Politica & Istituzioni

L’oscena strategia della tensione del ministro Salvini

di Riccardo Bonacina

Prima la campagna contro le Ong e le loro 12 barche cancellate dal Mediterraneo. Poi, lo smantellamento dell’esperienza di Riace. L’irruzione di polizia alla chiesa di Don Biancalani a Pistoia. La criminalizzazione dei comuni che fanno lavorare i migranti in progetti sociali come stabilisce la mozione approvata in Regione Lombardia. L’abolizione da parte del nuovo governo del progetto Integr-Azione che prevedeva l’inserimento di 192 tra richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale tra le fila dei ragazzi in Servizio civile. Una ottima occasione per integrare giovani arrivati in Italia come richiedenti asilo e desiderosi di vivere nel nostro Paese facendo qualcosa di utile per le nostre comunità prevista nel bando 2017. Oggi lo sgombero di Baobab Experience a Roma, salutato con il solito becero tweet da Matteo Salvini

È in corso lo smantellamento di qualsiasi forma di protezione e accoglienza. Di qualsiasi ipotesi di cura. Qualsiasi forma di integrazione e accoglienza viene criminalizzata, o almeno azzerata. C'è una strategia dietro tutto questo e si chiama strategia della tensione sull’immigrazione. Un dividendo da incassare alle prossime elezioni. Al governo giallo-verde, se si esclude la sempre più patetica foglia di Fico (presidente della Camera), interessa solo mantenere alta tensione comunicativa sull'immigrazione, non cercare di risolvere i problemi e tentare di governare il fenomeno dell'immigrazione attraverso risposte positive e nel rispetto della dignità delle persone.

Una strategia della tensione che non concede pause all’opinione pubblica, dopo i casi “Aquarius” e (due volte) “Diciotti”, dopo l’estate lunga del razzismo dilagante, i recenti controlli di polizia persino su cittadini che si recavano a pacifice manifestazioni lo scorso week end, le intemerate continue sui social network tengono alta la temperatura. Come alimentare, dunque, sapientemente tutto questo? A colpi di annunci via tweet, a colpi di ruspe e, ahimé, ora anche di circolari e decreti.

Come il nuovo capitolato per la gestione dei Centri di accoglienza firmato dal prefetto Gerarda Pantalone, capo del Dipartimento Libertà civili e immigrazione (qui l’analisi del documento):

La filosofia del provvedimento, a parte il risparmio della spesa a carico del contribuente, è quella di non utilizzare denaro pubblico per integrare nel tessuto sociale immigrati che non resteranno in Italia (o se resteranno diventeranno insivisibili) visto che la maggior parte dei richiedenti asilo non ottiene poi lo status di rifugiato. Dove sono tagliati i 35 euro al giorno per l’accoglienza dei richiedenti asilo? Eliminando i servizi per l’integrazione e l’inclusione sul territorio dei migranti. Per loro solo vitto, alloggio e assistenza sanitaria. Niente scuola di italiano, niente iniziative di vita sociale, niente attività di volontariato, niente avviamento o formazione al lavoro.

Verrà spenta anche l’esperienza degli Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, 877 progetti attivi in tutta Italia, da Acireale in Sicilia a Vogogna in Piemonte, con 35.881 beneficiari in oltre 1.200 Comuni coinvolti. Sono storie edificanti di comunità che si sono spontaneamente candidate per fare accoglienza diffusa ed efficiente. La filosofia di queste strutture (che funzionano) è chiara: micro-accoglienza dei migranti in piccoli appartamenti, gestione dei percorsi di integrazione attraverso lo studio e la lingua.

Ecco, a differenza di quanto promesso dal ministro dell’Interno: "Chi vedeva l'immigrazione come un mangiatoia da oggi è a dieta. Mafia, 'ndrangheta, pseudocoop non troveranno piu' conveniente interessarsi dei migranti e a lavorare nel mondo dell'accoglienza rimarranno i veri volontari"; il risultato sarà che verranno favoriti i gestori di grandi centri con pochi servizi aprendo ancor di più le porte al malaffare e al business. E ovviamente alle tensioni sociali. Che la campagna elettorale e la guerra tra i poveri, continui!


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