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Cesare de Florio La Rocca

«Educatori, siate gli anarchici dell’immaginazione»

di Anna Spena

«La formazione non è mai un processo univoco dove viene contrapposto “chi insegna” e “chi impara”. La formazione, come l’educazione, sono il frutto di una circolarità. E solo questa può portare alla conoscenza»

Con il progetto DOORS – porte aperte al Desiderio come OppOrtunità di Rigenerazione Sociale, selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, promosso da Cies Onlus in collaborazione con 28 partner tra cui Amref Italia, si è svolto a Roma, Fabriano e Torino un corso di formazione sulla Pedagogia del Desiderio e sul concetto di Arte come metodo educativo sull’esperienza del Projeto Axé.

L’iniziativa si è resa possibile grazie al team di formatori composto da figure chiave all’interno di Projeto Axé, dal fondatore dell’Associazione, Cesare de Florio la Rocca, al Direttore Esecutivo del ramo italiano, Rocco Fava, al coordinatore dell’area Arteducativa, Marcos Antonio Candido Carvalho. Projeto Axé nasce nel 1990 in Brasile e lavora con la Pedagogia del Desiderio e l'ArtEducazione. Nel 2004 nasce Progetto Axé Italia.

Cesare de Florio La Rocca Dopo aver lavorato per più di cinquant’anni in Amazzonia e nelle favelas del Brasile, e aver ricoperto diverse posizioni diplomatiche, decide di abbandonare la carriera diplomatica per inseguire un sogno: dare un’educazione di alta qualità ai figli e le figlie delle classi più popolari della società brasiliana.

Oggi che significa “formare”?
La formazione non è mai un processo univoco dove viene contrapposto “chi insegna” e “chi impara”. La formazione, come l’educazione, sono il frutto di una circolarità. E solo questa può portare alla conoscenza.

Che cos’è la pedagogia del desiderio?
È uno strumento che si rivolge ai bambini, agli adolescenti, ai giovani e anche agli adulti che hanno perso la capacità di sognare e desiderare. Ma solo un cadavere non ha più desideri. Perché i ragazzi, già da molto giovani, dicono che non c’è più niente da fare? Come educatori dobbiamo fare in modo che si risvegli la capacità di desiderare. Ma perché questo accada anche l’educatore deve essere una persona sempre desiderante.

Qual è, e se c’è, una differenza tra i bambini italiani e quelli brasiliani?
C'è ed è abissale. E parte dal concetto di strada. In Italia la “strada” è un percorso immaginario, la strada brasiliana, invece, è un concetto fisico. I bambini vivono per strada. Ma in entrambi i casi bisogna mettersi in cammino e costruire percorsi di Arteducazione. Dove l’arte non è lo strumento per educare ma l’educazione stessa.

Cosa devono tenere sempre a mente gli educatori di oggi?
Mi piace usare la parola innovazione. Ossia l’educatore deve essere permanentemente in discussione e in cammino, nella strada appunto, e disponibile alla novità. Ma per essere innovatori c’è bisogno di essere anarchici dell’immaginazione. E l’anarchia presuppone l’assenza di capi e soprattutto l’inesistenza di limiti.

Lei come si mette sempre in discussione?
Ho 82 anni e sono perennemente in ascolto dei bambini che parlano anche senza parole, in silenzio. E ho tanti dubbi sul mio camminare. Ma cerco sempre di trovare la strada migliore affinché si riconosca al bambino il diritto al piacere dell’apprendere.


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