Basilicata: dalla lista della spesa alla programmazione. Lettera aperta al neo-Presidente

di Marco Percoco

Caro Presidente Pittella,

anni addietro, ancora all’università, facevo politica. Come in tutte le università italiane, anche in Bocconi c’erano le elezioni per eleggere i rappresentanti degli studenti nei vari organi e vari gruppi più o meno politicamente organizzati che proponevano liste e programmi. In una riunione per decidere sul da farsi per l’imminente campagna, ci accingevamo a scrivere il “programma” ed un amico napoletano si alza ed esclama provocatoriamente “Uagliò! Facimm’ ‘a list’ da shpesa, ya!”. Il suo era un monito a ragionare meglio sulle proposte e ci ha richiamato a tale obbligo in maniera quanto mai efficace. Ora si occupa ovviamente di marketing e comunicazione.

La Basilicata, come ho scritto molte volte, è sprofondata in una crisi economica nera ed ha bisogno di risollevarsi. Per fare questo occorrono certamente idee, ma prima ancora metodo. La programmazione deve svincolarsi da logiche clientelari e da “lista della spesa”, per atterrare su un terreno molto più concreto, duro, reale. Per fare questo bisogna accantonare inutili chimere (come ho già scritto in un altro articolo) e, soprattutto, affidarsi alla valutazione.

Cercherò di spiegarmi meglio ricorrendo ad un motto che l’Economist della scorsa settimana attribuisce a Bloomberg, sindaco uscente di New York (che in realtà parafrasa Edwards Deming, statistico di fama): “In God we trust; everyone else, bring data”, ovvero, le decisioni pubbliche devono essere supportate da dati, da numeri, in una parola, dalla valutazione che deve precedere e seguire le azioni pubbliche.

La valutazione è un momento importante di tutta la filiera delle politiche pubbliche e non deve essere un atto puramente formale (tantomeno deve essere visto come un esame per gli amministratori). Mi si dirà che tali attività sono già svolte nell’ambito dei programmi comunitari. Sfido chiunque a trovare un elemento utile nelle migliaia di pagine imbrattate dei rapporti di valutazione del P.O. FESR. Eppure la Basilicata ha fatto così male da essere nuovamente retrocessa nel novero delle regioni più povere d’Europa. Qualcosa non va, evidentemente.

Ma la valutazione deve servire anche a programmare, ovvero a selezionare gli interventi prima che questi vengano effettivamente implementati. In campagna elettorale c’è stata una sovrabbondanza di temi (e lasciatemi esprimere la mia soddisfazione perché alcune idee che ho provato a lanciare nei mesi scorsi sembrano essersi sedimentate nei programmi di diversi candidati e di diversi schieramenti). E’ onestamente improbabile che tutti possano davvero essere perseguiti una volta insediato il nuovo governo regionale. Sarebbe, però, utile ed interessante selezionare buona parte degli interventi sulla scorta di una stima delle ricadute sociali.

Questo comporterebbe una precisa scelta istituzionale di servirsi della valutazione quantitativa per affiancare le scelte di politica economica. La valutazione, dunque, non esamina gli amministratori, tantomeno si sostituisce a questi nella selezione degli interventi. Serve solo a dare una maggiore quantità di informazioni ai decisori pubblici.

Troppi errori di politica economica sono stati compiuti di recente per la spavalderia di alcuni. Non possiamo più permetterci di sbagliare e credo che la valutazione sia in questo estremamente utile. Altre regioni hanno nominato commissioni paritetiche per la selezione dei provvedimenti da sottoporre a valutazione. Non è sufficiente (perché i metodi sono poi fondamentali), ma è certamente un primo passo da compiere anche in Basilicata.

Presidente, mi consenta ora una provocazione. La Basilicata (ed il mio paese in particolare, Chiaromonte) hanno consentito a Banfield di elaborare la teoria del familismo amorale. Ella viene da una nota famiglia di politici di lungo corso. Dimostri quotidianamente che il problema del familismo risiede nella amoralità e non nei legami familiari in quanto tali! Rompa le catene del clientelismo di qualsiasi livello che hanno ingabbiato la Regione e la regione. Sia “politicamente scorretto” (e chissà che questo non si riveli essere il miglior calcolo politico, visto l’elevato astensionismo).  Metta alla porta chi ha sbagliato con dolo e comprenda e metta nelle condizioni di non sbagliare più chi ha mancato inconsapevolmente, ma dimostra grandi potenzialità.

Spero davvero che questo mio appello, che viene geograficamente da molto lontano, ma da molto vicino col cuore, non cada nel vuoto.

Molti cari saluti,

Marco Percoco

 


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