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I Basilischi al voto

di Marco Percoco

Forse pochi se ne sono accorti o ne hanno avuto notizia, ma lo scorso fine settimana la Basilicata è stata chiamata al voto per rinnovare Presidente e consiglio regionale. Sono state elezioni anticipate perché l’ormai dilagante “rimborsopoli” ha colpito anche lì, costringendo alle dimissioni l’ormai ex Presidente De Filippo (credo, uno dei pochi a non essere inquisito).

Il risultato elettorale ha confermato quanto ampiamente prevedibile alla vigilia, ovvero la vittoria schiacciante di Marcello Pittella, ex assessore della Giunta De Filippo, fratello di Gianni, Vice Presidente vicario del Parlamento Europeo, e figlio di Domenico, ex parlamentare del PSI.

Il dato in qualche misura sorprendente (ma, forse, neanche più di tanto) è stata la bassa affluenza alle urne, che ha prodotto l’elezione di un consiglio regionale con meno della metà degli aventi diritto. Questo dato merita qualche riflessione.

1) Una bassa affluenza alle urne è certamente un indicatore che dovrebbe preoccupare i candidati futuri e gli amministratori attuali in quanto sintomo di insoddisfazione degli elettori nei confronti dell’offerta politica.

2) Se certamente la scarsa affluenza è un dato negativo, bisogna, però, non attribuire a questo fatto un’importanza esagerata poiché, è bene ricordarlo, gli Stati Uniti eleggono il Presidente (dunque, l’uomo più potente della terra) con poco più del 50% di affluenza e nelle elezioni di metà mandato, buona parte del parlamento viene eletta con circa il 35-40% del totale degli eventi diritto.

3) Se, come probabile, la maggioranza dei Lucani non ha votato per mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni, allora questo indicatore ha una rilevanza marginale da un punto di vista politico (almeno per quanto ci riguarda), ma un valore socio-economico enorme. Ciò perché, come ho più volte richiamato, cittadini che non mostrano fiducia nei confronti delle istituzioni sono anche individui che tendono a non rispettare le norme civiche e a non comportarsi in comunità secondo regole di reciprocità. Questa situazione intrappola i luoghi in una condizione di sottosviluppo.

Se, ancora, è quest’ultima condizione a prevalere, allora il compito dei nuovi amministratori è molto più arduo che non una semplice revisione dell’offerta politica per aumentare la partecipazione al voto. Si tratta, invece, di costruire capitale civico, insieme a politiche di sviluppo credibili, ponderate ed anche selettive. Per fare questo bisogna estirpare violentemente quei comportamenti palesemente irritanti agli occhi dei cittadini ed inefficienti da un punto di vista economico.

Un esempio valga per tutti. Poco prima delle elezioni è saltato un concorso per 50 posti di lavoro a tempo determinato presso l’ufficio che si occupa di gestione di una parte dei fondi strutturali (l’Autorità di Gestione del P.O. FESR Basilicata 2007-2013) perché si è scoperto che probabilmente alcuni candidati erano già in possesso delle domande d’esame. Rimediare all’ennesimo solco tracciato tra i cittadini e le istituzioni a causa di questo episodio non sarà facile, ma certamente iniziare ad individuare responsabilità e punti deboli del sistema (al di là della magistratura, che fa un altro mestiere) e metterli da parte, anziché promuoverli, sarà un buon inizio.

La Basilicata è una terra che, come altre, ha vissuto di clientelismo e nepotismo, vedremo se la nuova amministrazione saprà chiamare a sé le persone giuste per far ripartire il motore ingolfato della regione. Non intendo le migliori, intendo proprio le persone giuste. Come una squadra di calcio non è vincente se schiera i migliori undici giocatori al mondo nei diversi ruoli, così il governo regionale deve capire quale formazione di assessori e, soprattutto, di funzionari può garantire il massimo risultato.


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