Sostenibilità sociale e ambientale

Ecco la prima frittata…

di Luca De Poli

Bloomberg, che adoro per i suoi contenuti finanziari, in questi giorni ha pubblicato un grafico a barre dove, dopo anni, la raccolta di fondi col marchio “ESG” è scesa sotto l’ascissa, in territorio negativo.

A questa notizia si aggiunge lo scandalo che ha colpito Deutsche Bank. La banca di Francoforte ha letteralmente accompagnato alla porta il CEO di DWS, il fondo controllato direttamente dalla banca tedesca. Motivo? Investimenti sostenibili dove il bollino ESG ha perso molto del suo colore, per usare un eufemismo.

Risultato: la Securities and Exchange Commission, la SEC per gli addetti ai lavori, la Consob italiana per intenderci meglio, ha posizionato con più attenzione il radar, allargando l’area dei controlli (chiudere la stalla quando i buoi…comunque ecco la prima frittata….)

In sintesi, ancora una volta e come in più occasioni sottolineato, anche in questo blog, il marketing della finanza ha messo in campo tutta la sua fantasia pur di vendere con l’aureola, purtroppo, però, senza alcun pudore. Per capirci, in Germania si è mossa anche la polizia criminale…

Per evitare di deprimerci, tiriamoci su il morale con una bella notizia. Soggetto: Banca Etica. Il Gruppo è appena stato certificato sulla parità di genere ed equità al lavoro, che tradotto in inglese è la ISO “Diversity & Inclusion”.

Intervistiamo la Dott.ssa Anna Fasano, Presidentessa del Gruppo, che gentilmente si è offerta per declinare meglio il significato e il concetto della “Diversity & Inclusion”.

La certificazione “Diversity & Inclusion” che il vs Gruppo ha recentemente ottenuto, come si traduce in termini pratici?

Il Gruppo si è dotato di una policy D&I che disciplina gli ambiti di intervento, di una definizione degli obiettivi per ciascun ambito e di una mappatura dei rischi e dei processi. Su questo verremo misurati per poter mantenere la certificazione. Concretamente vuol dire lavorare nella relazione con tutti gli stakeholder (per noi ad esempio le organizzazioni territoriali dei soci), con i fornitori e con le persone lavoratrici. Su quest'ultimo il focus maggiore in termini di selezione, formazione, retribuzione, crescita professionale e conciliazione tempi di vita tempi di lavoro.

Durante la “due diligence”, in quali processi avete avuto più difficolta a far validare il vostro modello?

Il passaggio importante nel decidere di aderire ad una certificazione ISO sta nella necessità di costruire un modello di gestione che in questo caso è specifico per la D&I. Quindi abbiamo dovuto dare organicità a molte azioni già sviluppate negli anni ma disseminate in piani di attività che facevano riferimenti a più funzioni (risorse umane, fornitori, rete commerciale, credito, governance, pianificazione strategica). E su questo modello di gestione darsi degli obiettivi di miglioramento che potessero essere realizzabili, per rendere il tutto, non esercizio formale, ma impegno sostanziale.

Ma oggi c’è ancora bisogno di una certificazione, non si rischia di scivolare nella retorica del “politicamente corretto”?

Tutte le certificazioni possono essere meri "adempimenti" , operazioni di marketing oppure percorsi di verifica e di misurazione di obiettivi (e del loro raggiungimento). Per il Gruppo BE aver ottenuto la certificazione significa essersi messi in discussione e sottoporsi ad una misurazione periodica da parte di soggetti esterni, per evitare di essere autoreferenziali e per raccogliere sfide che il contesto socio culturale ci consegna quotidianamente. Come distinguere i "falsi D&I”? Rigorosi controlli e autorevolezza enti certificatori.

Rimarrete un “panda” o secondo lei altre realtà finanziarie e non seguiranno i vs passi?

Diverse realtà finanziarie hanno già ottenuto certificazioni sulla parità di genere, la ISO 30415 è un passo ulteriore che apre al tema più ampio della diversità e dell'inclusione.

Confido in una contaminazione positiva che come sempre può essere accelerata se tale certificazione permetterà di ottenere benefici in termini di gare o contribuzione.

Pensiamo anche solo alla tassonomia sociale a cui sta lavorando l'Unione Europea, se la inserisse nei criteri di misurazione di obiettivi sociali per definire sostenibili investimenti e finanziamenti…

Solita e scontata domanda, ma personalmente ci tengo sempre a farla quando incontro figure di spessore e apicali come lei, cosa vuol dire oggi essere Presidentessa Donna in un mondo della finanza che parla al maschile?

Vuol dire avere una responsabilità nei confronti non solo della propria banca (e del gruppo) ma anche di tutti gli attori del sistema economico e finanziario con cui si entra in relazione. Nel mondo bancario è ancora difficile trovare donne nei ruoli apicali e questo deriva da modelli culturali conservatori che non riescono a cogliere la fotografia completa del mondo del lavoro e delle professionalità e quindi ripercorrono le solite strade, con i soliti strumenti giungendo ai soliti risultati. La capacità invece di innescare un cambiamento che guardi alle nuove generazioni già con più naturalezza includerà donne e uomini. Con umiltà ma determinazione cerco di sollecitare anche in contesti macro le riflessioni e non perchè penso che Be sia l'unico esempio da seguire ma perchè penso che l'inclusione della diversità sia l'unica strada da percorrere.

Prima di lasciarvi per la pausa estiva, vi invito a sbirciare ogni tanto nel giornale finanziario per eccellenza, il salmonato Sole 24 Ore. In particolare, da un po’ di tempo gli articoli sulla sostenibilità, sul mondo ESG in generale sono a firma Vitaliano D’Angerio. I temi sono molto ma veramente molto interessanti e di assoluta attualità anche quando ci ricorda che…che quando si parla di sostenibilità, l’Italia copre il penultimo posto per lavoro, disuguaglianze, pace e giustizia. Penultima in Europa per gli obiettivi dell’Agenda 2030, dati Eurostat, quando ci confrontiamo con i 27 Paesi per il raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda Onu.

Forse ha ragione Alessandro Benetton: “per funzionare la sostenibilità deve diventare conveniente”. A lui mi piacerebbe rispondere con una frase riportata da ABMagazine (Sustainability reporting for all): “if you look only at the financials, there is a risk that you neglect the effects on climate and society”…

Buona Estate a tutti!


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