Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Ma la filantropia serve davvero?

di Marco Percoco

Premetto che non sono un esperto di filantropia. E’ un tema che ha improvvisamente cominciato ad interessarmi e che il mio spirito compulsivo ha assecondato.

Alcune settimane addietro ero a Cambridge per lavoro e come spesso mi accade ho visitato una locale libreria nella speranza di trovare qualche saggio di scienze sociali che potesse aprirmi a nuove ricerche. La sezione di economia ha, però, attratto il mio interesse e qui un volume su tutti mi ha incuriosito. Si trattava di “Why philantropy matters” di Zoltan Acs (Princeton University Press, £ 19.90). Il motivo di questo interesse non era solo legato al tema del libro, ma anche all’autore, noto per i suoi studi sull’imprenditorialità, sull’innovazione tecnologica e su come queste hanno un vitale riverbero sullo sviluppo economico, soprattutto locale. Non riuscivo a comprendere il motivo che lo avesse indotto a cambiare i suoi interessi. Ero consapevole della rilevanza del settore non profit per le economie moderne e guardavo alla filantropia come a qualcosa di indistinguibile dalla charity (che forse mal si traduce con “carità”) e come una buona misura dell’altruismo caratterizzante una collettività.

Il volume mi ha invece iniziato ad una concezione della filantropia, in contrapposizione alla charity, basata sulla modifica di una determinata struttura di incentivi, volta a stimolare l’impegno dei beneficiari su diverse e date attività, in particolare l’istruzione universitaria e la ricerca scientifica.

“Why philantropy matters”, però, non intende analizzare internamente la filantropia, ovvero identificare con un approccio rigoroso le cause che spingono individui con grandi patrimoni a donarne una parte perché la collettività possa beneficiarne, bensì propone alcune ragioni per cui essa è di assoluta rilevanza per il capitalismo americano, sintetizzabili in due argomenti principali.

a)     La mobilità sociale degli Stati Uniti è fortemente basata sull’istruzione universitaria. Nel finanziare principalmente università e centri di ricerca, la filantropia favorisce la crescita economica e sociale dei ceti con redditi minori.

b)    Le donazioni di fatto implicano una redistribuzione volontaria della ricchezza che va a ridurne il trasferimento per eredità. Questa operazione implicherebbe un minore vantaggio dei figli di persone eccezionalmente benestanti nell’affrontare le sfide della vita.

Benchè il volume presenti una visione fin troppo semplicistica ed edulcorata della realtà, offre alcuni spunti di riflessione su ulteriori punti che meritano un maggiore approfondimento anche, e forse soprattutto, nella realtà italiana.

Innanzitutto, non sono ancora chiari i legami che intercorrono tra filantropia e capitale sociale, ovvero quell’insieme di relazioni cooperative ed altruistiche che tengono insieme le comunità e le fanno funzionare al meglio. Sappiamo, infatti, che l’altruismo generalizzato migliora l’efficienza dei sistemi economici, ma non sappiamo ancora in che misura le donazioni di pochi possano contribuire ad incrementare la dotazione di capitale sociale.

In seconda istanza, sarebbe necessario comprendere con maggior dettaglio i meccanismi che legano la filantropia allo sviluppo economico in generale ed allo sviluppo locale in particolare. Acs ipotizza che un sistema economico in cui la ricchezza iniziale non gioca un ruolo cruciale sia più efficiente e la filantropia, nel redistribuire la ricchezza, favorirebbe tale condizione. Questa ipotesi è certamente affascinante, ma priva di una necessaria evidenza empirica a sua conferma.

L’Italia è ancora agli albori dell’era della filantropia, certamente potrà e saprà imparare dal contesto americano, ma credo sia anche necessario intendere al meglio quale possa essere il ruolo, piccolo o grande che sia, che le grandi donazioni debbano avere in una più complessiva e ragionevole strategia di sviluppo. Ricerche ed analisi, non solo di carattere fiscale, si impongono onde meglio calibrare le politiche pubbliche del settore.

Post pubblicato anche su http://www.qdrmagazine.it


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA