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Politica & Istituzioni

Laureati, di mezza età e con (piccoli) conflitti di interessi. Ecco il profilo dei candidato sindaco

di Federico Anghelé

A urne chiuse e voti scrutinati, si direbbe che la trasparenza abbia portato fortuna ai candidati sindaco. Dei 106 aspiranti primo cittadino aderenti a Sai chi voti, ben 28 (un buon 30%) approdano al ballottaggio. Il che significa che in 18 delle 30 più grandi città al voto si potrà scegliere un candidato che ha sottoscritto gli impegni della nostra campagna per la trasparenza. Guardando ai dati, in ben 10 città, dunque un terzo del totale, comunque si voti, si consegnerà il municipio a un sindaco di Sai chi voti: si tratta di Roma, Torino, Napoli, Trieste, Latina, Novara, Savona, Varese, Rho e Gallarate. Dunque, alcune delle sfide elettorali più appassionanti e delicate vedranno coinvolti nomi che hanno reso pubbliche molte informazioni sul loro conto utili a valutarne le competenze, la storia professionale e gli incarichi ricoperti, il ruolo pubblico esercitato, i potenziali conflitti di interesse, lo status giudiziario. Sono 8, invece, le città in cui solo uno dei candidati al ballottaggio ha aderito ai nostri impegni sulla trasparenza: succede a Milano, Bologna, Brindisi, Caserta, Grosseto, Pordenone, Vittoria, Battipaglia.

Ma chi sono i candidati? A cosa è servito avere così tanti dati sul loro conto? Beh, in media chi ha aderito a Sai chi voti ha poco meno di 50 anni. Le donne, su 106, sono quasi il 21% che corrisponde all’incirca al doppio della percentuale di candidate di sesso femminile sul totale dei candidati nei 30 comuni monitorati. Il 73%, poi, è laureato. Il 49% ha alle spalle una lunga carriera politica mentre il 18% è già stato consigliere comunale. Il 39%, invece, non ha avuto precedenti incarichi di natura elettiva. Ma veniamo ai punti più controversi: sono soltanto 5 i candidati che hanno dichiarato di avere condanne o procedimenti in corso di natura penale e amministrativa. Ciò significa che le liste sono finalmente pulite, almeno per chi aspira al ruolo di sindaco?

Sui potenziali conflitti di interessi i candidati sono stati abbastanza aperti: a dichiararli è il 25% del totale, anche se si tratta nella maggior parte dei casi del semplice possesso di pacchetti azionari o del ruolo in organizzazioni no profit. Sono 16 gli aspiranti sindaco che vantano quote societarie di minoranza e solo 6 quelli che controllano con oltre il 50% una o più aziende.

Ciò che più ci dispiace è di non essere riusciti a far eleggere in ciascuno dei 30 comuni monitorati – che rappresentano pur sempre un bacino di oltre 8 milioni di abitanti – un sindaco “trasparente”. A Bolzano, Cagliari, Cosenza, Salerno, Rimini e Busto Arsizio si sono affermati candidati che non avevano sottoscritto gli impegni di Sai chi voti. E in alcune città, Ravenna, Benevento, Crotone, Olbia, Castellammare di Stabia e Casoria i due competitor al ballottaggio non rientrano tra i 106 di Sai chi voti.

Non potremo certo essere accusati di aver contattato solo alcuni candidati tralasciandone altri: il nostro team ha tentato in ogni modo, via twitter, facebook, raggiungendo gli staff della campagna elettorale, mandando mail, contattando partiti e liste di informare tutti i candidati su Sai chi voti. Per cui, chi non ha aderito o lo ha fatto per mancanza di tempo, sopraffatto dai ritmi serratissimi della campagna elettorale, o lo ha fatto per scelta, convinto forse che gli appelli rivolti dalle organizzazioni della società civile siano tutti uguali o che non paghino molto in termini di spostamento del consenso. Ci siamo anche sentiti rispondere – e in questo caso si dice il peccato ma non il peccatore – che la nostra è un’iniziativa di natura extra-istituzionale, come se tale etichetta ne limitasse l’importanza o il valore.

Ma soprattutto, il rammarico più grande è quello di non esserci potuti rivolgere a tutti gli oltre 77.000 candidati a sindaco e a consigliere comunale di quest’ultima tornata elettorale. Un numero elevatissimo per le nostre possibilità. A dimostrazione che le nostre richieste dovrebbero essere previste per legge. O, se non altro, che abbiamo bisogno di molti più attivisti per essere capillari su tutto il territorio nazionale!


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