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L’Italia non è un Paese per volontari

di Elena Zanella

Questo, almeno, è quanto sembra emergere in chiusura all’ultima tappa di #nonsonoangeli, l’evento itinerante promosso da Nino Santomartino e Marco Binotto che sabato 26 settembre è approdato nella bella città di Verona, grazie all’organizzazione di Daniela Motti, collega fundraiser nota sul web e al fianco del CSV Centro di Servizio per il Volontariato della città.

A lanciare la provocazione, Johnny Dotti, imprenditore sociale che non ha bisogno di presentazioni.

Nell’incedere del discorso su che vi sia o meno una nuova cultura del volontariato in Italia, Dotti esprime molto chiaramente il suo pensiero e lo fa usando parole molto semplici e dirette:

C’è un buco nero nel pensiero condiviso sul volontariato ed è questo: mancano i giovani. Siamo un Paese di volontari over55 in cui i vecchi si prenderanno cura dei vecchi. La rete in tutto questo non può essere sufficiente e non può aiutarci ad uscire da questo stadio perché, ora come ora, non abbiamo niente da dire. E’ questa la verità: i giovani non fanno volontariato perché non abbiamo niente da dire. Un volontariato che non ha nulla da dire è meglio che non comunichi. Il problema di fondo è che ci manca la visione. Viviamo una crisi di identità.

E’ così?

Da operatore non volontaria e a partire dal mio osservatorio, mi sono fatta un’idea forse abbastanza banale: il volontario è di certo cambiato dal passato. E’ sicuramente più colto, più preparato, più impegnato. Per questo motivo, ha bisogno di stimoli diversi e di opportunità. Necessita di un’offerta che sia appetibile e organizzata perché non si accontenta. Il suo tempo è prezioso e lo vuole spendere bene per avere un ritorno gratificatorio di livello.

Così, ancor prima del volontario dovrebbero essere le organizzazioni a costruire proposte di valore che abbiano un senso compiuto. Che siano stimolanti. Che siano performanti. Occupare il tempo in attività non ben definite non è un’attività attraente, seppur a fin di bene. O, per lo meno, sembra non esserlo più.

L’identità e la chiarezza dei fini, qui, hanno un peso non indiffernte. Lavorarci, credo sia il primo passo.

 


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