Modesta proposta per uscire dall’azzardo di Stato

di Marco Dotti

Come siamo arrivati fino a qui? Importa poco, ora, capire come ci siamo arrivati. Importa capire che siamo davanti a un bivio: o si cambia il sistema cambiando il nostro approccio al contro-sistema dell’azzardo o l’azzardo cambierà definitivamente noi. Tutti noi.

L’azzardo ruba tempo: secondo il sociologo Maurizio Fiasco (→qui) gli italiani bruciano 70 milioni di giornate l’anno, pigiando i tasti di una slot.

L’azzardo consuma risorse: circa 10 miliardi di euro la stima dei costi affettivi e sociali. Costi a carico di tutti i contribuenti.

L’azzardo frena i consumi: secondo Coldiretti le famiglie buttano in azzardo una somma pari al 70% di quanto andrebbe destinato ai beni di prima necessità.

Davanti a una situazione del genere ci sono due strade: o si prosegue o si svolta. Le opzioni per la svolta possono essere molte. Io ne propongo una.

La mia modesta proposta prevede di metter e fuori dai giochi  il “cavallo di Troia”  del “gioco lecito” che, nel 2003, permise al sistema del gambling e alle sue diseconomie di proliferare senza fine. 

Gioco lecito è un’espressione che compare nell’articolo 11o del Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, il cosiddetto T.U.L.P.S.  Approvato con regio decreto nel 1931, il T.U.L.P.S ha subito numerose revisioni. A noi interessa quella che ha modificato l’articolo 110, introducendo di fatto le slot machine nel nostro sistema, ritenendole “apparecchi atti al gioco lecito” con vincita in denaro. Prima? Prima o si andava al casinò o si giocava nelle bische illegali. Tertium non datur. Tornare allo status quo è oramai doveroso, oltre che necessario. Non saremmo i primi e non saremo gli ultimi.

Per quanto mi riguarda, semplificando, propongo che venga abolita la dizione “gioco lecito” . L’articolo oggi considera «apparecchi idonei per il gioco lecito» quelli che, dotati di attestato di conformità alle disposizioni vigenti e collegati alla rete telematica si attivano con l’introduzione di moneta metallica o con sistemi elettronici di pagamento.

Propongo quindi una riformulazione radicale dell’articolo 110, comma 6a e 6b.  

Propongo una radicale abrogazione degli articoli in questione e una riformulazione che per semplicità qui formulerò in questi termini:

L’installazione e l’uso di apparecchi e congegni automatici, semiautomatici ed elettronici da gioco d’azzardo è   vietata in qualsiasi nei luogo pubblico o aperto al pubblico e nei circoli ed associazioni di qualunque specie. Non è possibile possedere a titolo personale apparecchi dismessi che abbiano meno di 25 anni dalla data di dismissione.

Non è ammessa installazione, gestione e in via transitoria manutenzione in alcun luogo pubblico di apparecchi meccanici o congegni elettronici atti al gioco di sorte che comportino vincita in denaro o equivalente in buoni, premi etc.

Non si dà gioco lecito in luoghi e locali pubblici o aperti al pubblico, come stabilito in  dall’art. 718 Codice Penale e fatti salvi luoghi esplicitamente e individualmente indicati per legge (casinò).

Possiamo sperare che qualcosa del genere sia portato avanti – senza troppe deleghe – dal nuovo governo? Possiamo almeno ricevere un chiaro “non si può”, senza troppi tecnicismi e troppe relazioni ministeriali? Possiamo chiedere chiarezza? I fatti, sia chiaro, resterebbero la risposta migliore.


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