Salute

Monza, l’ospedale che si prende cura anche delle povertà

Un paziente ricoverato in ospedale sempre più spesso presenta anche altri bisogni, legati alla solitudine o alla povertà. Anche avere un pigiama pulito, così, diventa difficile. Altre volte, il problema è la dimissione, perché la persona non ha un posto dove andare o qualcuno che la possa supportare nella convalescenza. All'Ospedale San Gerardo di Monza apre un nuovo punto di solidarietà grazie ai volontari vincenziani. La nuova conferenza è dedicata a Carlo Acutis, che proprio qui venne ricoverato per la sua leucemia

di Arianna Monticelli

Un’alleanza tra volontari e operatori sanitari, per non dimenticare che chi viene ricoverato può portare con sé anche altre fragilità, oltre la malattia. Quando si varca la soglia di un reparto ospedaliero, si diventa esclusivamente pazienti. È inevitabile: la priorità è la cura. Ma in corsia le storie pregresse, fatte talvolta di situazioni di povertà, disagio e solitudine, non cambiano. Anzi, la degenza si traduce in nuove difficoltà.

La nuova Conferenza della Società San Vincenzo De Paoli, operativa alla Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza, nasce con l’obiettivo di intercettare urgenze e bisogni che non entrano nelle cartelle cliniche, ma che ogni giorno emergono anche nel contesto sanitario, e spesso si acuiscono proprio al momento del ricovero o all’atto delle dimissioni. I volontari della San Vincenzo del Consiglio centrale di Monza (che conta 24 Conferenze, 14 attive sul territorio cittadino e le restanti in Brianza) sono all’ospedale San Gerardo dallo scorso giugno, grazie a una convenzione firmata con la direzione sanitaria, e intercettano le necessità, e le difficoltà, dei pazienti e delle loro famiglie. Perché i ricoverati sono talvolta senzatetto, anziani in totale solitudine, ragazzi che hanno rotto ogni legame con la famiglia di appartenenza: per loro anche avere un pigiama per la degenza o un cambio di biancheria diventa complesso. E anche quando la famiglia c’è, capita che le condizioni di povertà, economica, sociale e culturale, siano così marcate da rischiare di inficiare persino il buon esito delle cure.

I ricoverati sono talvolta senzatetto, anziani in totale solitudine, ragazzi che hanno rotto ogni legame con la famiglia di appartenenza: per loro anche avere un pigiama pulito è un problema

Dall’aiuto al progetto

Talvolta l’aiuto è rappresentato da abiti puliti, necessari per la degenza, una spesa per chi viene dimesso, un accompagnamento a domicilio, un aiuto per la prenotazione di un controllo post ricovero, ma anche da qualcuno capace di fare da tramite con una lingua poco conosciuta o per pratiche burocratiche utili ad avviare un’assistenza ulteriore. I volontari non accedono ai reparti: intervengono su segnalazione. La collaborazione con gli assistenti sociali e la parrocchia in cui l’ospedale si trova, guidata da don Riccardo Brena, è continua. 

La presa in carico della San Vincenzo, poi, diventa spesso una vera progettualità di sostegno. Ci sono persone e famiglie che continuano a ritirare un pacco viveri ogni settimana, altre che ricevono un aiuto economico d’emergenza. Uno dei primi interventi della Conferenza è stato per una famiglia arrivata da Gaza pochi mesi fa con un ponte aereo e destinata all’ospedale San Gerardo per le cure urgenti a uno dei figli. «Sono sbarcati solo con i vestiti che avevano addosso e alcune coperte. L’aiuto immediato è stato trovare degli abiti, poi è seguito tutto il resto» racconta Stefano Bellini, presidente della San Vincenzo – Consiglio Centrale di Monza.

