Appelli
Le ong italiane: «In Sudan c’è una catastrofe umanitaria. La comunità internazionale agisca subito»
L’Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale (Aoi) condanna con forza le atrocità in corso in Sudan, dove la caduta di El-Fasher, capitale del Darfur settentrionale, nelle mani delle milizie Rsf. «È inaccettabile che, a distanza di vent’anni dai massacri del primo conflitto in Darfur, il mondo assista nuovamente a simili atrocità nell’indifferenza generale», dichiara Giovanni Lattanzi, presidente di Aoi
di Redazione
L’Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale (Aoi) condanna con forza le atrocità in corso in Sudan, dove la caduta di El-Fasher, capitale del Darfur settentrionale, nelle mani delle milizie Rsf segna un nuovo capitolo di una guerra lunga e devastante.
Il disastro di El-Fasher era annunciato: dopo sedici mesi di assedio e oltre due anni di guerra e crisi umanitaria, la tragedia attuale è il risultato di un’escalation prevedibile, ignorata troppo a lungo dalla comunità internazionale.
Da diverse ong presenti sul campo arrivano testimonianze di esecuzioni di massa, attacchi a strutture sanitarie e violenze sistematiche contro i civili. Secondo le Nazioni Unite, almeno 2mila persone sono state uccise in meno di ventiquattro ore, mentre decine di migliaia restano intrappolate in città senza accesso a cibo, acqua o cure.
La crisi in Sudan è oggi la più grave al mondo: oltre 150mila morti, 13 milioni di sfollati e 30 milioni di persone in urgente bisogno di aiuto. Il 90% dei bambini è escluso dall’istruzione e due terzi della popolazione non hanno accesso ai servizi sanitari.
«È inaccettabile che, a distanza di vent’anni dai massacri del primo conflitto in Darfur, il mondo assista nuovamente a simili atrocità nell’indifferenza generale», dichiara Giovanni Lattanzi, presidente di Aoi.
Aoi chiede alla comunità internazionale, all’Unione Europea e al Governo italiano di intervenire subito per garantire un cessate il fuoco immediato, corridoi umanitari sicuri, rafforzare gli aiuti e proteggere la popolazione civile.
L’Associazione chiede inoltre di bloccare ogni vendita o trasferimento di armi agli Emirati Arabi Uniti, indicati da fonti delle Nazioni Unite come possibili fornitori di armamenti alle milizie Rsf, in violazione dell’embargo Onu.
«Non possiamo restare in silenzio di fronte a questa tragedia: la protezione dei civili e il rispetto del diritto umanitario devono tornare al centro dell’agenda internazionale«, conclude Lattanzi.
AP Photo/Mohammed Abaker/LaPresse
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