La casa dov'è?

L’Onu è arrivata a Bastogi, quartiere simbolo dell’emergenza abitativa a Roma

Il relatore speciale per il diritto alla casa Balakrishnan Rajagopal ha visitato nei giorni scorso alcune periferie romane, per verificare il rispetto del “diritto umano alla casa”. A Roma e nelle grandi città crescono i prezzi degli affitti e gli sfratti per morosità, ma l’edilizia pubblica è al palo, il Piano Casa non c’è e i residence temporanei (come Bastogi) diventano definitivi. Ne parliamo con Alberto Campailla, presidente di Nonna Roma

di Chiara Ludovisi

L’Onu è arrivata a Bastogi, per toccare con mano l’emergenza abitativa a Roma, in uno dei quartieri che meglio la rappresenta. Balakrishnan Rajagopal, relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla casa, ha infatti incontrato, nei giorni scorsi, abitanti, famiglie e associazioni di alcune periferie della capitale (tra cui Nonna Roma e Aurelio in Comune), per verificare quali siano le criticità tante volte denunciate e arrivate anche sul suo tavolo.

Bastogi e il Quarticciolo, in particolare, sono i due quartieri che Rajagopal ha visitato, raccogliendo testimonianza sia da parte di chi ci abita sia da parte delle associazioni che qui operano e cercano di portare spazi, servizi e presidio sociale.

Il relatore ha annunciato che presenterà un rapporto ufficiale su quanto visto e ascoltato, con osservazioni e raccomandazioni riguardo un tema che, a Roma come in tutte le grandi e medie città italiane, sta esplodendo in tutta la sua gravità: quello, appunto, del diritto alla casa.

La presenza del relatore Onu nelle due periferie romane ha avuto una grande importanza sia per i residenti sia per le associazioni ed è prova di un’attenzione concreta che già in passato aveva dimostrato. Ce ne parla Alberto Campailla, presidente di Nonna Roma, una delle associazioni che ha partecipato agli incontri e che ha, tra i suoi scopi, proprio quello di contribuire al contrasto di ogni forma di fragilità e povertà nella capitale.

La presenza a Roma del relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla casa è la prova del fatto che il diritto alla casa sia parte dei diritti umani: un concetto fondamentale, che quasi sempre sfugge nel dibattito pubblico del nostro Paese

Alberto Campailla, presidente di Nonna Roma

«Innanzitutto questa presenza è stata la prova del fatto che il diritto alla casa sia parte dei diritti umani: un concetto fondamentale, che quasi sempre sfugge nel dibattito pubblico del nostro Paese. E non è una presenza formale, o puramente istituzionale: già in passato Rajagopal è intervenuto proprio sulla questione abitativa a Roma, in particolare sugli sfratti, su segnalazione del movimento Red Strike. In quell’occasione aveva portato alcuni casi sul tavolo dell’Onu, con conseguente sospensione dello sfratto», riferisce Campailla. 

In questa circostanza, l’attenzione del relatore è stata concentrata in particolare su due realtà periferiche che sono «la fotografia della periferia del nostro Paese», osserva Campailla. 

Bastogi, nello specifico, è un quartiere popolato oggi da circa 2mila persone. Si tratta, tecnicamente, dell’unico residence pubblico della città: una soluzione abitativa temporanea, cioè, per persone che avrebbero diritto a una casa popolare ma che sono ancora in attesa. «La maggior parte di loro vivono qui ormai da 30 anni: quello che doveva essere un alloggio temporaneo, come spesso capita nel nostro Paese, è diventato definitivo». In altre parole, il residence è diventato casa.

Il fatto però che si tratti di un residence, appunto, e non di edilizia residenziale pubblica, porta con sé una serie di conseguenze: «La manutenzione, prima di tutto, che è molto carente», riferisce Campailla. «E l’impossibilità di accedere ad alloggi più spaziosi, nel momento in cui il nucleo familiare si allarga. Perché va detto qui, nelle periferie, i bambini continuano a nascere», aggiunge Campailla.

Balakrishnan Rajagopal durante l’incontro con i residenti (foto Aurelio in Comune)

A Bastogi ancora si usano le bombole a gas, tanto per fare un esempio. I problemi strutturali, economici e sociali sono tanti, ma anche la vitalità e l’attivismo si fanno sentire, anche per la presenza di diverse associazioni e comitati, che hanno dato vita ad attività sportive, sportelli legali e sociosanitari e un emporio solidale.

La casa, un diritto e un’emergenza

Ciò che manca, però, sono politiche lungimiranti, che sappiano affrontare con efficacia e in modo strutturale il problema della fragilità abitativa a Roma e non solo. Per quanto riguarda la capitale, qualcosa forse si muove: «L’assemblea capitolina ha ultimamente approvato un’importante mozione per trasformare il residence in edilizia popolare. La mozione la impegna anche a istituire un tavolo del sindaco e dell’assessore alle Politiche abitative con i cittadini e le realtà del quartiere, perché siano informati e coinvolti nelle scelte. Questo è un aspetto fondamentale e particolarmente sentito dagli abitanti, come ha dimostrato l’alta partecipazione agli incontri con il relatore dell’Onu: segno che le persone sono stanche si sentirsi abbandonate», osserva Campailla. 

