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Lo sviluppo locale: questo sconosciuto dalla politica italiana

di Marco Percoco

Questi ultimi mesi sono stati singolari per la politica italiana. Da un lato, un governo che continua a tirare avanti senza sprazzi o idee degni di nota; dall’altro, invece, una forte concitazione, tanto a destra quanto a sinistra. In questo periodo è anche apparso ogni genere di proposta. Riforme costituzionali, legge elettorale, piano del lavoro, finanza pubblica, sono tra le tematiche che hanno stancamente occupato il dibattito pubblico.

Ancora una volta, però, il tema dello sviluppo locale ed urbano non è stato affrontato e non mi sembra circolino idee particolari sul tema. Questa mancanza rischia di essere un grave handicap per l’Italia degli anni 2014-2020 per diverse ragioni:

a) il locale assume una rilevanza quasi paradossale in un mondo globalizzato (le città, oggi più che mai, sono i luoghi dello sviluppo);

b) la cosiddetta politica di coesione dell’Unione Europea (i fondi strutturali) è primariamente dedicata allo sviluppo regionale, costituisce circa il 60% del budget complessivo della Commissione Europea e negli ultimi anni l’Italia non ha certo brillato in quanto a gestione;

c) la politica di coesione è anche ormai l’unica politica economica rimasta a favore del Mezzogiorno, ormai luogo dimenticato degli interventi nazionali;

d) nelle stanze del Ministero della Coesione Territoriale, un ministro schivo e capace come Trigilia sta discutendo il budget 2014-2020, peccato, però, che manchi un dibattito pubblico sui temi da affrontare.

Spesso in Italia si è discusso di sviluppo locale come fosse questione esclusiva del Mezzogiorno e, a dire il vero, gran parte delle regioni del Nord ha latitato da questo punto di vista. Oggi i nostri territori si trovano ad affrontare gravi problemi di crescenti divari sociali e di perdita di competitività. Perchè perdere il treno del 2014-2020 per pura ignavia?


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