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Rio2016

Farhan Hadafo: dalla palestra di scuola alle Paralimpiadi

di Sara De Carli

Ha 19 anni, vive a Torino e porta per la prima volta la Somalia alle Paralimpiadi. Una favola iniziata nella palestra dell'istituto Manzoni di Torino, ai tempi delle medie, grazie a due prof speciali: di ginnastica e di sostegno.

Mercoledì 7 settembre, alle 23 ora italiana, Farhan Hadafo (Farhan Adawe nella scheda ufficiale delle Paralimpiadi) sarà il portabandiera della Somalia a Rio de Janeiro, per la cerimonia inaugurale delle Paralimpiadi. È l'unico atleta somalo, ed è torinese. Insieme alla bandiera del suo paese d’origine (per la Somalia è la prima volta alle Paralimpiadi), infatti, Farhan porterà idealmente anche la bandiera dell’Italia, del quartiere San Salvario di Torino e dell'Istituto Comprensivo Manzoni.

Farhan ha 19 anni e vive a Torino da quando ne aveva sei, ospite di una zia. Ha una patologia rara, l’artrogriposi multipla congenita: le sue gambe sembrano quelle di un bambino, pesa solo 40 kg, e anche le sue mani fanno fatica ad afferrare, tanto che anche per spingere la sua wheelchair ha bisogno di guanti speciali, con imbottiture mirate. Il suo sogno olimpico è una di quelle storie tanto belle che sembrano favole. A raccontarcela, alla vigilia dell’inizio delle Paralimpiadi di Rio, è Carla Cerutti, professoressa di scienze motorie alla secondaria di primo grado Manzoni di Torino: la prof di Farhan per tutti i tre anni delle medie.

«In prima media Farhan era già sulla sedia a rotelle, le maestre lo avevamo presentato come un ragazzino molto volenteroso, che voleva fare tutto come gli altri. Nei tre anni di scuola media ha fatto tutte le attività, come i suoi compagni», ricorda la professoressa Cerutti. Pattinaggio, sci di fondo, nuoto… questi sono gli sport che la prof propone ai suoi alunni e anche Farhan li ha fatti, insieme ai compagni: «si può fare, certo, basta organizzarsi per tempo». In più, al pomeriggio, Fahran fa basket, tennis tavolo e atletica, al centro sportivo della scuola: il Manzoni infatti è da anni una “scuola aperta”, con un ricchissimo ventaglio di proposte per i ragazzi in orario extrascolastico e un’attivissima associazione di genitori, Manzoni People.

Farhan vinceva sempre, in qualsiasi disciplina, ma continuava a dire “prof, lei mi fa provare di tutto ma io voglio correre"

Carla Cerutti

Cosa è successo? «Farhan vinceva tutto, sempre, ma andando al campo Ruffini per l’atletica, si è innamorato di questa disciplina. Lo accompagnavamo noi in metro, faceva lezione e poi alle 16 la zia lo riportava a casa con il taxi per disabili. Tutto questo impegno perché lui continuava a dire “prof, lei mi ha fatto provare di tutto ma io voglio correre”». Intanto arriva l’estate 2012, con le Paralimpiadi di Londra: una svolta per la grinta e la motivazione di Fahran, anche se la figura davvero determinante, decisamente più di quelle gare viste in tv, si rivela Pietro Contini, l’insegnante di sostegno di Fahran, anch’egli laureato in scienze motorie: è stato lui che ha dato corpo e gambe a un’intuizione. Fahran nella scheda ufficiale delle Paralimpiadi lo cita come «most influential person in career», proprio dietro al suo mito, Usain Bolt: «Lo ha seguito e allenato per i tre anni delle medie e anche dopo, gratuitamente, appoggiandosi successivamente alla ASHD Novara ONLUS, che ha una sezione per atleti con disabilità», ricorda la professoressa.

«In terza media Fahran vinse gli 80 metri nei campionati studenteschi e così a giugno di quell’anno partecipò al Golden Gala. Per lui fu un’esperienza straordinaria… gli si è aperto un mondo». Farhan e la sua famiglia cambiano programmi, rinunciando al rientro in Somalia: per tutti a questo punto è chiaro che qui Farhan potrà avere più opportunità, anche grazie allo sport. Il cruccio della professoressa Cerutti è il “dopo" le medie. Per questo Comitini è stato cruciale. E quando poi lui chiese il trasferimento in Sicilia, nell’estate 2015, al Ruffini si fece avanti Manuele Lambiasi, l’attuale allenatore di Fahran: «da allora è stata un’escalation, fino alle qualificazioni per le Paralimpiadi».

La cosa incredibile di Farhan è la sua voglia di superare l’handicap, di essere come gli altri, per questo vedendo in lui questa volontà di voler fare tutto come gli altri, fin da ragazzino, mi sono tanto battuta, mi sembrava che altrimenti gli avrei fatto un torto…

Carla Cerutti

A Rio Fahran correrà i 100m. Da un punto di vista tecnico, la qualificazione per Farhan è arrivata con il tempo di 18’’83, un record italiano (il minimo per poter partecipare era 20’’50): l’oro paralimpico a Roma, nella sua disciplina è stato conquistato con 17’’40. Un soffio. La prima gara sarà l’8 settembre, ma poi potrebbe arrivare anche la white card per i 200 metri. Farhan correrà con una carrozzina nuova di zecca, settata su misura per lui a inizio agosto a Londra. Per acquistarla – la sua era vecchia e pesante, agli inizi addirittura correva con la carrozzina da passeggio – si è mobilitata tutta la comunità di San Salvario e della sua vecchia scuola, insieme ai “nuovi” amici del Parco Ruffini, dell'officina ortopedica Maria Adelaide di Torino dove Lambiasi lavora e a una raccolta fondi dello Specchio dei tempi.

Racconta la professoressa Cerutti: «Siamo riusciti a mettere insieme i 7mila euro necessari, è stata una bellissima mobilitazione. L’associazione dei genitori della scuola Manzoni ha organizzato un aperitivo, abbiamo raccolto 1.300 euro: Farhan è ancora molto legato ai suoi vecchi compagni, so che spesso ancora lo invitano a cena… Quella sera Farhan ha fatto un discorso molto commovente, ha detto che “il mio sogno si è realizzato ma dietro ci sono centinaia di ore di allenamento e fatica…”. È vero, anche in questo mese di agosto si è allenato sempre, tutti i giorni… La cosa incredibile di Farhan è la sua voglia di superare l’handicap, di essere come gli altri, per questo vedendo in lui questa volontà incredibile di voler fare tutto come gli altri, fin da ragazzino, mi sono tanto battuta, mi sembrava che altrimenti gli avrei fatto un torto… Ha una grandissima voglia di riscatto. Lo sport a scuola è una grossa valvola di affermazione, Farhan è la prova se c’è la volontà di riuscire non ci sono ostacoli che tengano».

Al Manzoni di Torino, tutti stanno aspettando l'avvio delle Paralimpiadi di Rio 2016. Ma in realtà pensano già anche a dopo, a Tokyo 2020: e allora Farhan potrebbe indossare la maglia azzurra.

Foto dal profilo Facebook di Farhan Hadafo


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