Israele

La Palestina in moto (sentirsi come Che Guevara nei Diari della motocicletta)

di Manuela Pegoraro

Un giro su due ruote di 150 km nel governatorato di Ramallah e al-Bireh insieme a Bassam Almohor, guida turistica palestinese, autore, fotografo, video-maker e consulente di ONG per entrare nell'anima di un Paese

La scorsa settimana mi sono alzata alle 6.30 per andare in bici da casa mia (vicino alla città vecchia di Gerusalemme) a Shuafat (un quartiere di Gerusalemme Est). Volevo approfittare di un passaggio VIP per Ramallah, de facto capitale della Palestina (passaggio VIP perché ero su una macchina che può attraversare i checkpoint diplomatici tra Israele e la Palestina e che sono molto più veloci dei checkpoint per i comuni mortali). Alle 9, in un caffè supermoderno di Ramallah, ho incontrato Bassam Almohor: guida turistica palestinese, autore, fotografo, video-maker, consulente di ONG… e potremmo andare avanti. Non avevamo pianificato nulla, sapevo solo che sarebbe stato un tour in moto in Palestina (chiamata anche Cisgiordania o West Bank).

«Che ne dici di seguire la linea verde (il confine dell’accordo di armistizio alla fine della guerra arabo-israeliana del 1948-1949. Il confine fu oltrepassato dalle forze israeliane nella guerra dei sei giorni del 1967)?». Bassam mi consegna un casco italiano (grande tocco) e siamo in sella.

Da questo giro in moto ho appreso varie lezioni… lezioni sociali-umane- politiche.

Non credere di saperne abbastanza sulla “topografia dell’occupazione”
Pensavo di aver fatto i miei compiti. Ho vissuto già in precedenza a Gerusalemme; ho visitato la Palestina diverse volte; ho letto parecchio. La mia geografia mentale comprende:

1) la mappa con la separazione della linea verde, Israele a sinistra, Palestina a destra;
2) la conoscenza dell’area A (città palestinesi), dell’area B (villaggi e città palestinesi) e dell’area C (insediamenti israeliani e aree militari che compongono la Cisgiordania. Più o meno questa è la cartina che ho in mente).

Quindi, quando Bassam ha suggerito di andare a vedere il famose muro di separazione, la mia prima reazione è stata «Uh, già fatto!». Fortunatamente la mia insofferenza è scomparsa rapidamente e ho detto «Certo».

Ora: essere sulla strada fa davvero la differenza!

Ti rendi conto di quanto sia piccolo il paese; di come il bellissimo paesaggio è punteggiato da villaggi con almeno una moschea e centinaia di cisterne nere per l’acqua, da insediamenti con i loro tetti di tegole rosse, e da avamposti illegali con le loro roulotte e case prefabbricate sulle colline; si inizia a cogliere il folle labirinto di recinzioni che separano i Palestinesi dagli Israeliani (solo a volte si tratta di un vero e proprio muro di cemento, ma quasi tutte le recinzioni sono dotate di telecamere e/o sensori); si nota chiaramente il contrasto tra le quasi superstrade (in alto) che collegano gli insediamenti israeliani e le strade e le gallerie (in basso) che collegano le città e i villaggi palestinesi. Queste strade corrono sotto gli insediamenti e non sono molto raccomandate in inverno, perché con le alluvioni improvise tipiche di queste parti si può anche restarare intrappolati e morire).

Molti villaggi palestinesi sono collegati alle strade dei coloni, quindi possiamo percorrerle. Ma Bassam ha spiegato che i villaggi hanno un cancello all’ingresso, un cancello che può mettere sotto chiave gli abitanti per “motivi di sicurezza” ogni volta che l’esercito lo ritene opportuno. Non sto cercando di fornire alcuna analisi politica, ben lungi da me; sto solo affermando che percorrere la Palestina (o quello che ne resta) in moto apre veramente gli occhi.

Usi Paypal? I Palestinesi non possono, ma in compenso hanno Palpay
Come pagare le bollette elettronicamente e ricaricaree il telefono “con facilità, comodità e sicurezza”, soprattutto se PayPal non è disponibile in Cisgiordania? Semplice, con PalPay!

Alcuni cristiani di Terra Santa sono molto accoglienti. Altri no.
Abbiamo attraversato Emmaus-Al-Qubeiba dove Gesù apparve davanti a due dei suoi discepoli, in realtà una delle tre cittadine che vengono identificate con Emmaus in Terra Santa …. Comunque, volevamo visitare un convento cattolico, ma la suora che stava uscendo ci ha fatto capire chiaramente che non eravamo i benvenuti. Esperienza opposta: nel villaggio di Aboud una donna anziana apre la chiesa solo per noi. Si tratta di un luogo santo greco-ortodosso dedicato alla Dormizione della Vergine Maria, con bellissimi elementi architettonici e scultorei che palesano il suo passato bizantino e crociato.

