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Ecco chi paga il flop della “sanatoria” sulle slot machine

di Marco Dotti

Il gettito doveva arrivare dalla cosiddetta “maxi-sanatoria” sulle slot machine prevista dal primo decreto Imu. Se ne era discusso, dibattutto, non erano mancate polemiche e sarcasmo (ricordiamo quello del vice Ministro Stefano Fassina, nei riguardi di Matteo Renzi – vedi qui). Ma oramai, nessuno ci sperava sperava più.

Nel decreto-legge del 30 novembre 2013, n. 133 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale si attesta ben poco, se non il fallimento su tutta la linea per il Governo Letta. Fallimento attestato da un altro decreto, a firma del suo ministro dell’Economia Saccomanni (Decreto sull’attivazione della clausola di salvaguardia, → qui).

Si legge, testualmente, nel decreto: « Considerato che dal monitoraggio effettuato le entrate derivanti dalla definizione agevolata dei giudizi di responsabilita’ amministrativo-contabile dei concessionari dei giochi, risultano introitate sull’apposita contabilita’ speciale di tesoreria per l’importo di circa € 340 milioni, a fronte della prevista somma di 600 milioni di euro… Decreta che: Per il periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2013 e per il successivo, la misura dell’acconto dell’imposta sul reddito delle societa’, come fissata dalle disposizioni legislative vigenti, è umentata di 1,5 punti percentuali. Fermo restando quanto previsto, in materia di aumento delle aliquote dell’accisa,(…) dell’aliquota dell’accisa sulla benzina e sulla benzina con piombo, nonché dell’aliquota dell’accisa sul gasolio usato come carburante»

Così, a fronte dei 600 milioni di euro auspicati, dalla sanatoria il Governo ne ha incassati solo 234 Con conseguenze farsesche e drammatiche al tempo stesso. Farsesche per quanto riguarda la condotta di un esecutivo “del fare” sempre più allo sbando, tranne quando si tratta di fare annunci e proclami. Drammatiche per gli italiani.

Il termine per la sanatoria scadeva il 4 novembre scorso, ma a presentare istanza alla Corte dei Conti istanza per sanare il contenzioso hanno aderito solo Cogetech, Sisal, Gamenet, Snai, Cirsa e Lottomatica/Gtech. Mancano dunque all’appello altre quattro società, la cui “evasione” ammonta, però, a più della metà del gettito previsto. Di fatto, però, chi ha aderito alla sanatoria rischia ora di trovarsi in una situazione di debolezza competitiva, rispetto a chi non ha aderito e, di conseguenza, non ha pagato nemmeno quel minimo che si chiedeva di versare, a fronte degli originari 98 miliardi (ridotti a 2,5) di sanzione prevista…

Il mancato incasso della sanatoria – mancato incasso imputabile, oramai nessuno lo può negare, più a calcoli politico-tattici sbagliati da parte del governo che ad altro – ha fatto scattare la “clausola di salvaguardia” prevista dal primo decreto sull’Imu.

La cancellazione dell’Imu verrà così pagata da imprese, assicurazioni e banche si vedranno aumentare di 1,5 punti percentuali Ires e Irap per il 2013 e il 2014, dagli automobilisti per i quali è prevista nel 2015 una lievitazione delle accise sulla benzina, e da chiunque consumi sul gas, sugli alcolici e sull’energia elettrica.

C’è da chiedersi se la proposta di sanatoria sulle slot-machine sia stata una manovra incauta o sia frutto di una calcolata, ancorché tattica ricerca di alibi. Sia come sia, la palla è stata colta al balzo e l’alibi per aumenti non previsti è stato colto al volo. Così, su questi aumenti, se fino a pochi giorni fa, dalla sede del Ministero dell’Economia e delle Finanza, si rispondeva, sorridendo, che si trattava di voci di corridoi, oggi, tutto è nero su bianco.

Mancano solo i soldi. Ma quelli, con buona pace dell’economista “social” Stefano Fassina, continueranno a metterli i cittadini.


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