Sostenibilità sociale e ambientale

Una pessima nuova legge per i Parchi Nazionali

di Fulco Pratesi

Pareva impossibile. Pareva impossibile che tutte le più importanti Associazioni ambientaliste italiane si fossero, sia pur dopo un difficile dibattito, messe d’accordo.

Il miracolo – che nei miei ricordi ultracinquantennali si era mai verificato -è dovuto a una proposta di modifica di una delle leggi più amate dal mondo ambientalista: la Legge Quadro per le Aree protette n°394 varata -dopo decine di anni di dibattiti, proposte, convegni, polemiche -il 6 dicembre 1991 con ampio consenso dal Parlamento.

Questa aveva finalmente messo ordine in una materia fino allora complessa e controversa, assicurando dignità e regole alle tante istituzioni (Parchi nazionali, Riserve naturali, oasi di protezione, parchi regionali e provinciali ) che hanno finalmente portato il nostro Paese al livello europeo, garantendo, oggi, la protezione di circa il 20% del territorio (contando anche le Aree Marine protette).

Certo, le cose non sono ancora all’optimum: nella lista dei Parchi Nazionali mancano ancora il Gennargentu, le Isole Egadi, gli Iblei, le Eolie e la Costa Teatina; lo storico Parco dello Stelvio è stato smembrato in tre province diverse, manca la gestione unitaria del Parco del Delta Padano, senza contare i problemi degli inadeguati finanziamenti, della rigidità dei bilanci e del personale.

Le ragioni del documento di tutte le Associazioni, da Italia Nostra al FAI, da Legambiente al WWF, dalla LIPU al Touring Club, dal Club Alpino a Mountain Wilderness, da Marevivo al CTS, dall’ENPA a Pro Natura, dalla LAV ad altre – assieme ad alte personalità della cultura -sono legate a un disegno di legge, passato il 20 ottobre dalla Commissione Ambiente del Senato, che contiene alcune modifiche alla esistente Legge Quadro giudicate inaccettabili dagli ambientalisti.

Qualche esempio: le nomine di Direttori e Presidenti senza competenze naturalistiche, un’associazione privata come Federparchi eretta a rappresentare tutti i parchi; l’inserimento nei Consigli direttivi di una categoria economica come quella degli agricoltori; le discusse norme per il controllo della fauna; la possibilità di ottenere royalties per attività produttive non compatibili, la gestione precaria delle Aree marine protette e altre modifiche che le Associazioni non considerano positive.

Un documento teso a migliorare il disegno di legge, eliminando ambiguità e chiedendo migliorie, è stato così inviato a tutti i Senatori i quali però, con poche eccezioni e non considerando in alcun modo la proteste e i consigli dell’intero mondo del volontariato ambientalista e di un buon numero di personalità della cultura, hanno ai primi di novembre approvato la proposta di legge. La quale passerà alla Camera dove saranno inoltrate tutte le motivate critiche fin qui raccolte.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA