Media, Arte, Cultura

EXIT: vie d’uscita verso nuovi modelli di sviluppo

di Luigi Maruzzi

La mostra EXIT della fotografa Marcella Milani (a Pavia fino al 10/11/2019) apre un'importante finestra sul recente passato di un pezzo di Lombardia ricca di risorse ambientali e culturali, impegnato nella sfida di riprendere in mano il proprio destino (*).

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Credetemi, non è colpa mia se scrivo poco, e se uno di quei pochi 'post' che pubblico è riservato alla mostra di Marcella Milani che, con cadenza quasi annuale, fa la sua comparsa (attesissima!) al Broletto di Pavia. Il fatto è che la fotografa pavese, ben nota anche ai lettori del Corriere della Sera, continua a dimostrare coraggio nel proporre tematiche di bruciante attualità. Sin da quando ci investirono gli scatti di URBEX nel 2016, abbiamo imparato molte cose sulla fotografia della Milani. Ad esempio, che la sua non è semplicemente una forma di denuncia sociale e neppure può essere ridotta ad un'interessante esplorazione dei siti e dei reperti. La sua nuova mostra (—> LINK) sarà a disposizione del pubblico fino al 10 novembre. Questa volta ci restituisce uno straordinario reportage sugli alberghi dismessi, tracce evidenti di un progressivo abbandono delle iniziative economiche nell'area provinciale più attiva sul fronte turistico.

Se attingo all'anfora delle immagini che conservo gelosamente, anch'io posso partecipare alle emozioni di quella moltitudine che ha conosciuto i fasti di un tempo più fortunato per la collina pavese. Penso a Salice, e alle sue terme, a come si presentavano negli anni ottanta, una realtà ancora molto florida, un'ospitalità ricca di proposte. Ma basta avvicinarsi di appena 10 anni, che l' impressione non è più così positiva. Ricordo il periodo in cui dovevo accompagnare due persone allo stabilimento termale, quelle ore durante le quali rimanevo senza far niente in attesa che terminassero i trattamenti. Girovagando per le strade del paese, mi accorgevo che qualcosa stava cambiando. Il contrario di ciò che provai in uno dei miei viaggi in Puglia, che mi offrì l'occasione di visitare le terme di Margherita di Savoia. Non più tardi di qualche mese fa ne parlai con una persona importante di Milano. Gli descrissi il percorso che va da Manfredonia a Margherita elogiando la bellezza degli elegantissimi uccelli che 'abitano' vicino le saline (—> LINK). Ma feci un errore nel confondere i fenicotteri con un'altra specie, che per fortuna portò il mio interlocutore a ripescare dalla sua memoria una visita in terra ferrarese, durante la quale trovò stupefacente l'ampiezza d'ali che il Creatore ha donato a quel fantastico volatile che è l'airone.

EXIT è il terzo capitolo di una narrazione che non concede spazio all'occhio nostalgico, ma propone al pubblico un importante interrogativo: dopo aver recuperato coscienza sul passato, che cosa si può fare per rimpiazzare quei modelli di sviluppo che abbiamo ormai confinato al "bianco e nero"? E non mi riferisco alle tecnicalità della ripresa fotografica. Anzi, proprio per EXIT la Milani riabilita l'uso del colore con risultati che possono competere con le nature morte dell'arte pittorica più celebrata. Insomma, quello che la Milani sembra volerci dire è che non tutte le 'dismissioni' possono essere evitate; pensiamo alle industrie, agli alberghi ed alle miriadi di cambiamenti che hanno toccato questi settori. Anzi, talvolta è auspicabile che avvengano, come nel caso dei manicomi ritratti nella mostra MENTE CAPTUS del 2017. Si tratta di fenomeni di fronte ai quali non possiamo perderci nell'incantesimo di una visione speculativa che – con l'avvicendamento delle generazioni – rischia di trasformarsi in sistematica incuria ai danni del loro futuro.

Occorre sicuramente un progetto ….. , ma quale (?) e come realizzarlo? Sotto questo punto di vista, vale forse la pena di richiamare le interessanti esperienze avviate a partire dal 2017 sotto il nome di Oltrepò(bio)diverso. Attraverso questo progetto promosso dalla “Fondazione per lo per lo Sviluppo dell’Oltrepò Pavese” e sostenuto da Fondazione Cariplo (—> LINK), un partenariato di 20 soggetti attuatori (pubblici e privati) si sono posti l’obiettivo di valorizzare la preziosa biodiversità presente in quello spettacolare lembo di colline e montagne chiamato Oltrepò , rendendola elemento caratterizzante del territorio, valore intrinseco nelle produzioni agricole, base indispensabile per il turismo naturalistico.

Il complesso impianto di attività ed interventi programmati fino al 2020 ha provato a declinare concretamente il concetto di “cura del territorio” in tre direttrici: 1) cura degli edifici storici. Pensiamo al borgo di Golferenzo, piccolo gioiello a mezza costa, in cui è stato riportato alla sua originaria bellezza un palazzo sito nel mezzo del paese, che diventerà sede di un centro polivalente aperto a tutti per attività di formazione, socioculturali e di promozione territoriale. 2) cura delle persone. A Pietra de’ Giorgi è stata creata la “Casa dei melograni”, per offrire ospitalità alle famiglie dei bimbi ricoverati nel reparto di onco-ematologia del Policlinico San Matteo di Pavia. La struttura – che offre 6 minialloggi autonomi per un totale di 24 posti letto, con spazi comuni e un’ampia area verde – è stata affidata in gestione all’Associazione Genitori e Amici del Bambino Leucemico (AGAL). 3) cura degli abitanti. Un esempio di questo tipo di intervento ideato appositamente per le fasce più deboli della popolazione è il “maggiordomo rurale”, un servizio gestito dalla Cooperativa “La sveglia” che provvede ad effettuare in favore delle persone anziane la spesa e altre piccole commissioni (come ritiro delle ricette mediche e acquisto dei farmaci), oltre all’accompagnamento dei più piccoli quando i genitori sono al lavoro.

Volendo rispondere alle sollecitazioni proposte dalla mostra di Marcella Milani, possiamo dire che qualcosa si è messo in moto e confidare nel fatto che molte altre iniziative (che non riusciamo a ripercorrere in questa sede) stiano condividendo il medesimo obiettivo. Ma bisognerebbe accelerare i tempi, se è vero che "tutto scorre", come l'acqua protagonista di un'altra mostra pavese (su Leonardo) che vi invito a visitare nella cripta del Duomo (—> LINK).

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(*) Questo articolo è stato scritto “a quattro mani” da Luigi Maruzzi ed Elena Jachia (Direttore dell'Area Ambiente presso Fondazione Cariplo).


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