Non solo ulivi secolari e archeologia. Il future è adesso (anche qui).
All’entrata di qualsiasi città palestinese, vedi sempre questa indicazione (monito): «Questa strada porta a un villaggio (città) palestinese. L’ingresso per i cittadini israeliani è pericoloso (o proibito)». Ma il cartello NON si vede al di fuori della città modello di Rawabi, un nuovissimo, iper-curato insediamento quasi in stile Emirati Arabi. Fondata da un ricco palestinese con capitale proveniente dal Qatar, Rawabi ha l’obiettivo di portare la popolazione a 40.000 abitanti; di ospitare aziende tecnologiche locali (anche israeliane!); di diventare sinonimo di innovazione, sostenibilità e intrattenimento. Al momento sembra molto simile a una città fantasma, ma ha un teatro romano all’aperto di 15.000 posti in cui ho cantato “Va Pensiero” (Nabucco, opera di Giuseppe Verdi): il mio pubblico era composto da 3 guardie della sicurezza che alzano i tacchi molto velocemente (non costituiamo problema di sicurezza, oppure non apprezzano la mia voce).

Goditi l’unicità (e la novità) di essere in moto
Quasi tutti, dagli anziani ai bambini, ci fissano insistentemente mentre ci spostiamo … come se non avessero mai visto una donna sul sedile posteriore di una moto! In effetti la cosa è estremamente probabile (e in generale ci sono pochissimi motociclisti in Cisgiordania). Alcuni di loro sorridono o lanciano sguardi amichevoli, altri mostrano solo i loro occhi sgranati.

Devi fare la pipì in mezzo al nulla? Bussa a una porta.
Bassam mi porta in uno dei cosiddetti villaggi-castello dell’ Impero ottomano per visitare il palazzo di Suhweil (in ristrutturazione). Ammiriamo le serrature secolari delle grandi porte di legno, camminiamo sui tetti e ci godiamo il panorama, elogiamo i ripiani scolpiti nelle stanze… se non che ho davvero bisogno di fare pipì. Mi guardo intorno alla ricerca di un posto adatto, ma Bassam, che ha capito, inizia a bussare alle porte dei vicini e chiede per me se posso usare l’hamam (in arabo “bagno” – purtroppo non il bagno turco). Sono un po’ imbarazzata (oseresti bussare a qualche porta in Italia per chiedere di usare il bagno?), ma non la famiglia cui chiediamo: un bambino segnala dove si trova il bagno; così posso lasciare Suhweil in forma migliore.

Benvenuti a Chicago
Abbiamo attraversato un paio di città (alcune fantasma, alcune più vivaci) dove, soprattutto in estate, la maggior parte degli abitanti sono palestinesi-americani. Si tratta di persone molto ricche (almeno per gli standard locali); alcuni di loro costruiscono palazzi lussuosi ma non necessariamente li finiscono … i loro figli forse lo faranno, spiega Bassam. È la cultura locale.

Ci fermiamo a comprare acqua e sigarette in un supermercato a Turmus Ayya, e chiacchieriamo con il cugino del proprietario: viene da Chicago e qualsiasi cosa io dica, risponde con “Davvero?” (interiezione tipica di Chicago?). Ci spiega che metà (!) dei 3500 e più residenti di questo villaggio sono di Chicago!

Non c’è niente di meglio di una birra locale quando sei stanco e sudato
La nostra ultima tappa è Taybeh, un villaggio principalmente cristiano famoso per il suo micro-birrificio a conduzione familiare (il primo in Medio Oriente). Stavano per chiudere, ma abbiamo potuto fare un tour e un assaggio della loro nuova deliziosa birra bianca. La birra Taybeh è esportata all’estero, auguro loro buona fortuna!

In conclusione
Questa è la mappa del mio incredibile giro in moto di 150 km nel governatorato di Ramallah e al-Bireh.

Una volta a casa, mi rendo conto che le mie spalle sono scarlatte e che cammino in modo imbarazzante (sono stata seduta su un sedile piuttosto stretto per almeno 6 ore). Ma chi ha sentito qualcosa sulla moto? Sono stanca morta ma anche la persona più felice. E ho un nuovo amico.


Consiglio vivamente Bassam se vuoi fare un tour in Palestina, su qualsiasi mezzo di trasporto – ma in moto è il migliore – : almohor@gmail.com. È anche un po’ matto, imprevedibile e assolutamente divertente.


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