Il primo Atlante del Politecnico

La strage dei ciclisti sulle nostre strade

Ieri è toccato allo zio della cantante Laura Pausini, Ettore, ma in Italia quella dei ciclisti è una strage silenziosa. Solo quest'anno sono già 174 le vittime. Per capire il fenomeno, il Politecnico di Milano ha realizzato l’Atlante italiano dei morti e dei feriti gravi in bicicletta, la più completa mappatura mai prodotta nel Paese. Il progetto rivela come gli incidenti coinvolgano soprattutto uomini sopra i 30 anni e nel 68% dei casi siano causati da collisioni con automobili

di Rossana Certini

bicicletta

Ettore Pausini, 78 anni, zio della cantante Laura, è stato travolto e ucciso mentre era in bicicletta nelle campagne emiliane. Questa la notizia che sta rimbalzando sui social e sui siti d’informazione. Un dramma che cattura l’attenzione soprattuto per la notorietà del nome coinvolto ma che nei fatti si inserisce in una tragedia ben più ampia e quotidiana a cui il più delle volte nessuno fa troppa attenzione.

Invece secondo i dati dell’Osservatorio Ciclisti Asaps–Sapidata dal 1° gennaio al 26 ottobre 2025 risultano 192 ciclisti deceduti sulle nostre strade. Sono 174 uomini e 18 donne. Numeri che raccontano la pericolosità di un sistema stradale che continua a considerare la bicicletta un mezzo di trasporto secondario anziché un diritto di mobilità da tutelare.

A fronte di questa realtà non bastano più denunce o appelli. Servono strumenti per capire, prevenire e intervenire. Con questo spirito è stato realizzato l’Atlante italiano dei morti (e dei feriti gravi) in bicicletta, la più completa mappatura dell’incidentalità ciclistica mai realizzata in Italia, a cura del Politecnico di Milano che lo ha da poco presentato.

Frutto di una ricerca condotta dal Competence centre on anti-fragile territories – Craft del Politecnico, l’Atlante analizza e geolocalizza i dati Istat sugli incidenti ciclistici dal 2014 al 2023, offrendo per la prima volta una visione precisa e accessibile comune per comune di dove, come e quando accadono gli incidenti. A guidare il progetto Paolo Bozzuto, docente del Dipartimento di architettura e studi urbani del Politecnico, insieme ai professori Emilio Guastamacchia, Fabio Manfredini e Shidsa Zarei.

«La ricerca è nata quasi come una reazione civile alle continue notizie di incidenti e morti in bicicletta degli ultimi anni», spiega Fabio Manfredini, «con i colleghi ci siamo chiesti se fosse possibile conoscere meglio il fenomeno, capire dove e perché accade e offrire strumenti concreti alle amministrazioni. Perché come Dipartimento di architettura e studi urbani ci occupiamo di costruire quadri conoscitivi utili per orientare le politiche pubbliche».

Gli autori hanno individuato nei dati Istat sugli incidenti stradali una base solida per sviluppare la mappatura. Si tratta di informazioni ufficiali raccolte da polizia locale, Aci e altri enti con referti su feriti e decessi entro 30 giorni dall’incidente. Ma, precisa Manfredini: «È solo la punta dell’iceberg. Dai dati ufficiali, infatti, restano fuori molti episodi minori o non denunciati. La mappatura rappresenta comunque un patrimonio informativo enorme, con migliaia di incidenti ciclistici mappati anno per anno».

Capire dove accadono gli incidenti è il primo passo per rendere le strade più sicure

«Per noi era fondamentale la localizzazione, capire dove accadono gli incidenti infatti è il primo passo per capire quanto e come è sicura una strada», continua Manfredini. «Negli ultimi anni Istat ha reso disponibili anche le coordinate geografiche dei singoli eventi e questo ci ha permesso di geolocalizzare tutti gli incidenti del 2022 e 2023».

Da qui è nata l’idea di costruire cinque dashboard interattive (Analitica degli incidenti ciclistici in Italia, Indicatori di severità, Quota modale e incidentalità ciclistica provinciale, Quota modale e incidentalità ciclistica regionale e Mappa degli incidenti ciclistici anni 2022 e 2023) aperte e gratuite, che permettono a cittadini, amministratori e studiosi di esplorare i dati Comune per Comune e di leggere quando, dove e in quali condizioni avvengono gli incidenti.

«Il fenomeno è molto più ampio di quanto si immagini: parliamo di 16mila o 17mila incidenti l’anno e circa uno su dieci coinvolge una bici. Ma questa è solo una media nazionale perché in alcune province il dato è più altro e un incidente su quattro coinvolge una bici». Manfredini aggiunge che «la concentrazione maggiore è nel Nord in Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, anche perché lì la bicicletta è più usata».

Le differenze emergono anche in base agli orari e giorni della settimana, infatti spiega: «Nelle grandi città i picchi si registrano nelle ore di punta, mattina e tardo pomeriggio, mentre nei piccoli comuni gli incidenti si concentrano nel weekend. È un dato che conferma l’uso sportivo o ricreativo della bicicletta».

Nel 68% dei casi l’impatto è con un’auto

Spiega ancora Manfredini che: «Nel 68% dei casi l’incidente avviene per collisione con un’automobile». Inoltre il professore sottolinea che: «La maggioranza delle persone coinvolte sono uomini sopra i 30 anni e, tra le vittime, molti over 65. È chiaro che parliamo di una categoria fragile, sia fisicamente che dal punto di vista dell’esposizione al rischio». In generale è facile comprende che «il ciclista resta l’utente più vulnerabile. Nel 95% dei casi chi è coinvolto in un incidente riporta ferite o perde la vita».

Zone 30 e piste protette: servono città più lente

«Bisogna intervenire sulla riduzione della velocità media dei veicoli», afferma Manfredini, «le zone 30 e le aree a traffico limitato, come quelle sperimentate a Bologna, funzionano. Serve poi ampliare le piste ciclabili in sede protetta, progettare meglio le intersezioni e migliorare la visibilità reciproca tra auto e bici». Non manca un richiamo alla responsabilità individuale: «C’è il tema della sicurezza attiva del ciclista. Servono luci, casco, segnalazioni e una maggiore cultura della guida in bicicletta, che oggi manca completamente. Nessuno fa un corso per andare in bicicletta».

Dopo la pubblicazione dell’Atlante, l’interesse da parte dei Comuni è stato immediato tanto che il Dipartimento è stato inondato di richieste perché come spiega il Manfredini: «Molti enti locali ci hanno chiesto di usare le dashboard come base di analisi per i piani della mobilità o per interventi di messa in sicurezza. E la nostra intenzione è proprio questa: trasformare il dato in azione, mostrando come la conoscenza possa supportare politiche pubbliche efficaci». E aggiunge: «Ci ha sorpreso la forza visiva del fenomeno. Guardando le mappe si riconoscono, attraverso i puntini degli incidenti, le strade delle nostre città, i percorsi lungo le coste, le direttrici cicloturistiche. È come vedere la forma dell’Italia attraverso i suoi incidenti». E conclude: «Ci ha colpito anche la complessità del mondo ciclistico: urbano, sportivo, dei rider. Sono realtà diverse che convivono nello stesso spazio. Questo lavoro, che abbiamo voluto rendere pubblico e gratuito, serve proprio a stimolare una riflessione collettiva. A conoscere per cambiare».

Nel pezzo, schermate di alcune mappature realizzate dal Politecnico di Milano. In apertura, il presidio Basta morti in strada del gennaio 2024 a Milano, per chiedere Milano Città 30. Foto Alessandro Cimma/LaPresse

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