscale complessiva che totalizza 27 miliardi. E’ un primo passo avanti, ma non è affatto sufficiente e i motivi sono evidenti. Il primo motivo è il limite di 3.000 euro del reddito ISEE, che è troppo basso e lo si capisce subito utilizzando il simulatore che è presente sul sito dell’INPS. Ad una famiglia mono-genitore e mono-reddito, costituita da una mamma che guadagna ad esempio 13.000 euro all’anno (quindi 1.000 euro all’anno) e da due bambini, che abita in una casa in affitto dove paga 5.000 euro all’anno, viene attribuito un reddito ISEE di 3.571 euro. Se il nucleo comprendesse anche il papà e la mamma casalinga (o come accade più spesso il papà disoccupato e la mamma che lavora), il reddito ISEE scenderebbe a 3.252 euro, ma sempre superiore al limite dei 3.000 euro. Escludere una famiglia così dal sostegno che il governo sta studiando sarebbe un’ingiustizia. Se poi il nucleo familiare avesse la “sfortuna” di abitare in una casa di proprietà, ereditata dai nonni, anche se il valore della proprietà è modestissimo (ad esempio, con un valore catastale di 5.000 euro), per essere esclusi dal sussidio basterebbe che il nucleo familiare mamma + 2 bambini guadagnasse più di 6.720 euro all’anno (cioè, uno stipendio pari a 516 euro al mese) mentre quello con anche il papà più di 7.380 euro all’anno (cioè uno stipendio pari a 567 euro al mese). Sono cifre ridicole. Il secondo motivo è l’entità dell’assegno mensile. Con 80 euro al mese può forse campare una eurodeputata, ma una famiglia normale con quella somma non paga nemmeno il riscaldamento. Figuriamoci se stiamo parlando di un nucleo familiare con bambini o adolescenti. Il governo per determinare l’ammontare dell’assegno ha a disposizione due benchmark. O il benchmark della vergogna, costituito dall’importo della pensione minima, che quest’anno è pari a 502,39 euro al mese. Oppure, la più dignitosa somma che viene stanziata per consentire ai nuovi immigrati di sopravvivere in attesa della regolarizzazione. Stiamo parlando di 30-35 euro al giorno, che fanno circa 1.000 euro mensili.

PS In assenza di un sistema completo e omogeneo di welfare contro la povertà, per evitare ingiustizie e incoerenze, continuo a ritenere opportuno che il governo concentri le risorse sulla lotta alla povertà infantile. Come si fa a giustificare che un nucleo familiare con 2.950 euro ha diritto al sussidio e uno con 3.050 no? Concentrando le risorse sui minori, l’assegno potrebbe essere più consistente ed essere modulato in via decrescente, sulla base dell’età e dell’ISEE.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA