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contaminazioni

Musicisti con disabilità e apprendisti in pigiama, questa è tutta un’altra musica

di Sara De Carli

Che ci fanno timpani, arpa e pianoforte in un reparto di pediatria? Allegro Moderato ogni settimana porta negli ospedali milanesi un laboratorio che trasforma i piccoli malati in musicisti. La particolarità? Ad insegnare i gesti necessari per tirar fuori suoni e non rumori da uno strumento, sono musicisti con disabilità. Un ribaltamento dell'immaginario che produce un contagio positivo

«Una nota positiva in un periodo stonato», scrive un papà. «In ospedale si è tutti uniti sulla corda del dolore, con la musica siamo tutti uniti sulla corda del benessere», dice un altro. Mentre Susanna, una musicista tutor, racconta che «siamo stati in una stanza, abbiamo suonato una ninna nanna e il bambino si è addormentato. La mamma era così contenta, perché il bambino era stanchissimo ma non riusciva ad addormentarsi, ci ha ringraziato tanto». E Raffaella afferma orgogliosa «sono fiera di insegnare la musica ai bambini e di suonare con i dottori, mi fa sentire importante». Susanna e Raffaella sono musiciste tutor di Allegro Moderato, una cooperativa che dal 2011 mette insieme musicisti educatori e musicisti con disabilità: c’è un’orchestra integrata, un coro, una band, dei gruppi di musica da camera e una scuola di musica dove bambini e ragazzi con disabilità possono imparare a suonare l’arpa come il basso elettrico, un laboratorio di videomaker (qui sotto il video girato dalla troupe di Allegro Moderato sul progetto “Tutta un’Altra Musica”).

I musicisti tutor, come Susanna e Raffaella, sono giovani sui 30 anni, che dopo aver fatto un lungo percorso con Allegro Moderato e affinato la loro sensibilità musicale, sono diventati non solo musicisti che si esibiscono in concerti pubblici di prestigio, da Mosca a Bariloche in Argentina, ma anche volontari che introducono alla musica i bambini ricoverati nelle pediatrie di alcuni ospedali milanesi, mettendo la competenza che hanno raggiunto a disposizione degli altri. Dal 2013, la cooperativa propone laboratori musicali integrati al San Carlo e Niguarda: nelle tre ore di “Tutta un’altra Musica”, la musica trasforma il tempo del ricovero, carico di ansia e sofferenza. Cinque/dieci bambini ogni settimana, in due ospedali, più la recentissima attività avviata a San Paolo, si fa presto a fare almeno cinquecento bambini all’anno: l’esperienza dei laboratori “Tutta un’altra Musica” è stata ora raccolta in una ricerca qualitativa condotta in collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamo, edita da Franco Angeli, che verrà presentata venerdì 24 novembre presso l’Aula Magna dell’Ospedale San Carlo. I laboratori musicali realizzati negli ospedali San Carlo e Niguarda, la ricerca e il libro sono stati realizzati grazie al sostegno della Fondazione Alta Mane Italia.

Nei laboratori si produce un ribaltamento dell’immaginario: le cosiddette persone “fragili” diventano quelli che aiutano gli altri. La disabilità c’è ed è evidente, però lì sono musicisti. C’è una trasformazione identitaria importantissima

Matteo Rossi

«Nei laboratori si produce un ribaltamento dell’immaginario: le cosiddette persone “fragili” diventano quelli che aiutano gli altri», spiega Matteo Rossi, referente insieme a Marco Sciammarella del progetto “Tutta un'Altra Musica”, del quale ha curato i laboratori nelle pediatrie. «La disabilità c’è ed è evidente, i nostri musicisti hanno disabilità differenti, autismo, sindrome di Down, sindrome di Williams, presentano compromissioni miste, sia sul fisico che sul cognitivo. Però lì sono musicisti. C’è una trasformazione identitaria importantissima: in quel momento vivono un altro ruolo, sono in grado di trasferire apprendimenti, sono importanti, sono riconosciuti». Che reazione suscita la loro presenza? «Ovviamente non passa inosservata. Di sorpresa bella, di un inaspettato che offre possibilità», afferma Rossi, «persone per le quali l’immaginario comune offre poche possibilità si dimostrano invece in grado di sostenere relazioni fini quali sono quelle con persone in cura, con tatto, con un linguaggio che chiede una modulazione particolare». Il messaggio che arriva ai piccoli pazienti e ai loro genitori è che la difficoltà genera risorse. «Per la ricerca abbiamo realizzato un foglio per la raccolta qualitativa, non dei questionari, un disegno e un fumetto, con l’invito a lasciare una testimonianza: alcuni bambini hanno scritto esplicitamente che vedendo i musicisti tutor hanno pensato “se la può fare lui, posso farcela anche io”, “come suona bene, allora posso imparare anch’io”. Abbiamo incontrato anche alcuni bambini con disabilità che poi in effetti hanno iniziato a suonare con noi».

Il laboratorio inizia con l'allestimento della sala della musica, perché lo spostamento degli strumenti per i corridoi del reparto, i suoni, i rumori, già trasformano lo spazio e il tempo dell’ospedale

Matteo Rossi

Ma come funziona “Tutta un’Altra Musica”? Ogni giovedì mattina al San Carlo, ogni giovedì pomeriggio al Niguarda e da settimana scorsa il venerdì pomeriggio al San Paolo, ogni quindici giorni, l’equipe di Allegro Moderato entra i reparto. Sono tre musicisti educatori insieme a tre o quattro musicisti tutor. Le tre ore comprendono l’allestimento della stanza della musica: la sala di conversazione si popola di violini, violoncelli, timpani, contrabbasso, pianoforte. «In tutti e tre gli ospedali c’è un set di strumenti, ogni volta li si vanno a prendere e si trasforma uno spazio. Questo è già significativo, il laboratorio inizia lì, perché lo spostamento degli strumenti per i corridoi del reparto, i suoni, i rumori, già trasformano lo spazio e il tempo dell’ospedale», dice Rossi. Quando la sala della musica è pronta, inizia l’accoglienza dei bambini, dei genitori, degli infermieri, dei medici… qualunque persona presente in reparto è invitata a unirsi a questa piccola orchestra. Non si sa mai quanti bambini ci saranno, quanti parteciperanno, che età avranno, il mix è imprevedibile: una sfida e insieme la bellezza di questa avventura.

«La proposta musicale parte dal trasferimento di gesti musicali apparentemente semplici, per arrivare ad emettere suoni significativi con gli strumenti. Il musicista tutor è fondamentale, sono loro ad avere il ruolo di riferimento per i bambini, fanno vedere il gesto ritmico, ad esempio l’arco corto, pizzicato, suona questa una nota che è un sol…». In brevissimo tempo questo “alfabeto musicale” si struttura dentro piccole storie musicali: «i brani che proponiamo sono sempre piccole storie, le storie sono un legante affettivo ed emotivo». Al termine c’è un concerto e poi l’équipe di Allegro Moderato passa nelle stanze, portando uno strumento, per un saluto e una mini proposta musicale dedicata a tutti i bambini che non hanno potuto alzarsi dal letto. «In tempi brevi si riesce a produrre un’espressione musicale piena, con apprendimenti immediati da parte di chi non ha mai suonato prima e anzi ha paura di prendere in mano uno strumento». E la cosa più bella è la contaminazione buona che la musica produce, proprio là dove "contagio" è una parola che fa paura.


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