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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il 2022 sarà l’anno dei migranti

di Paolo Manzo

Il 2021 è stato l’anno dei migranti ed il 2022 lo sarà ancor di più.

Per rendersene conto basta guardare la mappa che vi allego e che descrive la diaspora dei migranti latinoamericani: deve fare riflettere in questo ultimo giorno del 2021.

E allora vengono alla mente le tante Lampedusa latinoamericane.

La città brasiliana di Boa Vista, che nello stato "nordestino" della Roraima, accoglie come meglio può decine e decine di migliaia di migranti, in fuga dalla miseria di uno stato fallito come il Venezuela. Volti giovani, perché i vecchi restano a casa non potendo affrontare viaggi lunghi e sfiancanti. Qui a dare una mano c’è anche Avsi, l'ong del nostro comitato editoriale che con l’Istituto Migrazioni e Diritti Umani (IMDH)/Suore Scalabriniane tanto aiuto dà a questa gente. Ne ho scritto ad ottobre e vale la pena rileggere quel pezzo, in questo ultimo giorno del 2021.

Poi c’è la giungla di Darién, nella Colombia settentrionale, attraverso la quale più di 121mila migranti sono entrati a Panama da gennaio a ottobre di quest’anno che finisce, il maggiore flusso migratorio che il paese centroamericano abbia mai registrato nella sua storia. La regione è inospitale ed è usata da paramilitari e narcotrafficanti, così come da bande che abbandonano, derubano ed abusano sessualmente le migliaia di migranti che tentano di attraversare una distanza di circa 50 km all'interno della foresta vergine che separa le città di Acandí, in Colombia, e Bajo Chiquito, a Panama. Nel 2020, l'Unicef aveva riferito che più di 20.000 bambini e 3.000 donne incinte avevano attraversato il Darién. Nel 2021 sono stati sicuramente di più ma i dati non ci sono ancora e attualmente, il 65% di chi sogna di arrivare negli Stati Uniti, sono haitiani, che fuggono dalla grave crisi politica ed economica del loro paese. Il resto sono cubani, venezuelani, ma anche molti asiatici ed africani.

Come dimenticare poi Del Rio, la cittadina del Texas dove per settimane sono rimasti accampati sotto un ponte di confine 15mila disperati, quasi tutti haitiani, rimandati indietro a Port-au-Prince dall’amministrazione Biden contro la loro volontà? Una vicenda vergognosa, per gli Stati Uniti, e straziante per chi possiede ancora un briciolo di umanità.

Come non citare la città di Tapachula, in Chiapas, al confine con il Guatemala, dove sono 40mila i centroamericani e haitiani secondo una stima di Medici Senza Frontiere ad essere bloccati, quasi come fossero in un carcere?

No, la lista delle Lampedusa latinoamericane è infinita ed il flusso da sud a nord, figlio della disperazione del tempo in cui viviamo, è incontenibile.

Di recente si è scoperto che i massicci flussi verso gli Usa che passano dal Chiapas sono gestiti non più dai cartelli narcos messicani ma da reti criminali transnazionali che si sono specializzate nel traffico umano e che hanno tentacoli anche in Europa, visto che in tantissimi arrivano da Africa e Medio oriente passando proprio per l'Europa. Un business che da solo vale tra i 3 ed i 5 miliardi di dollari l'anno. Le richieste di asilo dei migranti bloccati in Messico dalla nuova regolamentazione migratoria di Biden sono triplicati nel 2021 rispetto al 2020.

Il caso diventato ormai simbolo è la tragedia del 9 dicembre scorso in Chiapas, dove 56 migranti sono morti quando un camion in cui viaggiavano ammassati si è ribaltato. Anche questo è stato il 2021 per i migranti.


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