L'analisi
Non solo soldi: il capitale sociale conta di più nel riscatto dalle disuguaglianze
Il nuovo Rapporto di Fondazione Cariplo segnala che per la «fioritura personale» pesano di più salute ed educazione rispetto alla condizione economica di partenza. Le vie d’uscita da situazioni di svantaggio passano per il «potere dell’esempio» di un mentore e l’integrazione in una comunità di relazioni robuste
Le disuguaglianze si presentano in età precoce, rallentano lo sviluppo, minano la coesione sociale ma non sono un destino ineluttabile. Fondazione Cariplo ha presentato la seconda edizione del suo secondo Rapporto sulle disuguaglianze e lo ha fatto, non per nulla, nella cornice della Triennale di Milano, dove è in corso la 24° esposizione universale intitolata appunto Inequalities. Nella prima edizione, datata 2023, l’obiettivo era stato quello di analizzare gli effetti delle disuguaglianze. La nuova pubblicazione, invece, si è concentrata sulle cause e, soprattutto, su quei percorsi di fioritura personale grazie ai quali, pur partendo da una condizione di «svantaggio», le persone possono realizzarsi ed essere soddisfatte della propria vita. Disuguaglianza, spesso, fa rima con discriminazione. Per questo, hanno detto in coro Giovanni Azzone e Valeria Negrini, presidente e vice di Fondazione Cariplo, il contrasto alle disuguaglianze è una sfida politica di carattere collettivo.
Fattori di freno e di sviluppo
Se il principale freno allo sviluppo si conferma la famiglia, inteso come contesto sociale, culturale ed economico in cui si perpetrano di generazione in generazione determinati pattern (basti pensare ai dati Istat che ci dicono che solo il 12,8% dei giovani provenienti da famiglie con basso livello di istruzione riesce a laurearsi, contro il 67,1% dei figli di laureati), i fattori protettivi e propulsivi individuati dall’analisi qualitativa e quantitativa condotta da Cariplo sono la spinta al raggiungimento di risultati, la fiducia in se stessi, l’autonomia, la capacità di problem solving e la presenza di relazioni sociali robuste.
Spicca, in questo breve elenco, l’assenza dell’impatto della dimensione economica, che di norma è invece il primo fattore cui si fa riferimento quando si pensa a quei veicoli che permettono di «farcela», secondo l’equazione più risorse economiche uguale più opportunità. Un’equazione vera, ma insufficiente. Il Rapporto, infatti, prendendo in considerazione cinque dimensioni – economica, sociale, educativa, familiare e la salute – ha evidenziato che solo per il 54% degli intervistati la situazione economica di partenza ha avuto un impatto positivo sulla propria fioritura. Pesano di più, invece, la salute e la possibilità di curarsi (70%), l’esperienza educativa e scolastica (65%), la vita familiare (63%) e la vita sociale (60%).
Tutto questo non significa che la condizione economica non abbia un impatto. Il livello di soddisfazione espresso dagli intervistati rispetto alla cinque dimensioni di cui sopra, infatti, varia sensibilmente al variare del proprio benessere economico. Così, il 72% di chi si definisce benestante dichiara di essere soddisfatto della propria condizione educativa, contro solo il 49% di chi riferisce di avere difficoltà economiche.
Mentori e comunità, le leve per la fioritura personale
I livelli di soddisfazione specifica, però cambiano anche in relazione alla percezione delle propria marginalità sociale. Chi si sente più escluso è, nelle cinque dimensione, più insoddisfatto. Dunque, le leve per uscire da una condizione di diseguaglianza individuate come fondamentali da Fondazione Cariplo sono, come li ha definiti Federico Fubini, vicedirettore del Corriere della Sera e membro dell’advisory board del Rapporto, il «potere dell’esempio» e il «capitale sociale».
In altre parole, un mentore e la comunità. Il primo rappresenta una figura (o più figure) che si incontra nella propria vita e che è in grado di farci scoprire ed esprimere il nostro potenziale individuale: può essere un amico, un familiare, un insegnante, anche inconsapevole di esserlo. Una persona sola, però, non basta: ecco quindi la comunità, cioè l’insieme di relazioni sociali che permettono la fioritura di quel potenziale. E, di conseguenza, quella di tutta la società. Osservando i dati, infatti, emerge che più di un intervistato su due (52%) è stato in grado di migliorare la propria condizione economica rispetto al punto di partenza, ma la percentuale cresce tra chi vive in contesti socialmente integrati (64%) e cala tra chi è isolato (28%). La conferma che le comunità, quando funzionano, possono essere dispositivi potenti di protezione e fiducia e quindi di slancio.
In apertura: Elyse Chia via Pixabay
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.