Cinema
“La vita va così”, diventa film la storia del pastore che rifiutò milioni di euro per la sua terra
Al Festival del Cinema di Roma presentata la pellicola di Riccardo Milani che si ispira alla vicenda di Ovidio Marras, il pastore sardo che respinse una offerta milionaria per il suo terreno a pochi chilometri da Capo Malfatano, nella Sardegna sudoccidentale. Nel cast Diego Abatantuono, Aldo Baglio, Virginia Raffaele, Giuseppe Ignazio Loi e Geppi Cucciari
Aveva 93 anni quando, il 6 gennaio 2024, ha esalato il suo ultimo respiro. Il Davide sardo che era riuscito a sconfiggere il Golia del cemento, nonostante le allettanti proposte economiche che gli erano state presentate a più riprese. Ora Ovidio Marras, il pastore che era balzato agli onori delle cronache nazionali e internazionali per aver respinto le offerte di vendita del suo terreno nella zona di Capo Malfatano (Teulada), viene celebrato da un film. “La vita va così”, di Riccardo Milani, è stato presentato ieri in anteprima al Festival del Cinema di Roma, seppure fuori concorso. La pellicola sarà proiettata nelle sale cinematografiche italiane a partire dal prossimo 23 ottobre. Scritto da Riccardo Milani e Michele Astori, il film ha un cast di tutto rispetto: Diego Abatantuono, Aldo Baglio, Virginia Raffaele, Giuseppe Ignazio Loi e Geppi Cucciari.

A Marras sono grati tantissimi sardi, non solo gli ambientalisti più convinti (tra tutti gli attivisti di Italia Nostra) ma anche semplici cittadini che non lo hanno mai conosciuto di persona. Certo, non sono mancati coloro che hanno biasimato la scelta di rifiutare svariati milioni di euro offerti dalla Sitas Srl, una joint venture che coinvolgeva numerosi colossi del settore immobiliare e turistico.
Del pastore con la quarta elementare e il suo furriadroxiu (un nome difficile da pronunciare per coloro che non parlano la lingua sarda e che si riferisce al caratteristico insediamento agropastorale monofamiliare del Sulcis Iglesiente) hanno parlato, tra gli altri, anche il New York Times e il National Geographic, plaudendo l’ostinata difesa di quei 12 ettari incontaminati.
Pur di non rinunciare alla sua terra a pochi passi dal mare turchese (dal 2006 tutelata dal Piano paesaggistico regionale varato da Renato Soru), in un angolo della Sardegna sud-occidentale non lontano dalle rinomate Chia e Tuerredda, Marras disse a chiare lettere che non avrebbe accettato neppure un’offerta da 700 milioni di euro. Cercarono di metterlo alle strette, usando le maniere forti: aprirono un cantiere a pochi metri da casa sua e avviarono le misurazioni.

Ma lui non cedette di un millimetro. Una storia d’altri tempi, verrebbe da dire. Così iniziò il lungo iter giudiziario, dal primo processo al tribunale di Cagliari, passando poi per il Tar e arrivando sino alla Cassazione (l’ultima sentenza è del 3 febbraio 2016).
Marras ha sempre vinto ma non si è mai vantato. «Non ho fatto niente di speciale, ho soltanto difeso quello che era mio e di tutti», amava ripetere. Così è andato in fumo il mega progetto di urbanizzazione che prevedeva un resort, ristoranti, ville di varie dimensioni, piscine, centri benessere per circa 150mila metri cubi di cemento. Per i lavoratori locali, come sempre, ci sarebbero stati soltanto posti da cameriere (magari stagionale) o da impiegato amministrativo.

Il regista e sceneggiatore Riccardo Milani conferma il suo rapporto speciale con l’Isola: di recente è stato l’autore di Nel nostro cielo un rombo di tuono, dedicato a un certo Gigi Riva che per i sardi (ma non solo) è stato molto più di un campione di calcio. E pure il bomber rossoblù, guarda caso, seppe dire no alla montagna di soldi delle grandi società di serie A, pur di vivere secondo i suoi canoni e restare in Sardegna sino all’ultimo dei suoi giorni. Già, storie d’altri tempi.
La foto di apertura, è di Claudio Iannone, le altre dell’autore dell’articolo.
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