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Azzardo canoro: Sanremo diventa un derivato finanziario

di Marco Dotti

Un  derivato è uno strumento finanziario che trae il suo valore dal valore di altri beni. In sostanza si scommette su un indice, un prezzo al rialzo o al ribasso. Ci sono derivati su tutto, legati a tutto. Anche allo share di gradimento e ascolto di una trasmissione televisiva. Anche a Sanremo.  In sostanza si tratta un evento come lo tratterebbe uno scommettitore, solo che qui i soldi sono pubblici e lo scommettitore è la televisione di Stato (per mezzo della sua concessionaria).

Vediamo i fatti: la concessionaria della pubblicità  della Rai ha cantato vittoria, nei giorni scorsi, dichiarando di aver raggiunto l’obiettivo di una raccolta pari a 23 milioni di euro, un record stando a quanto raccontavano i comunicati stampa.

Considerati i costi della rassegna, che ammontano a 18 milioni di euro, un buon successo. Però… c’è un però. Rai Pubblicità (che un tempo si chiamava Sipra) aveva garantito – non si capisce se formalmente o sulla parola – agli investitori che lo share medio non sarebbe mai sceso sotto il 45%.  Risultato? Risultato si trova ora a dover garantire agli inserzionisti la copertura del rischio derivato, compensando le (loro) perdite con la concessione di altri spazi pubblicitari gratuiti sui canali della televisione di Stato.

Spazi gratuiti – per gli inserzionisti – ma valutati in 6 milioni di euro, quindi per la Rai, ovvero per il servizio pubblico da scrivere nella casella “perdite”. Quindi? Quindi, a conti fatti,  il Festival ha consegnato alla Rai una voragine in termini di conti & ascolti.

Qui sorge spontanea una domanda, e la poniamo a Fabio Fazio e Luciana Litizzetto: come sono strutturati i vostri contratti? Sono anch’essi legati a variabili di rischio o a clausole di salvaguardia? Eravate a conoscenza del trattamento degli spazi pubblicitari? Una risposta ce la dovete, visto che la “pubblicità” e “quanto portiamo alle casse dell’Azienda” sono stati finora i ritornelli con cui avete finora bloccato ogni richiesta di chiarimento. Altra questione: la Litizzetto, che dal palco del Teatro Ariston ha criticato gli spot della Barilla, può darci lumi sulle ragioni – in termini di tutela aziendale  – di questa critica? Non si tiri in ballo la libertà di espressione, per carità, qui vorremmo vedere numeri e conti e cominciare a riflettere di logiche. La libertà, cara Litizzetto, non è un derivato. 

 

 


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