Giovani e politica
La democrazia rinasce dalla partecipazione
Si è aperto a Firenze il 56° Incontro nazionale di studi delle Acli. Al centro della riflessione, gli spazi e le modalità per trasformare la voce dei giovani in voce politica. Zucca (Iref): «I giovani hanno un interesse costante e trasversale per temi come lavoro, clima e pace». Dispenza (Acli): «I luoghi deliberativi devono essere più ampi e permeabili. Abbiamo bisogno dell’energia trasformativa dei giovani, per rifondare la democrazia». Per questo insieme ad altre cinque organizzazioni lanciano un Patto con i giovani
Non è vero che i giovani sono disinteressati, apatici, disimpegnati. Che si parli di volontariato e servizio civile, scuola, clima, diritti, solidarietà e pace i giovani ci sono. Lo sanno bene le Acli, che mettono il tema al centro del proprio 56° Incontro nazionale di studi, che si apre oggi a Firenze e proseguirà per tre giorni. “La democrazia nelle tue mani. Il potere di esserci” è il tema scelto per l’iniziativa: la partecipazione e l’attivismo dei giovani sono una delle declinazioni di questo tema che più saranno approfondite, grazie anche alla ricerca svolta da Acli e Iref. “Né dentro, né contro? I giovani e la politica”, già anticipata su Vita da Alessio Nisi.
I giovani, per quanto distanti dalla politica, si interessano con continuità a temi sociali che impattano anche sulle loro scelte e i loro comportamenti: primi fra tutti lavoro, clima, pace
Gianfranco Zucca, direttore Iref
Ma quali sono gli aspetti più inattesi che la ricerca mette in luce, rispetto alla partecipazione dei giovani e al loro attivismo? «Quello che emerge è che se da un lato sono distanti dalla politica dei partiti (che in generale sono incapaci di attirare interesse e fiducia), dall’altro si interessano con continuità a temi sociali che impattano anche sulle loro scelte e i loro comportamenti», spiega Gianfranco Zucca, direttore di Iref. «In particolare, le questioni che seguono con maggiore costanza sono il lavoro e il salario minimo, ma anche l’attualità internazionale».

In effetti, anche nelle manifestazioni di questi giorni e, in generale, rispetto alle guerre in corso, la voce dei giovani si fa sentire e la loro presenza si fa notare. «L’interesse per le guerre in Ucraina e Gaza, in particolare, è non solo alto e continuativo, ma anche trasversale rispetto all’orientamento politico. E credo che questo sia un elemento da rilevare: la questione della pace coinvolge tanto i giovani che si dichiarano di destra quanto quelli che si dichiarano di sinistra. E lo stesso vale per altri temi, come la parità di genere, o l’immigrazione».
Un elemento da rilevare è che la questione della pace coinvolge tanto i giovani che si dichiarano di destra quanto quelli che si dichiarano di sinistra. Lo stesso vale per altri temi, come la parità di genere, o l’immigrazione
Gianfranco Zucca, direttore di Iref
In questo senso, Zucca parla di “fluidità nell’interesse” , una trasversalità rispetto allo schieramento politico. «Non c’è più, per così dire, il “pacchetto completo” degli anni ‘70 e ‘80, quando i temi erano declinati in un modo dai giovani di destra e in un altro dai giovani di sinistra. Ora un ragazzo di sinistra può avere una visione negativa dell’immigrazione, ritenendo che renda l’Italia un Paese meno sicuro. Non c’è, insomma, una perfetta corrispondenza tra la collocazione politica e la costellazione dei valori».
Ci sono però alcuni valori ai quali i ragazzi si interessano con maggiore continuità ed esprimono una maggiore partecipazione: tra questi, «certamente ci sono la pace, il lavoro, i diritti».
Un “Patto” con i giovani, per rifondare la democrazia con loro
Se i giovani vogliono esserci e, in modi diversi dal passato, ci sono e prendono parte, allora occorre che siano protagonisti di un processo necessario, atteso e urgente: il rilancio della democrazia, proprio a partire dalla partecipazione.

«È questo il tema che abbiamo voluto porre al centro del nostro incontro di quest’anno, perché ci rendiamo conto che, soprattutto a causa dell’emergere di tendenze nazionaliste e autoritarie, la democrazia rischia oggi di sembrare un guscio vuoto», spiega Raffaella Dispenza, vicepresidente nazionale di Acli. «Bisogna ritrovare e rifondare i presupposti che nel ‘900 hanno consentito alla democrazia di diffondersi ed essere riconosciuta in tutto l’occidente come sistema più auspicabile», aggiunge Dispenza.
Se però la crisi della democrazia, così come della partecipazione, «è teorizzata già da tempo, occorre adesso trovare percorsi promettenti e concreti che permettano di uscire da questa crisi», afferma Dispenza.
La crisi della democrazia, così come quella della partecipazione, è teorizzata già da tempo: occorre adesso trovare percorsi promettenti e concreti che permettano di uscire da questa crisi
Raffaella Dispenza, vicepresidente nazionale di Acli
In altre parole, «bisogna rifondare la democrazia dal basso, tanto più in un contesto come quello attuale, in cui prevale la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti».
A questo scopo, sono stati individuati quattro percorsi, nei quali l’incontro nazionale si articolerà: primo, «una riflessione sull’Europa e sul suo ruolo fondamentale», spiega Dispenza; secondo, «l’azione sociale come “altra” politica»; terzo, «l’alleanza tra mondo della cultura e mondo del sociale»; quarto, «i giovani, che in una società statica, incancrenita, invecchiata, sono un’energia indispensabile, con la loro carica utopica e il desiderio di cambiamento innato».
E proprio ai giovani si proporrà, nella giornata del 27 settembre, un “Patto” per favorire la loro partecipazione. «Attraverso questo, vorremmo che la voce dei giovani si trasformasse in voce politica», afferma Dispenza. «Perché questo accada, però, servono innanzitutto nuovi spazi e nuove forme di partecipazione. E di questo parleremo insieme alle altre cinque associazioni che, insieme ad Acli, partecipano al Patto: Arci, Agesci, ActionAid, Focolari e Azione Cattolica».
Dobbiamo metterci tutti in discussione, anche noi che facciamo parte del mondo associativo, perché dai giovani ci arriva una richiesta forte di rinnovamento e adeguamento del linguaggio
Raffaella Dispenza, vicepresidente Acli
Un’attenzione particolare sarà dedicata agli «spazi deliberativi, oggi troppo ristretti e poco permeabili per la voce dei giovani, osserva Dispenza. «Dobbiamo metterci tutti in discussione, anche noi che facciamo parte del mondo associativo, perché dai giovani ci arriva una richiesta forte di rinnovamento e adeguamento del linguaggio, alla quale dobbiamo essere capaci di rispondere, per poter, con i giovani e per i giovani, costruire nuovi modelli e nuovi luoghi di partecipazione e quindi di democrazia».
Foto in apertura fornita da Acli (Elena Galimberti), foto interne fornite dagli intervistati
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