Il tema della casa va ben oltre i confini della capitale e riguarda la maggior parte delle città medie e grandi. «Errori storici sono stati commessi, anche dalle migliori tradizioni democratiche: costruire la città pubblica ai margini della città stessa si è rivelata, di fatto, un’idea serparatista, che ha portato alla criminalizzazione delle periferie, oggi più che mai evidente, con conseguenti interventi repressivi, a partire dal decreto Caivano e la relativa militarizzazione di queste zone», osserva Campailla. «Sulle periferie, insomma, si interviene poco e male».

Il problema abitativo, tuttavia, non riguarda soltanto le periferie, ma sempre di più entra nel cuore delle città, che «si trasformano e si piegano alle esigenze del turismo», aggiunge Campailla. «A Roma, tra il 2024 e il 2025, abbiamo perso l’80% degli affitti di periodo medio-lungo, a favore dell’incremento delle locazioni turistiche. Le poche case disponibili per gli affitti lunghi hanno costi sempre più alti: il canone di una stanza singola al Pigneto, un quartiere semicentrale, è passata rapidamente da 350 a 850 euro», riferisce Campailla. 

Cosa fare, allora, per assicurare il diritto alla casa che oggi mostra gravi segni di sofferenza in tutto il Paese, a partire dalla sua capitale? «Innanzitutto serve una legge che limiti e regolamenti gli affitti brevi: non basta una tassa, occorre una legge che ponga un freno al proliferare incontrollato delle locazioni turistiche a favore dei residenti». E poi, serve «il grande Piano casa che non c’è: un Piano tante volte annunciato e promesso, ma di fatto ridotto, per ora, a una proposta di cedolare secca al 26% sugli affitti brevi: una fatto positivo, ma non certo risolutivo»; conclude Campailla. 

Il disagio abitativo a Roma, uno studio

Quanto riferito da Campailla e denunciato dalle associazioni trova riscontro in un recente studio “Il disagio abitativo a Roma”, realizzato dal Dipartimento Memotef (Metodi e modelli per l’economia, il territorio e la finanza) dell’Università di Roma “La Sapienza”. Nella capitale (ma la situazione, come abbiamo visto, è comune a molte grandi e medie città), tra il 2019 e il 2024 c’è stato un aumento del 25,4% delle coppie e famiglie che cercano un immobile in affitto, mentre lo stock di immobili disponibili per l’affitto tradizionale è diminuito dell’80%.

Secondo lo stesso studio, a febbraio 2025 i prezzi medi degli affitti a Roma erano arrivati a 18,3 euro a metro quadro, con un aumento del 16% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente

In questo contesto, si inserisce la questione degli affitti brevi, su cui in questi giorni sta tornando l’attenzione, per il dibattito politico suscitato dalle proposte contenute nella Legge di bilancio. Come si legge nel documento del Memotef, infatti, «sono le disuguaglianze nella distribuzione del patrimonio abitativo che contribuiscono in larga parte alle disfunzioni nell’incontro tra domanda e offerta. In Italia diminuisce in particolare l’offerta di case in affitto a lungo termine, mentre aumenta quella di medio e breve termine: si registra una tendenza alla flessibilizzazione del mercato della casa e alla precarizzazione delle condizioni abitative. La tabella qui di seguito, tratta dallo stesso report, lo mostra molto chiaramente:

Al tempo stesso, in Italia e a Roma negli ultimi decenni è inoltre aumentato il numero di sfratti per morosità, dovuto alla sproporzione tra la mancata crescita dei salari – e quindi l’impoverimento della popolazione, segnalato ogni anno da Istat – e l’aumento dei canoni di canoni di locazione, che nel 2023 sono cresciuti in media del 6,3% rispetto al 2022. Nei comuni ad alta tensione abitativa gli aumenti sono ancora più accentuati. 

Al tempo stesso, la casa di proprietà è un bene che sempre meno persone possono permettersi: secondo Istat, dal 2019 al 2021 a Roma le abitazioni occupate a titolo di proprietà sono scese dal 76% al 71%, mentre aumentano quelle in affitto, dal 18% al 23%.

In sintesi, si stima che a Roma circa 92 mila  nuclei si trovino in condizione di fragilità abitativa e che 22 mila siano già in grave emergenza

Ora, non c’è che da attendere il report del relatore speciale dell’Onu, per scoprire quali criticità abbia rilevato e quali strade indicherà al nostro Paese e alla sua capitale, per rendere effettivo un diritto che, in quanto diritto umano, è dovrebbe essere garantito a tutti.

Foto Aurelio in Comune

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.