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Politica & Istituzioni

Caro Fassina, è lei a dover chiedere scusa

di Riccardo Bonacina

Giustamente Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanza attiva si era inalberato: “La destinazione non è loro, è della società civile: è una legge di iniziativa popolare che non deve essere stravolta. La gente muore, ci sono centinaia di interlocutori che hanno lavorato per dare risposte e risorse alla continua richiesta di assistenza domiciliare e gli ultimi arrivati vogliono mandare tutto in fumo! Non è tollerabile”. Era successo che all’ultimo, con un blitz notturno, è stata cancellata d’un colpo la mobilitazione attorno alla proposta di recupere risorse per l'assistenza domiciliare tassando il tabacco riscaldato appoggiata da un centinaio di realtà sociali, da decine di parlamentari e dallo stesso Ministero della salute e diventata poi un emendamento alla Legge di Bilancio.

Un atto di civiltà, una bella pagina di una politica sempre più incapace di offricene, ma vallo a spiegare a Stefano Fassina (Leu), relatore di maggioranza della Legge di Bilancio. Lui alle proteste della società civile si adombra e risponde così in un’intervista a Vita.it: “Il segretario Gaudioso dovrebbe scusarsi, non con i relatori, ma con tutti i colleghi e le colleghe, sia di maggioranza che di opposizione, della Commissione…”.

Eppure caro Fassina credo sia proprio lei a dover chiedere scusa. Non solo il favore il niet ai fondi dell’assistenza domiciliare ma anche il rifiuto all’emendamento che proponeva un Fondo Covid ad incremento degli esigui stanziamenti per la cooperazione con i paesi in sviluppo, in particolare in Africa. Tale proposta è stata fatta propria da molti parlamentari e dalla stessa Commissione Esteri della Camera. È suonato quindi strano, oltre che sorprendente, il parere contrario del relatore Stefano Fassina.

Così come incomprensibile è stato il taglio dell’impegno a rendere stabile l’ingresso nel servizio civile, ogni anno, di almeno 50mila giovani con una dotazione del Fondo non inferiore ai 300 milioni di euro annui, impegno contenuto in un emendamento a firma di deputati di tutti i gruppi parlamentari.

Fassina chieda scusa, non scappi col broncio. Rileggendo quanto è emerso dalla Commissione bilancio c’è davvero da piangere. La Legge di Bilancio è diventata, sotto la regia del relatore di maggioranza una vera e propria mangiatoia bipartisan. Spulciando tra le oltre 300 pagine si vede come la maggioranza ha portato a casa una lunga serie di microbonus come i quattro milioni per le celebrazioni degli 800 anni dei presepi, dieci milioni per il sostegno alla filiera dei suini (bipartisan) passando per due milioni per le cargo bike (M5S) e i finanziamenti all’unione cechi e quella sordi. Ma anche l’opposizione, questa volta, ha ottenuto discreti successi. Il leader del centrodestra Matteo Salvini ha festeggiato “i 10 miliardi ottenuti”, come “i tre miliardi” per la decontribuzione a favore di partite Iva e autonomi firmata Garavaglia (e sostenuta da tutti i gruppi), il taglio dell’Iva sul cibo di asporto, l’aumento del bonus mobili tra diecimila a sedicimila euro.

Si va dalle misure di favore per l’oleoturismo: chi organizza visite e degustazioni nei luoghi di produzione dell’olio di oliva godrà di un regime agevolato al Bonus idrico per “interventi di sostituzione di vasi sanitari in ceramica con nuovi apparecchi a scarico ridotto e di apparecchi di rubinetteria sanitaria” (art. 12 bis); dall’istituzione di nuovi Fondi: “fondo per il sostegno del settore dei festival, dei cori e bande musicali e della musica jazz” (art. 18 bis), al “fondo sperimentale per la formazione turistica esperienziale” (art. 33), dal “fondo tutela vista” al fine di garantire la tutela della salute della vista (art. 77 bis) all’attivazione di corsi di master di secondo livello in medicina clinica termale (art. 90 bis);. E se volete continuare un bell’elenco lo ha fatto Marco Dotti qui.

Ma non è finita, la sorpresona è alla voce “Esigenze Parlamento”, inizialmente, il tesoretto era di 800 milioni di euro per il 2021 e 400 milioni l’anno dal 2022. Cifre già notevoli, visto che valgono la metà dell’intero costo annuale delle due Camere. Poi, però, qualcuno deve aver avuto un ripensamento: nel testo bollinato dalla Ragioneria, infatti, l’appannaggio dal 2022 è lievitato a 500 milioni annui. Per fare un paragone, la tanto sbandierata riforma del taglio dei parlamentari porterà a un risparmio di 82 milioni di euro l’anno. Una presa per i fondelli no?


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