Partecipazione
PeaceMed, imparare la pace si può
Rafforzare le competenze per la possibile costruzione di percorsi partecipati sulla via della pace, coinvolgendo le giovani generazioni e la governance delle organizzazioni. È l'obiettivo di PeaceMed, progetto di Caritas Italiana, in collaborazione con Rondine – Cittadella della Pace. Si è appena conclusa a Roma la Autumn school. Danilo Feliciangeli, referente italiano: «Partecipano rappresentanti di organizzazioni della società civile da 19 Paesi diversi: Egitto, Iraq, Somalia, Siria... Il progetto prevede una formazione e la costruzione di una rete permanente»
Formarsi alla pace e alla riconciliazione, con un focus sui giovani, in un’ottica di sviluppo sostenibile, con lo sguardo rivolto alle comunità che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Si chiama PeaceMed – Promuovere la pace come bene comune e potenziare le organizzazioni della società civile del Mediterraneo. È un progetto di Caritas Italiana, cofinanziato dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, teso al coinvolgimento di altri Paesi del Medio Oriente e del Corno d’Africa. Nel complesso, sono partner del progetto le Caritas e altre organizzazioni della società civile di un gran numero di Paesi: Tunisia, Marocco, Egitto, Spagna, Malta, Grecia, Cipro, Turchia, Libano, Terra Santa, Siria, Giordania, Iraq, Somalia, Gibuti e Mauritania, con l’intenzione di coinvolgere anche Algeria, Libia e Iran.
La costruzione di percorsi partecipati
Il progetto mira al rafforzamento di competenze rispetto alla possibile costruzione di percorsi partecipati sulla via della pace, coinvolgendo le giovani generazioni ma, allo stesso tempo, anche la governance delle organizzazioni coinvolte, nell’ottica di rafforzare una rete di relazioni regionale, che possa condividere esperienze e sfide su un tema tanto comune e urgente. Una questione di estrema attualità, in un periodo che vede estendersi la “terza guerra mondiale a pezzi” di cui parla papa Francesco. Ad occuparsi della formazione è l’associazione Rondine – Cittadella della Pace.

«Si è appena conclusa a Roma la seconda formazione in presenza, il percorso ne prevede tre», dice Danilo Feliciangeli, referente italiano del progetto. «Questa doveva essere una Summer school prevista a giugno, purtroppo con l’attacco di Israele all’Iran è saltata perché alcuni nostri partner partecipanti a questo percorso non potevano venire, era prevista proprio in quei giorni. Quindi, è diventato una Autumn school, iniziata mercoledì 29 ottobre e terminata il 3 novembre». Tra i momenti principali: la giornata formativa presso Arezzo, a Rondine – Cittadella della Pace, il modulo centrale a Roma appena concluso, nella sede di Caritas Italiana, il passaggio della Porta Santa e l’Angelus domenica 2 novembre e, infine, la fase conclusiva dedicata alla progettazione di nuove iniziative di pace.
Due obiettivi: formazione e rete permanente
L’obiettivo del progetto è duplice. «Uno è quello di formarci. Ci sono rappresentanti da 19 Paesi diversi di organizzazioni della società civile, Caritas e altre». Gli italiani che partecipano appartengono alla Caritas italiana e alle Associazioni cristiane lavoratori italiani – Acli. «Il percorso, iniziato a dicembre 2024, prevede una formazione di 12 mesi, per essere capaci di lavorare come operatori per la riconciliazione, la promozione di progetti di pace, di dialogo, di scambio, di trasformazione del conflitto che, quindi, sia gestito in maniera non violenta ma sia trasformato in qualcosa di costruttivo».
L’altro obiettivo è quello di costruire una rete permanente. «Ognuno potrà sentirsi parte di un percorso più grande, quindi non agire, non operare da solo nel proprio paese in cui le condizioni spesso sono difficilissime: abbiamo colleghi dalla Somalia, dalla Terra Santa, dalla Siria, dal Libano, dall’Iran. Contesti molto difficili in cui tante volte c’è il rischio di sentirsi un po’ una goccia piccolissima in un deserto, neanche in un oceano».
Creare una mentalità diversa
«Nel periodo che stiamo vivendo, un progetto del genere è importantissimo perché, prima di tutto, cerchiamo di motivarci, di capire che è possibile una realtà diversa. E questo l’abbiamo fatto anche grazie alla formazione di Rondine – Cittadella della Pace, che con le loro storie, con le testimonianze dei loro studenti ci hanno dimostrato che è possibile costruire qualcosa di diverso e immaginare un futuro differente rispetto a un conflitto violento», prosegue Feliciangeli.
«Adesso questa speranza penso sia proprio necessaria, altrimenti rischiamo di rassegnarci all’idea dell’inevitabilità della guerra, che può essere evitata se ci sono la volontà e le competenze per farlo». Il referente italiano afferma che, dopo la formazione e la motivazione, i partecipanti al progetto daranno «il piccolo contributo sui territori, tra le comunità. Non pensiamo di andare a cambiare le governance o il pensiero di chi decide se ci sia una guerra o meno. Però come organizzazioni della società civile lavoreremo sul campo per cercare di creare e diffondere una mentalità diversa».
Organizzazioni attive nell’ambito sociale ed educativo
I partecipanti al progetto fanno tutti parte di organizzazioni attive nell’ambito sociale ed educativo. «Nell’ambito della promozione della pace, della riconciliazione in alcuni paesi ancora non si fa nulla, siamo qui per cominciare un percorso. Alcuni hanno già delle esperienze, come ad esempio i colleghi di Caritas Siria che da più di cinque anni portano avanti un centro giovanile, attraverso l’arte e l’artigianato si promuove la riconciliazione tra le varie componenti della società siriana che da 15 anni vivono la guerra civile», racconta Feliciangeli. I giovani di Caritas Libano «da anni portano avanti un progetto di formazione per i ragazzi alla cittadinanza attiva e all’accoglienza anche del diverso, grazie a dei campi di volontariato, con delle attività estive. A breve faranno un grande evento per la pace, in cui attraverso lo sport si uniranno più di 3mila giovani appartenenti ai diversi gruppi, tra musulmani sunniti, sciiti, cristiani e tutte le varie fazioni che possono essere in conflitto tra loro».
Il saluto di papa Leone
Anche il Papa, durante l’Angelus di domenica scorsa, ha salutato «i rappresentanti del gruppo PeaceMed, provenienti da diversi Paesi del Mediterraneo». «È stata una bella emozione e un bel riconoscimento. Speriamo di incontrare presto papa Leone anche di persona per raccontargli i frutti di questo percorso. Il suo saluto di domenica è sicuramente un incoraggiamento ad andare avanti», prosegue Feliciangeli. «Eravamo ad ascoltarlo in piazza San Pietro cristiani, musulmani, cattolici ortodossi. Abbiamo passato insieme la Porta Santa, ognuno portandosi dentro il proprio significato di questo passaggio. È stato bello che anche i colleghi e amici musulmani o ortodossi abbiano voluto trascorrere questa giornata con noi».
Foto ufficio stampa Caritas Italiana
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