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Cooperazione & Relazioni internazionali

Allende: ci vorranno mesi prima della soluzione del mistero. Fu suicidio od omicidio?

di Paolo Manzo

Il Cile si prepara a riscrivere una delle più importanti pagine della sua storia. Ieri, nel “Cementerio general” della capitale Santiago, sono state infatti riesumate le spoglie dell’ex presidente Salvador Allende. Salito al potere nel 1970, primo presidente socialista del Cile, morì l’11 settembre del 1973, il giorno del golpe del generale Augusto Pinochet Ugarte con gli aerei delle forze armate che bombardavano la Moneda, il palazzo presidenziale dove Allende si era asserragliato. La sua morte fu subito catalogata come semplice “suicidio”. Tesi avallata all’epoca anche dal suo medico personale, Patricio Guijon, e dai suoi familiari. 38 anni dopo la storia sembra voler ritornare sui suoi passi. La magistratura cilena ha infatti aperto un’inchiesta sulle ultime tragiche ore di Allende, per il quale si sospetta in realtà l’omicidio, e per altri 725 casi di violazioni di diritti umani mai sottoposti prima d’ora a verifica. L’esumazione, avvenuta alla presenza di sette esperti nazionali e cinque stranieri farà dunque chiarezza su quanto realmente accadde quel tragico 11 settembre: fu suicidio o piuttosto il presidente Allende per usare un’espressione ambigua, tipica dell’epoca, “fu suicidato”? Ai tempi infatti non furono ritrovate né armi né pallottole e il regime di Pinochet impedì alla famiglia di avvicinarsi al cadavere. Nessuna inchiesta fu aperta sulla sua morte se non nel gennaio di quest’anno con “il processo che ristabilirà finalmente la verità”, ha dichiarato la figlia del presidente Isabel Allende (da non confondersi con la famosa scrittrice ndr). Una verità invocata per anni da numerosi esponenti politici di sinistra in virtù anche di alcuni referti medici che riportavano la presenza nel cadavere di due pallottole, versione poco compatibile con il suicidio. Secondo la versione ufficiale Allende si sarebbe tolto la vita con un fucile AK47 regalatogli dall’amico Fidel Castro. Versione questa ancora ritenuta credibile dalla sua famiglia che non si è però opposta all’esumazione ma che ha fatto sapere per bocca della figlia Isabel che “il presidente Allende prese la decisione di morire come un atto di coerenza politica a difesa del mandato assegnatogli dal popolo”. L’esumazione si è svolta tra la commozione. Presenti le figlie del presidente, Isabel e Carmen Paz, con in mano rose rosse, e i leader del partito Socialista Osvaldo Andrade, del partito Comunista Jorge Teiller, e della Democrazia Cristiana cilena Carolina Tohá, oltre all’ex candidato presidenziale ed ex ministro di Allende, Jorge Arrate e al giudice Mario Carroza che segue l’inchiesta. Il feretro è stato estratto dal mausoleo avvolto nella bandiera cilena, al grido di “Viva Allende”. I resti sono stati poi portati presso la sede del Servizio medico legale della capitale. Gli esperti hanno precisato di non sapere ancora quando potranno rendere noti i risultati dell’autopsia, molto probabilmente non prima della fine di quest’anno. Alcuni frammenti di ossa verranno, infatti, inviati in un laboratorio specializzato a Innsbruck in Austria per un’analisi incrociata del Dna. È la seconda volta che le spoglie di Allende vengono riesumate. La prima fu nel 1990 quando in Cile si concluse l’era di Pinochet e Arturo Jirón, uno dei medici che gli furono vicino poco prima della sua morte, riconobbe quei resti come quelli dell’ex presidente.


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