Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Lucani, gente concreta, tra petrolio e rifugiati

di Marco Percoco

Per oltre un secolo si è creduto che il Mezzogiorno fosse una realtà indifferenziata, fatta di miseria, sottosviluppo e criminalità. Poi, quasi all’improvviso, negli anni ’90 del ‘900, si è scoperto che l’area era fortemente variegata al suo interno e che alcune regioni avevano tassi di crescita nettamente superiori alle altre. Tra queste, la Basilicata.

E’ pur vero che quelli erano gli anni dello stabilimento della FIAT a Melfi, così che non sappiamo quanto di quel repentino ed irto percorso di sviluppo fosse davvero dovuto a fenomeni locali ed endogeni. In quegli anni, però, vennero anche gettate le basi per un accordo con alcune compagnie petrolifere per lo sfruttamento degli idrocarburi presenti nel sottosuolo lucano. Il giacimento produce attualmente circa il 10% del fabbisogno nazionale, con la possibilità di arrivare oltre il 15%.

Cosa ne viene alla Basilicata da queste attività (che in gran parte ricadono in un parco naturale)?

Per molto tempo si è pensato che l’estrazione di idrocarburi potesse rappresentare essa stessa un’occasione per creare occupazione, salvo poi rendersi conto che è una tipica attività capital-intensive in cui il ruolo dell’uomo è davvero minimo, come ho mostrato qui.

Le royalties incamerate dalla Regione Basilicata ammontano in media a circa 100 milioni di euro all’anno nel passato più recente, per un totale che oggi dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo di euro su una quindicina d’anni. Che cosa si è fatto con questo fiume impetuoso di denaro, in una regione che conta poco più di 550.000 abitanti? Si è finanziata la sanità, oltre ad una serie incredibile di sprechi di cui pure si è occupata la Corte dei Conti.

I Lucani sono giustamente stanchi di una situazione in cui il loro ambiente e la loro salute sono minati senza ottenere beneficio alcuno, senza avere la possibilità di migliorare i propri standard di vita. E cosa fanno i politici locali, quelli che pure hanno gestito la situazione relativamente alle concessioni ed alla spesa dei ricavi da royalties? Discutono su come massimizzare il ritorno per aumentare il benessere della popolazione nel breve e nel lungo periodo?No. Discutono su come mitigare i danni ambientali? No. Discutono su come mitigare i danni sanitari? No. Oggi cercano trasversalmente di cavalcare il malcontento, a 15 anni da quelle che sono state le loro scelte e la loro gestione della faccenda!

L’ultimo, in ordine cronologico, è stato l’onorevole Folino, per decenni pontefice della politica lucana (quella stessa che per decenni “discute di politica”, ovvero, delle regole, del metodo, dei principi,  del merito, dei candidati, ma certamente non delle scelte di politica economica locale) e che ora ci ha reso edotti dell’impensabile, una rivelazione sensazionale! Pare che una multinazionale inglese del petrolio sia interessata ai giacimenti lucani ed avrebbe addirittura mosso l’ambasciatore per avere dei contatti con il Governo Renzi.

Beh, menomale…possiamo tirare un sospiro di sollievo!

Magari, all’inizio pensavamo a chissà quale “gomblotto” ed invece…ci troviamo solo di fronte all’ennesima, irritante, banalità. All’italiano medio in genere basta guardare un paio di puntate di SuperQuark del buon Piero Angela, per capire come va il mondo e come funziona, ahimè, il mercato del petrolio. Tendenzialmente, non è il benzinaio sotto casa a chiedere la concessione per estrarre idrocarburi; di solito è, ahimè, una multinazionale che interloquisce con i governi.

Insomma, anzichè capire come risollevare le sorti di una terra che continua ad essere provata anche da attività estrattive mal gestite (chiedere un “mea culpa”, sarebbe troppa grazia), ci ritroviamo di fronte ad una mirabolante ovvietà ed alla solita incapacità di proporre interventi seri e concreti a favore della gente. Quella stessa fantastica gente lucana che sta spiccando in Italia per la grande solidarietà che sta mostrando verso i rifugiati, come già messo in evidenza da Vita. Ed è meraviglioso sapere che alcuni paesini, ormai preda dell’abbandono, rinascono oggi per fare il Bene, per accogliere migranti e rifugiati, partiti come noi alla “ricerca della felicità” e per il “sogno di una cosa”.

I Lucani si stanno dimostrando gente concreta e sono sicuro che prima o poi la concretezza e magari il pudore culturale giungerà anche tra alcuni dei loro politici e amministratori.

Un’ultima nota. Sempre in qualche puntata di SuperQuark ci sarà capitato di sentire che il metodo di gestione delle colonie da parte del Governo di Sua Maestà è stato “divide et impera”, con conseguenze disastrose all’atto della decolonizzazione. Proviamo a pensare chi è oggi a garantire terreno fertile alle multinazionali di Sua Maestà…

Esiste, inoltre, abbondante evidenza empirica che mostra come lo sfruttamento di risorse naturali riduca sostanzialmente la qualità e la produttività dei politici (la maledizione politica delle risorse). Su questo, è necessario che i Lucani facciano valere la loro proverbiale concretezza.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA