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Politica & Istituzioni

Non chiamateli “Corridoi umanitari”

di Riccardo Bonacina

I russi che ormai hanno quasi completamente circondato Severodonetsk, ieri offrivano un «corridoio umanitario» per i civili. Corridoio umanitario tra virgolette, come scrivono gli inviati più accorti, anche se davvero non bisognerebbe neppure chiamarli così. Il prezzo da pagare è infatti lo stesso che prevaleva a Mariupol sino allo scorso 20 maggio: accettare di essere trasferiti nelle zone controllate delle milizie filorusse del Donbass passando da “campi di filtraggio” di cui si sa ancora poco. Oggi il campo per gli sfollati dovrebbe essere a Svatovo, una sessantina di chilometri più a nord-est, nel Lugansk separatista.

«La Russia farà di tutto per sostenere i bambini orfani del Donbass». Prendendo a modello la più stantia propaganda sovietica (affermando anche di non escludere la possibilità di reintrodurre il titolo onorario di «Madre eroica» che in epoca sovietica veniva attribuito alla madri che partorivano o crescevano molti figli), Vladimir Putin prova a rivestire con una patina di umanità quello che ormai è l’ennesimo dramma provocato dall’invasione dell’Ucraina: la deportazione di decine e decine di migliaia di minori ucraini rimasti orfani a causa della guerra oppure strappati alle famiglie e trasferiti nel territorio nemico per essere adottati da famiglie russe. Pratica che sarebbe facilitata anche dalla semplificazione delle procedure di concessione della cittadinanza russa, in particolare per gli orfani. Il rischio di adozioni illegali di chi ha perso i propri genitori è uno dei principali timori denunciati ieri dalla viceministra dell’Interno di Kiev Kateryna Pavlichenko, secondo la quale sarebbero almeno 234 mila i bambini deportati dall’inizio della guerra.

Come nota In un’intervista a Le Monde, lo storico americano Timothy Snyder professore alla Yale University (Connecticut) e ricercatore presso l’Istituto di Scienze Umane di Vienna: «Nel XXI secolo, l’Ucraina continua a essere oggetto della stessa morbosa brama russa e la sua sicurezza è il tassello mancante della pace e della stabilità in Europa. Nel 1932 e 1933, l’Urss ha deliberatamente affamato gran parte della popolazione sotto il suo controllo, con oltre 5 milioni di morti, soprattutto in Ucraina. Stalin usò la carestia come arma per sottomettere la popolazione. Per Hitler questa carestia rappresentava un interessante precedente, in quanto voleva utilizzare la stessa strategia per assicurarsi il dominio del Paese e dei suoi abitanti. Non sorprende che Mosca stia nuovamente usando il cibo come arma di guerra, imponendo un blocco sul Mar Nero che impedisce l’esportazione del grano prodotto in Ucraina. La Russia sta minacciando di fame decine di milioni di persone in tutto il mondo. L’altra pratica genocida dei russi è la deportazione. Secondo Mosca, quasi 1,3 milioni di ucraini sono stati portati in Russia. Molti sono morti lì. Tra i deportati c’è un numero molto elevato di donne in età fertile e di bambini. L’intenzione è ovviamente quella di «russificare» la nuova generazione. Più di 230 mila minatori ucraini sono stati portati via. Alla fine di maggio, Putin ha firmato un decreto per facilitare l’adozione degli orfani ucraini, deportati dopo l’uccisione dei loro genitori. Tale politica è specificamente in linea con quanto condannato dall’articolo II, sezione E, della Convenzione Onu sul genocidio: «il trasferimento forzato di bambini da un gruppo a un altro gruppo». Il genocidio riguarda l’uccisione, ma anche l’assimilazione forzata. La Russia non si nasconde. L’insistenza di Putin nel rendere pubblici i suoi crimini ci mette di fronte alle nostre responsabilità: lasceremo che accada, presteremo attenzione a ciò che sta accadendo?».

Ecco non chiamiamoli più Corridoi umanitari, quelli sono organizzati da Croce Rossa internazionale e agenzie sovranazionali, e sono esattamente i Corridoi che le forze russe hanno impedito di fare nell’80% dei casi sparando persino sulle persone.


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