Attivismo civico & Terzo settore

Ma intanto bisogna coltivare il giardino

di Claudio Di Blasi

E’ con questa esortazione che si conclude il “Candide ou l’optimisme”, un testo che è uno dei cardini dell’Illuminismo europeo.

Nel suo racconto filosofico, Voltaire vuole confutare il precetto del “vivere nel migliore dei mondi possibili”, perché la vita ci riserva spiacevoli sorprese e spesso ci fa prendere delle sonore e dolorose sberle.

Candide, il personaggio del racconto, passa attraverso una serie di disavventure che lo fanno ricredere su una visione ottimistica della realtà.

Esce da queste vicissitudini disincantato, ma non certo frustrato.

Al termine della sua personale odissea, Candide comprende come siano le piccole intraprese che può realizzare concretamente e direttamente quelle che lo allontanano dai “tre mali: la noia, il vizio e il bisogno”.

Nelle scorse settimane ci si è illusi che un nuovo Parlamento avrebbe risolto, in modo rapido e miracoloso, tutti i problemi del servizio civile.

Vedrete, ci raccontavano e ci raccontavamo, avremo una nuova legge, arriveranno tanti bei finanziamenti, finalmente il servizio civile (ovviamente invidiatoci da tutto il globo terrestre) sarà al centro delle politiche giovani nazionali… ma che dico nazionali, europee!

Conseguentemente vi è stato un fiorire di impegni da far sottoscrivere ai candidati, di convegni in cui coinvolgere con sapienza cencelliana i rappresentanti dei vari schieramenti, di comunicati in cui trionfalmente si annunciava una nuova legge nei primi 100 giorni di vita del nuovo governo.

Che amaro risveglio, quello del 26 febbraio!

Ci si è ritrovati in una situazione che mai avremmo immaginato, una “tempesta perfetta” istituzionale, con un paese senza governo ed un Parlamento che il governo non riesce ad eleggerlo.

In una situazione del genere, dove le persone si uccidono ed uccidono perché non hanno prospettive di vita credibili, che volete mai che conti una questione come il servizio civile?

Ce ne siamo dolorosamente accorti: meno di un nulla.

Ed ora che si fa? Possiamo attendere la prossima tornata elettorale, augurandoci il “migliore dei mondi possibili”: un parlamento in grado di governare e che sia entusiasticamente interessato al servizio civile.

Ho sempre provato un primo moto di invidia per i vincitori della lotteria, salvo poi considerare che questi individui hanno passato anni ed anni in attesa del “colpo di fortuna”.

Se si verificasse la coincidenza astrale sopra descritta, nella migliore delle ipotesi dovremmo comunque attendere un paio d’anni per avere una nuova legge sul servizio civile.

Mi pare più produttivo seguire le orme di Candide: coltivare il nostro giardino.

Certo, per fare ciò occorre essere aderenti alla realtà del territorio, letteralmente far uscire risorse dalle pietre, ingegnarsi a costruire percorsi mai immaginati.

Dobbiamo avere anche la capacità di distinguere quali semi stiamo piantando: se quelli buoni di sevizi civili regionali che si autosostengono ovvero se quelli delle erbacce che riproducono localmente le follie della inaridita foresta nazionale.

Ovviamente, liberi tutti di continuare a guardare al “grande disegno nazionale”… ma citando ancora una volta Candide: “le grandezze… sono molto pericolose, secondo ciò che ne dicono tutti i filosofi”.

 

 

 


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