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Politica & Istituzioni

Referendum: che succederà domani?

di Riccardo Bonacina

Domani, dopo sei mesi di campagna elettorale, toccherà a noi rispondere con un Sì o con No alla domanda posta dal Referendum Costituzionale: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?». Facciomolo con serenità, con un sorriso, e facciamolo con la testa e non la pancia, che serve ad altro.

Non sono d'accordo con chi, come Mario Calabresi, scrive o dice che dopo dovremo “riunire un Paese avvelenato” , con chi dice e scrive che siamo di fronte a un “Paese dilaniato” ed altre considerazioni allarmistiche ed esagerate. Sono stati mesi di dibattiti, di confronti, di discussioni, magari aspre (soprattutto nei talk show televisivi che non rappresentano più la realtà), ma che ci hanno fatto conoscere di più la nostra Costituzione. Abbiamo discusso della Costituzione e non delle beghe partitiche o di altre facezie. Evviva, non succedeva da un pezzo. Certo, poi ci divide: c'è chi dice sì e chi dice no. Ma chi vota diversamente da noi non è un nemico, personalmente ho amici che stimo che esprimeranno un voto diverso dal mio (qui le ragioni del mio voto per il Sì), ma lunedì ci abbracceremo e lavoreremo insieme come ogni altro santo giorno. Per me sono amici che sbagliano, così io per loro, ma la vita è più larga della diversità di opinioni. Le battutacce, parolacce, esagerazioni varie sono bagaglio della politica e di alcuni suoi esponenti (da De Luca a Grillo, da Salvini a Berlusconi, ect), la realtà è un altra cosa.

I sondaggi, che come sappiamo sono scienza imprefetta e non hanno per statuto capacità divinatorie, davano il No di gran lunga in vantaggio e a poche ore dal voto lo è ancora in misura decisa, ma non c'è dubbio, come ha sottolieato Matteo Renzi, che il sì sia in rimonta e a qualche barlume di speranza in più di 15 giorni fa. Si calcola che ci sarà un affluenza quasi al 60%, circa 29 milioni di votanti (escludendo i voti esteri che dovrebbero aggirarsi sul 1,2 nilioni) e la quota di votanti indecisi sia, a poco più di 24 ore dal voto ancora altissima, circa il 20% dei votanti, il doppio rispetto alle normali elezioni. È evidente, quindi, che a determinare se la rimonta potrà avere successo o meno sarà la direzione in cui andranno i voti di questi 6 milioni di elettori che decideranno nelle ultime ore prima del voto o addirittura in cabina elettorale. Al momento della lettura della scheda di fronte a cui è davvero difficile per una persona non turbata o in preda ad una irrazionale rabbia, dire No. Se la rimonta dovesse realizzarsi si tratterà non solo di una sorpresa politica: Renzi contro tutti i partiti e metà del suo. Ma anche di una sorpresa dal punto di vista di una lettura psicologica giacché è molto più facile dire no, per rabbia, per egoismo, per indignazione e il voto è uno dei momenti in cui tutto questo si può esprimere. Più difficile dire Sì, il sì implica sempre un credito sul futuro, un investimento di speranza, una coscienza non solo del proprio particolare interesse. In sintesi, il No, oggi resta favorito, ma il Sì è in gran recupero e una speranza, sia pur piccola, ce l'ha.

Domani notte sapremo. Di certo se vincerà il No, settimana prossima, dopo le giuste dimissioni di Renzi che prenderà atto della sconfitta sull'obiettivo prioritario del suo Governo (che ha fatto molto altro ma che è stato insediato proprio per prtare a termine le Riforme e la Riforma istituzionale), ci ritroveremo ad assistere alle solite cose dei Palazzi romani: mandati esplorativi, incarichi, doppie votazioni di fiducia, manovre politiche più o meno trasparenti. Insomma auguri, il sole sorgerà anche luned' mattina, ma le fibrillazioni politico ed economiche saranno un'ovvietà assoluta. Se vincerà il SI Renzi terminerà la legislatura con un mandato forte sia in Italia che in Europa. Oppure, come gli abbiamo consigliato, rimetterà ugualmente il mandato nelle mani del Presidente Mattarella considerando cocluso il mandato di questo Governo, e andrà a velocissime elezioni.


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