Sulle orme di san Carlo Acutis

La Conferenza è stata dedicata a Carlo Acutis, canonizzato lo scorso 7 settembre da Papa Leone XIV. Proprio qui, nel nosocomio monzese, Acutis morì nel 2006, a soli 15 anni, per una gravissima leucemia. Proprio tra i piccoli pazienti oncologici e le loro famiglie è iniziata la prima opera dei vincenziani nell’ospedale monzese. «La Conferenza di oggi è il frutto anche dell’esperienza che da 8 anni portiamo avanti tra i bambini in cura al centro della Fondazione Maria Letizia Verga per lo studio e la cura della leucemia del bambino Ets» spiega Bellini. Qui i volontari offrono in particolare un aiuto concreto alle famiglie in migrazione sanitaria, costrette a trasferimenti lunghi per le cure dell’oncologia pediatrica. Ci sono nuclei in arrivo anche dall’estero. «Ricordo una famiglia giunta dal Perù con una busta della spesa in cui non c’era neppure l’indispensabile. Li abbiamo accolti, ci siamo attivati per un alloggio ma anche un accompagnamento economico concreto durante la lunga permanenza» sottolinea il presidente. 

La capillarità con cui l’Opera San Vincenzo è diffusa in tutta Italia è un valore aggiunto non indifferente. «La Conferenza di Palermo ci ha segnalato l’arrivo di una famiglia in grave situazione di povertà, già assistita da loro e costretta a trasferirsi a Monza per le cure di uno dei bambini. Così abbiamo potuto attivarci per un aiuto in continuità»  ricorda Bellini. A lungo la base operativa è stata la parrocchia vicina al nosocomio. Oggi che c’è una vera e propria Conferenza ospedaliera, il riferimento diretto è la parrocchia interna, che mette a disposizione anche un piccolo spazio. I volontari attuali sono nove. Tra loro anche una cardiochirurga e due infermieri del “San Gerardo”, una geriatra e un giovane medico universitario. E proprio qui sta un altro importante valore aggiunto. Avere tra i volontari anche persone che svolgono già il loro lavoro in ospedale significa poter agire nell’immediato.

Relazioni durature, dopo le dimissioni

La tempestività è fondamentale. In un caso recente, un uomo in forte stato di povertà è stato dimesso dall’ospedale: in 24 ore, i volontari gli hanno portato degli abiti, preparato una valigia, contattato l’unico parente in Svizzera in grado di ospitarlo per la convalescenza e lo hanno accompagnato in stazione con un biglietto per il viaggio, assicurandosi poi dell’arrivo a destinazione. Una ragazza sola, alla quale gli assistenti sociali dell’ospedale avevano trovato un alloggio protetto post-dimissioni fuori provincia, è stata accompagnata sul posto da una volontaria. 

L’ingresso dell’ospedale San Gerardo di Monza

«L’obiettivo non è solo tamponare l’emergenza, ma costruire relazioni durature. Ci interessa l’accompagnamento che va oltre l’assistenza immediata», sottolinea Claudia Beltrame, membro dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Centrale di Monza, che evidenzia il valore della continuità: «Ci prendiamo cura dei pazienti non solo in ospedale, ma anche al loro rientro a casa, grazie proprio alla rete capillare di volontari delle altre Conferenze».

Per le gravi situazioni di marginalità, resta fondamentale anche l’asilo notturno di Monza, gestito da oltre 90 anni proprio dall’Opera San Vincenzo. «Vogliamo costruire un ponte di aiuto e vicinanza, perché nessuno debba sentirsi abbandonato, anche quando è ricoverato. Siamo sempre stati un’associazione di volontariato laica, pur condividendo valori cristiani. Cinquant’anni fa eravamo presenti nelle scuole, nelle aziende, negli ospedali. Oggi, con questa nuova Conferenza, vogliamo tornare alle origini ma per rispondere a esigenze che si sono fatte sempre più urgenti» conclude Bellini.

In apertura, i volontari San Vincenzo all’ingresso dell’ospedale in un banchetto per far conoscere la nuova Conferenza. Foto da ufficio stampa

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.