A Milano

La psicoanalisi va nelle periferie: a Milano quattro hub per una cura accessibile

Promosso da Massimo Recalcati e Jonas Milano con il sostegno del Comune e di diversi attori privati che garantiranno tariffe accessibili per le sedute, il progetto PPP rimanda esplicitamente a Pier Paolo Pasolini e alla sua attenzione per le periferie. Prevede l'apertura di quattro centri (di cui tre già operativi) in contesti marginali della città, diffondendo cultura e consapevolezza sulla salute mentale

di Francesco Crippa

L’esclusione sociale genera malattia, anche mentale. È da questo assunto di Franco Basaglia, nonché dalla pasoliniana idea che solo dove c’è cultura c’è desiderio di vita, che prende le mosse il il Progetto di psicoanalisi nelle periferie – PPP, lanciato da Massimo Recalcati e Jonas Milano con il sostegno del Comune di Milano e di diversi attori del mondo privato. L’obiettivo è quello di rendere la cura psicoanalitica più accessibile: non solo a livello economico, con tariffe gratuite o semi-gratuite, ma portando l’attenzione alla salute mentale e le risposte necessarie direttamente in quei contesti socio-culturali meno propensi ad avvicinarvisi.

Gli hub, presidi sociali nelle periferie

Al centro del progetto ci sono i Jonas Hub, luoghi dove i cittadini possono materialmente incontrare dei professionisti. Tre sono già operativi: a Corvetto c’è La Panchina, sostenuto da Fondazione Amplifon e ospitato dalla Comunità di Sant’Egidio. Il Porto si trova invece a Crescenzago, dove è stato avviato grazie a Zurich Foundation e Irpa all’interno degli spazi della Casa di Carità. A Quarto Oggiaro, invece, all’interno della Casa di quartiere Satta gestita da Sociosfera onlus c’è l’hub Il Papavero, realizzato grazie dall’azienda di biofarmaceutica Lundbeck. Un quarto hub è in arrivo grazie al contributo di Samsung: sarà in piazza Selinunte, in quella zona di San Siro lontana dalle case di lusso e dalla rigenerazione urbana.

«L’intervento sulla malattia mentale non può essere scorporato da un intervento più strutturale in grado di diffondere cultura» ha puntualizzato Recalcati, psicoanalista, che ha fondato Jonas Italia 22 anni fa. Proprio per questo, gli hub di Jonas saranno veri e propri presidi sociali. «Questo significa, innanzitutto, segnalare la nostra presenza e poi partecipare alla vita del quartiere, organizzando conferenze, censire e lavorare con le scuole dalla zona».

Il principio alla base è quello di portare le competenze nei luoghi della comunità invece che aspettare che siano i cittadini a recarsi agli sportelli e negli studi dei professionisti. Recalcati ha quindi lanciato un appello: «Questo non è solo un progetto, ma la chiamata a costruire insieme una città che non lascia indietro nessuno e che prova a mettere le sue periferie al centro. Invitiamo istituzioni, imprese fondazioni a unirsi a questa rete: perché Milano diventi il luogo dove l’inclusione non sia un’eccezione, ma la pratica; dove la cura e la cultura si intrecciano per dare futuro a tutti i cittadini».

Uno stigma ancora difficile da eliminare

Presentato in occasione con la Giornata mondiale della salute mentale, PPP, come ha sottolineato l’assessore di Palazzo Marino al Welfare e alla Salute, Lamberto Bertolé, è anche un mezzo da un lato per combattere lo stigma che ancora è diffuso verso le malattie mentali – «la salute mentale non è un tema di serie B» – e dall’altro per far fronte alle carenze di un sistema sanitario che «non lavora sulla solitudine delle persone» che spesso sembra dimenticarsi di questo aspetto della salute dei cittadini.

L’acronimo PPP, oltre a richiamare direttamente Pier Paolo Pasolini e la sua attenzione alle periferie, potrebbe essere anche sciolto in «partnership pubblico privato», come ha richiamato con una battuta Tiziana Mele, amministratrice delegata di Lundbeck Italia. Il sostegno di partner privati, infatti, è stato e sarà fondamentale nella vita del progetto, per permettere di garantire tariffe accessibili per prestazioni sanitarie che a Milano superano facilmente i 100 euro a seduta. «Le periferie, spesso caratterizzate da difficoltà di accesso ai servizi sanitari, meritano attenzione e progetti concreti», ha rimarcato Mele.

Per Angelo Carletta, direttore Risorse umane e servizi di Zurich Italia, «questo progetto testimonia come la prevenzione possa diventare protezione concreta e come, insieme, si possano costruire comunità più forti, inclusive e resilienti». Gli ha fatto eco Anastasia Buda, direttrice del comparto Est, Csr e Comunicazione di Samsung Italia: PPP, ha detto, mostra «come il pensiero progettuale, unito al fare rete, possa tradursi in strumenti di cittadinanza attiva, innovazione e coesione sociale, creando benessere diffuso e valore duraturo per il territorio». Un’azione che Fondazione Amplifon persegue da tempo offrendo sostegno e supporto alle generazioni più anziane. Intervenire nelle periferie, ha sottolineato Maria Cristina Ferradini, consigliera delegata dell’ente, non fa che proseguire questo percorso in luoghi dove marginalità, solitudine e stigma culturale sono più diffusi.

In apertura: Marcel Strauß via Unsplash

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