Politica & Istituzioni

Tra legalità e illegalità i confini si fanno più confusi

di Riccardo Bonacina

A beneficio mio, e spero anche vostro, metto in fila qualche appunto preso ieri nel corso della Giornata per la trasparenza e la legalità promossa da Unioncamere che ha avuto il merito di una convocazione di forze economiche e sociali ampia e di qualità. Un alleanza per la trasparenza e la legalità (valori giustamente accoppiati perchè si tengono l’uno all’altro innanzitutto quando si parla di economia) che vede coinvolte le associazioni di commercianti, delle piccole imprese, dell’agricoltura, del sociale e che dall’appuntamento romano prendono il via per un Forum itinerante nei territori. Ebbenedei tanti interventi interessanti, due mi hanno colpito in particolare. Quello del procuratore antimafia Franco Roberti e quello di don Luigi Ciotti, presidente di Libera. La passione di don Luigi e l’analisi di Roberti hanno disegnato i contorni di una sfida che intuivo ma che solo 2 giorni fa non mi era così chiara.

Franco Roberti, ha ricordato un allarme che Giovanni Falcone lancio nel 1983, “Il sistema del credito” avvertiva Falcone, “è il nodo più attrattivo per il denaro della criminalità, ci occorrono strumenti che rendano possibili degli accertamenti per capire e per sapere”. Il procuratore antimafia, oggi, trent’anni dopo, rilancia “I mercati finanziari sono l’eden del riciclaggio. Si calcola che il sistema bancario ombra valga oggi nell’Ue, 25 trilioni di euro”. E avverte, nell’anno di grazia 2013, “Abbiamo ancora pochi strumenti, bisogna far di più, sia in Italia che in Europa. Pensiamo solo al cosiddetto Deep web, e agli sviluppi di software necessari per ingare il web sommerso, i suoi traffici, i milioni di trasazioni nascoste. Negli anni della stretta del credito i soldi della criminalità (ndr si calcola che gli utili della Mafia Spa ammontino a 100 mld annu) rischiano di essere l’unica sorgente di denaro fresco. Bisogna aumentare lo sforzo di tutti, e l’impegno di Unioncamere è prezioso perchè perchè l’illegalità si nutre di reati d’impresa.”

Anche il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, nell’apertura del Convegno aveva sottolineato come il Fondo monetario internazionale abbia calcolato nel 5% del Pil mondiale il valore delle attività di riciclaggio, e come per Baca d’Italia le mafie italiane muovono denaro sporco per almeno il 10% del nostro Pil. Numeri impressionanti che ci dicono, e questo è un dato che è necessario avere ben chiaro, che l’illegalità ha sempre più bisogno della legalità per ripulire i suoi profitti sporchi. I confini tra legalità e illegalità si fanno confusi nell’era della finanziarizzazione e della globalizazzione, se anni fa si diceva che “la buona economia scaccia la cattiva” oggi bisogna sapere anche che “la cattiva economia ha bisogno di quella buona”. L’illegalità vive nell’ombra della legalità, la usa, approfitta delle zone grigie, e per questo è necessario dotarsi di nuovi strumenti ed esercitare nuove responsabilità che necessariamente devono andare oltre la facile retorica della legalità esercitata per troppi anni, nonostante il tema, come dimostra l’allarme di Falcone, fosse evidente e da un po’.

Propio su questo si è incentrato il bellissimo intervento di don Luigi Ciotti che ha sottolineato comeconoscenza è reponsabilità” e perciò a invitato tutte le forze presenti a una nuova stagione di reponsabilità “insieme pur nelle specificità”. E don Ciotti ha provato a dettagliare i modi di questa nuova stagione di responsabiltà. La prima resposnabilità, ha detto “è quella di provare a restituire quello che le mafie hanno rubato alla collettività, restituire ciò che ci hanno sottratto: il territorio e i suoi frutti, i risparmi, gli immobili, in una parola la speranza”.

La Terra dei fuochi, la Sardegna, le imprese e gli immobili confiscati, l’azzardo, la cronaca certifica ogni giorno quanto e cosa ci è stato rubato, e certifica anche come il denaro sia capace di corrompere (imprenditori, agricoltori, cittadini). “Conoscenza è responsabilità”, ha ragione don Luigi, è l’ora del no excuse, è l’ora del noi. Preziosissima, a me è parsa la seconda indicazione contenuta nel suo intervento. “L’indignazione si cura con la dignità, con percorsi che ridanno dignità”, vero solo i percorsi capaci di ridarre dignità all’impresa, ai territori, alle nostre vite, curano davvero ciò che ci suscitò l’indignazione. Fermarsi all’indignazione non basta più, la criminalità usa persino la nostra indignazione così come i mercati finanziari

 


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