Docufilm

Quello della Terra dei Fuochi è un segreto di Pulcinella

di Anna Spena

Quella della Campania Felix era una terra felice. Poi sono arrivati i rifiuti tossici dal Nord Italia, nascosti sottoterra. Poi hanno iniziato a bruciare gli scarti industriali delle fabbriche del territorio, così sono nati i roghi. E le persone - sempre di più, e sempre più giovani - le ammazza il cancro. Il pentito Carmine Schiavone, padre Maurizio Patriciello, le mamme della Terra dei fuochi, i medici di base - dottori di trincea - gli ammalati. Le loro testimonianze e tutta la storia della Terra dei fuochi raccontata nel docufilm "Il segreto di Pulcinella". Il trailer

«C’era una volta un re. Anzi no, c’era una volta un regno chiamato Campania Felix, dove la terra era fertile e bellissima e la gente aveva tanta roba buona da mangiare ed era felice…». Ce lo racconta la maschera di Pulcinella – indossata dal burattinaio Bruno Leone – che traghetterà – come un Caronte – gli spettatori nei luoghi della Terra dei Fuochi con il docufilm "Il segreto di Pulcinella".

Sia chiaro. Quella terra c’è ancora. E anche se non è più felice, resiste. Resiste anche se si stima ci siano incastrati sottoterra – come tappi a riempire i buchi – 30 milioni di tonnellate di rifiuti industriali. Il docufilm “Il segreto di Pulcinella. Storie dalla Terra dei fuochi” – prodotto da Social Movie, in coproduzione con Movie Factory – non è nato solo per denunciare.

Poi denunciare cosa? Lo dice anche il nome. Un segreto è tale fino a che non è di pubblico dominio, ma quando tutti sanno e nessuno parla allora sì che quel segreto diventa di “Pulcinella”. Il docufilm è nato soprattutto per raccontare quella terra da un’angolazione diversa: lo specchio di una condizione di fragilità dell’essere umano. Dell’essere umano che ha paura perché è vittima di interessi più grandi.

«All’inizio il “racconto di Pulcinella” doveva essere un film di finzione», spiega Armando Fusco, produttore del docufilm. «Ma mentre facevamo le interviste piangevamo. Non riuscivamo mai a finire di girare. Quindi a quel punto ho capito che non volevo fare un film di finzione. Tutto quello che volevamo raccontare era già lì. Davanti a noi».

Quindi il film è diventato un percorso – dagli inizi degli anni novanta ad oggi – dove Pulcinella e gli altri burattini che ci accompagnano nella storia della terra dei fuochi si alternano con le immagini della vita vera. La realtà delle cose. Ci sono voluti due anni e mezzo di lavorazione per ultimare le riprese. Tra le interviste quelle a Carmine Schiavone, il pentito, morto all’inizio del 2015.

«Io non mi sarei mai pentito», dice nel film. «Io i pentiti li facevo uccidere. Ma quando ho capito che si stavano ammazzando i bambini ho parlato. Ma ricordatevi che non esiste camorra senza “l’istituzione sotto” se non fosse per i politici non saremmo solo banditi di strada… ».

Che la Campania Felix, infatti, fosse piena di rifiuti tossici provenienti dal nord Italia lo si sapeva dal 1995 quando Schiavone indicò i punti precisi dove erano stati sotterrati i bidoni radioattivi. Gli stessi che “abbracciò” il poliziotto Roberto Mancini – morto di tumore pure lui – tra i primi a denunciare i fatti. Anche sua moglie, Monika Dobrovolska, che nel film interpreta se stessa si è caricata sulle spalle la battaglia che è stata del marito.

Nel film la moglie di Schiavone – Mara – è interpretata da Marisa Laurito. «Quando Schiavone era camorrista, la camorra era una cosa diversa. Oggi mettono le pistole in mano ai ragazzini imbottiti di cocaina. Una volta le donne e i bambini non si toccavano».

Insieme ai rifiuti radioattivi – sotterrati – altri rifiuti vengono, invece, bruciati. Da qui il nome “Terra dei Fuochi”. Sia Armando Fusco che la regista Mary Griffo, sono originari di Caivano. Loro nella Terra dei Fuochi ci sono nati e quel fetore che appesta l’anima lo conoscono bene. «C’è gente che ancora non conosce il dramma delle persone», dice Armando. «Come quello del figlio del mio migliore amico morto perché nato con un tumore al cervello».

Come la paura di mangiare, respirare, di vedere un figlio, un fratello, un padre, una madre, un amico morire di tumore. E poi l’impotenza e la rabbia quando li vedi morire per davvero.

Il Segreto di Pulcinella è stata presentato in anteprima lo scorso 31 ottobre all’auditorium di Caivano Arte. «Dovevamo iniziare da lì. È stato giusto così». E quello di Pulcinella è un film a più mani, più anime, più cuori.

Soprattutto più rabbie e speranze insieme. Come quelle Mauro Pagnano – il fotografo della mamme della terra dei fuochi che ha messo in contatto il produttore Fusco con Enzo Tosti, il coordinatore di Rete di cittadinanza e Comunità, e padre Maurizio Patriciello, da anni simbolo della battaglia anti-roghi tossici che “vorrebbe tornare a fare il prete”, invece si ritrova ad essere un guerriero. O il dottore Antonio Marfella che continua a denunciare tutto ma rimane – come gli altri – inascoltato.

O ancora i medici di base “dottori in trincea”. E il dolore della mamme che sopravvivono a quei figli così amati. Come Marzia Caccioppoli– che nel documentario interpreta se stessa – e racconta – pur incidendo sempre nello stesso dolore – la morte del suo unico figlio, Antonio, 8 anni. Ammazzato da un tumore al cervello.

«Tutti questi volti», dice la regista, «rappresentano uno spaccato della martoriata terra campana: uomini, medici, donne, adolescenti, preti, casalinghe, mamme. Tutti vivono sotto lo stesso cielo nel quale si disperdono i fumi prodotti dai fuochi».

«La figura di Pulcinella», continua, «metaforicamente simboleggia la plebe napoletana stanca di subire abusi e umiliazioni e si ribella a quel potere spesso disumano».

«Abbiamo scelto il film perché vogliamo esserci nel mondo», continua il produttore Armando. «Dal primo dicembre sarà nelle sale italiane. Aprite gli occhi».

Quello della Terra dei Fuochi è un segreto di Pulcinella

Testi di Anna Spena
Foto Mauro Pagnano e pagina Facebook
Il segreto di Pulcinella


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