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Mondo di mezzo o Terzo settore? Il caso di Mafia Capitale

di Riccardo Bonacina

Sono passate quasi 48 ore da che sono scattati i 38 arresti dell’operazione del Ros dei carabinieri coordinata dalla procura di Roma che fa tremare la Capitale e assetti di potere che finora nessuno mai aveva osato violare e mi sarei aspettato qualche dichiarazione, qualche nota stampa delle rappresentanze del Terzo Settore capace di inaugurare una riflessione vera.

I carabinieri hanno dato all’operazione un nome assai significativo “Mondo di mezzo”, ahimé troppo simile all’espressione “Terra di mezzo” con cui spesso si connota il mondo del Terzo Settore. Speravo in qualche uscita pubblica perché è necessario spiegare pubblicamente che non si possono confondere le due cose. Ma per farlo bisogna prendere posizione, parlare o anche urlare. Per farlo non bisogna avere paura di fare pulizia, e magari non aver paura della misurazione degli impatti della propria azione sociale.

Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative ieri ha detto: «L’assistenza agli anziani, ai minori, ai disabili, alle persone svantaggiate non è un business ma un’azione di welfare insostituibile e di responsabilità sociale nei confronti della collettività che esprime quelle esigenze, quei bisogni di assistenza. Secondo il XX rapporto di Transparency International l’Italia è il paese più corrotto in Europa sullo stesso gradino di Romania, Grecia e Bulgaria. Non ci rassegniamo, dobbiamo reagire e risalire Chi fa impresa attraverso il malaffare e la corruzione e sottrae risorse alla collettività non è un imprenditore, né tanto meno un cooperatore, ma solo un criminale. Questi presunti imprenditori – conclude Gardini – non li vogliamo, non li rappresentiamo, li combattiamo».

E In un comunicato congiunto Legacoopsociali nazionale e Legacoopsociali Lazio, che hanno sospeso tutti gli operatori coinvolti nell’inchiesta, innanzitutto Salvatore Buzzi, presidente della 29 giugno, ma anche Carlo Maria Guarany, Alessandra Garrone, Paolo Di Ninno e Franco Cancelli, di cooperative collegate alla 29 giugno aderente a Legacoop sociali, nel mirino degli inquirenti, hanno espresso «sdegno e sgomento dei cooperatori sociali per quanto va emergendo a Roma”. “I fatti che gli organi di informazione stanno riportando sono di gravità intollerabile – dichiarano Paola Menetti, Presidente di Legacoopsociali nazionale e Pino Bongiorno, Presidente di Legacoopsociali Lazio – Riaffermiamo la distanza della cooperazione, dell’idea cooperativa, dell’esperienza della cooperazione sociale da tutto questo cumulo d’illegalità».

Bene, ma queste sono reazione dovute (la sospensione e il ribadire che la cooperazione non è Buzzi, e ci mancherebbe!), bisogna andar oltre, bisogna certo prendere le distanze, ma credo occorra una più profonda discussione e autocritica.

Non più tardi di una decina di giorni fa l’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Milano che ha portato anche all’arresto dello ‘ndranghestista di Cermenate (Como) che, secondo la Procura, faceva il volontario doc alla Croce Rossa, troviamo scritto:”(…) Le inchieste insegnano che le cosche comprano società di calcio, ristoranti, bar, aprono circoli, stanno in pubblico, investono nel terzo settore, si mischiano, seducono, conquistano, dispensano sorrisi e consigli, aiutano come e quando possibile. Melangiana frequentava l’oratorio e potrebbe esser stato decisivo nel sostenere il bilancio in difficoltà di una squadra di basket”.

Ora, i magistrati saranno “esagerati” (ed io lo penso),  vero anche che gli arresti ancora non dimostrano con certezza la colpevolezza, però bisognerà smetterla di far finta di nulla e bisognerà pur dire che il Terzo settore italiano ha un enorme problema di trasparenza e di pulizia. Bisognerà smetterla di chiedere soldi e bisognerà cominciare ad interrogarsi su come vengono utilizzati quelli che già si hanno. Bisoignerà presto impegnarsi per distinguere il grano dal loglio.

Nell’inchiesta romana, poi, uno dei personaggi chiave, forse il personaggio chiave del sistema mafioso di corruzione e potere che ha spolpato Roma in questi anni, è, infatti, un uomo della cooperazione, Salvatore Buzzi che al telefono si vantava così “Io pago tutti, partiti, politici, giornali…”. Se Carminati è il boss del “mondo di sotto”, Buzzi è il re del “mondo di mezzo”, quello che dialoga con i colletti bianchi e il mondo legale mentre ingaggia mano d’opera, armi e violenza dal “mondo di sotto”, quello criminale. Buzzi è, molto più di Carminati, la faccia nuova dell’inchiesta. È la cerniera tra legalità e illegalità. Con la sapienza di chi è stato dall’altra parte (in carcere) ma ha imparato a parlare con l’altra (la politica). È lui lo stratega di Mafia Capitale, il primo a capire che il vero business “è il sociale, le cooperative, perchè i soldi arrivano, i fondi per le emergenze passano tutte da lì”, scrive il Gip nell’ordinanza di arresto.

Gli investigatori del Ros fotografano così l’impero di Buzzi al 31 dicembre 2013, un anno fa. Un gruppo da 1200 dipendenti e un fatturato– si legge nell’ordinanza – di indiscutibile potenza economica, evidenziata dai 60.000.000 di euro di fatturato consolidato”. Al centro di tutti c’è Il Gruppo 29 Giugno Onlus nato nel 1985 (Buzzi viene scarcerato nel 1991) che controlla direttamente tredici cooperative: Consorzio sociale Coin, Sarim Immobiliare, Eriches 29 consorzio di cooperative sociali, Tolfa care, Consorzio raccolta differenziata Roma scarl, Consorzio Raccolta differenziata Roma due, Consorzio Raccolta Differenziata tre, Consorzio Prassi (in liquidazione); Si.Al service, Consorzio Città dell’Altra economia, 29 Energy Green srl. Tutte società nate a Roma dagli anni novanta in poi, controllate da Buzzi a cui nel 2011 si aggiunge, vero fiore all’occhiello, il Consorzio Nazionale Servizi Società Cooperativa che questa volta ha sede a Bologna. Per Buzzi quello è stato il momento in cui il suo mondo di mezzo ha preso cittadinanza piena nel mondo di sopra. Bologna è la capitale politica e finanziaria delle cooperative.

Mondo di mezzo o Terzo settore? Bisogna scegliere amici miei e parlar chiaro.

Solo pochi giorni fa (venerdì 28 novembre), impressiona oggi ricordarlo, l’amministratore delegato di Banca Prossima, banca del Gruppo Banca Intesa San Paolo dedicata al Terzo settore, Marco Morganti, dal palco dell’Auditorium Santa Cecilia di Roma alla, peraltro bellissima e interessante Convetion CGM, mostrava tre fogli dicendo di essere emozionato dalla mobilitazione di 330 cittadini romani che avevano deciso di utilizzare la piattaforma Terzo Valore per prestare soldi (900mila euro LetteraperTerzoValore) alla Cooperativa 29 giugno il cui presidente è Salvatore Buzzi, prestiti garantiti dalla Banca. Ecco, mi chiedo come è possibile che nessuno si sia fatta una domanda guardando un fatturato che esploso in maniera abnorme negli ultimi 3 anni. Che criteri di valutazione sono stati usati? E come è possibile che gli organi di vigilanza delle cooperative non si siamo accorti di nulla?

Caro Terzo settore vogliamo aprire una vera discussione?


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