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Mastrogiacomo: famiglia interprete, ostaggi sono tutti uguali?

Ghulam Haidar e Mounir Nashkbandi, padre e fratello dell'interprete sequestrato con Daniele Mastrogiaconmo:"quanti talebani saranno rilasciati per la liberazione di Ajmal?"

di Redazione

Il rilascio di prigionieri Talebani in cambio della liberazione di Daniele Mastrogiacomo “e’ una misura eccezionale che non sara’ ripetuta”: all’indomani del ritorno in liberta’ dell’inviato di “Repubblica”, il governo di Kabul chiarisce la propria posizione sulla vicenda. “Ci sono state alcune richieste e le loro richieste sono state accettate”, dice in una conferenza stampa il portavoce presidenziale, Karim Rahimi, che, alla domanda se confermasse il rilascio di alcuni Talebani fra le condizioni poste, ha risposto: “Si'”. Tuttavia, ha tenuto immediatamente a precisare, “si e’ trattato di una misura eccezionale presa per il valore delle nostre relazioni e dell’amicizia con l’Italia che non sara’ ripetuta”. Lo stesso Rahimi ha reso noto che uno dei detenuti di cui era stato chiesto il rilascio “ha rifiutato” la liberta’ e “il governo apprezza veramente questa decisione”. E ha ribadito che non si hanno ancora notizie sulla sorte di Ajmal, l’interprete di Mastrogiacomo rapito insieme a lui il 5 marzo scorso.
La domanda che Ghulam Haidar e Mounir Nashkbandi pongono a chi li incrocia sulle scale del ministero afghano per l’Informazione suona come un appello disperato: “quanti talebani saranno rilasciati per la liberazione di Ajmal?”. I due sono padre e fratello dell’interprete sequestrato con Daniele Mastrogiaconmo e non ancora tornato in liberta’. Nel suo lungo racconto sui 14 giorni di prigionia, l’inviato di Repubblica riferisce che la 25enne guida afghana e’ stata liberata insieme a lui, ma sia i familiari che il governo di Kabul affermano che non se ne hanno tracce.
Una piccola folla composta dai familiari di Sayeh Agha, l’autista afghano di Daniele Mastrogiacomo decapitato dai talebani venerdi’ scorso, si e’ radunata stamani davanti all’edificio che ospita il personale internazionale di Emergency, e presso il quale ha trovato accoglienza lo stesso inviato di Repubblica dopo la liberazione. I presenti, circa 200, hanno sfogato la loro rabbia contro il governo, accusandolo di aver liberato cinque talebani per ottenere il rilascio di Masstrogiacomo (lo scambio non e’ stato confermato dalle autorita’). “Perche il governo rilascia cinque criminali per uno straniero infedele e non per un povero afghano”, ha detto Khan Jan, uno zio dell’autista decapitato. Un altro zio, Delbar Jan, ha rinfacciato al presidente Hamid Karzai di non aver esitato a aiutare uno straniero, dimenticandosi dei connazionali. “Il governo – ha affermato – offre dei sacrifici per gli stranieri, ma non per gli afghani”.
Un funzionario del ministero per l’Informazione, Najeeb Manalai, ha ammesso che “ci sono forti preoccupazioni che l’interprete sia ancora nelle mani dei terroristi”. Per questo l’anziano Ghulam, che si regge a fatica sulle stampelle, e il giovanissimo Mounir hanno deciso di improvvisare un sit-in sulle scale del dicastero per chiedere al governo di “non risparmiar alcuno sforzo” per la liberazione di Ajmal. “Non e’ giusto” ha detto il padre dell’ostaggio, “per la liberazione dell’italiano, il governo ha rilasciato cinque talebani, ma per la liberazione di mio figlio non ne lasceranno andare neppure uno. Non stanno facendo niente e questo non e’ giusto”. Un appello dello stesso tenore e’ venuto dalla Commissione per la difesa dei giornalisti. “Se il governo non fara’ qualcosa per al liberazione del nostro connazionale, la gente e il popolo afghano perderanno fiducia nell’esecutivo e nella comunita’ internazionale” ha detto il presidente Zia Nomia.

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