Sport

Più facile usare le palestre scolastiche, ma solo il 38% degli istituti ne ha una

L’accesso agli impianti scolastici sarà più semplice per associazioni e società sportive. Il ddl approvato ieri alla Camera snellisce le procedure per la concessione e affida ai dirigenti scolastici l’onere di comunicare all’ente proprietario eventuali ragioni ostative legate allo svolgimento di attività curricolari o extracurricolari. Adriana Bizzarri (Cittadinanzattiva): «La possibilità di utilizzare palestre scolastiche garantisce costi calmierati per le famiglie, ma soltanto il 38% delle scuole ne ha una»

di Daria Capitani

È uno dei nodi da sciogliere all’inizio di ogni anno sportivo: individuare le strutture adatte a ospitare gli allenamenti. Il disegno di legge approvato ieri all’unanimità alla Camera dei Deputati punta a semplificare le procedure che associazioni e società sportive dovranno svolgere per accedere alle palestre scolastiche. Partito da una proposta di origine parlamentare, il testo modifica la normativa sull’utilizzo di impianti scolastici a uso sportivo.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara lo ha definito «un importante risultato, in coerenza con il piano di investimenti per lo sport nelle scuole pari a quasi un miliardo di euro». Per il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, «garantire che gli impianti sportivi scolastici siano messi a disposizione delle associazioni e società sportive anche al di fuori dell’orario delle lezioni, è non solo questione di infrastrutture ma di coesione sociale, inclusione e benessere».

Che cosa prevede

Procedure più snelle per la concessione a favore di società e associazioni sportive degli impianti sportivi scolastici da parte degli enti locali proprietari delle strutture, ma anche il superamento del principio dell’assenso preventivo delle scuole per l’utilizzo. È prevista un’inversione del processo di autorizzazione: è affidato ora ai dirigenti scolastici l’onere di comunicare all’ente proprietario eventuali ragioni ostative legate allo svolgimento di attività curricolari o extracurricolari.

Nel nostro Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola è emerso che soltanto il 38% degli edifici scolastici è dotato di una palestra. È una percentuale che sta aumentando ma che resta ancora troppo bassa, soprattutto alla luce di un forte gap tra le regioni

Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva

«In questo modo», si legge in un comunicato del Ministero dell’Istruzione e del Merito, «è ribadita la principale ed essenziale funzione delle palestre scolastiche, finalizzata allo svolgimento delle attività inserite nel Piano triennale dell’offerta formativa di ogni scuola. Al contempo, se ne riafferma il valore sociale e di bene comune, agevolandone l’utilizzo da parte delle associazioni sportive ogni qual volta non siano svolte al loro interno attività inerenti l’offerta formativa dei singoli istituti».

Cittadinanzattiva: «Bene il ddl, ma servono più spazi»

Per i grandi e piccoli atleti che praticano sport in Italia è una buona notizia. Lo dice la coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva Adriana Bizzarri, «soprattutto perché l’utilizzo di strutture scolastiche garantisce costi calmierati e accessibili per le famiglie. In generale, si ridà centralità all’autonomia scolastica, con gli istituti che potranno dare la propria disponibilità a ospitare associazioni e società sportive. Viene potenziata in questo modo la prassi già esistente di ospitare attività sportive nelle scuole e si ribadisce l’importanza di far praticare sport a un numero sempre più ampio di bambini».

Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola Cittadinanzattiva.

Ma c’è un altro aspetto su cui Bizzarri intende porre l’attenzione, soprattutto in ottica di investimenti futuri. «Nel nostro Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola (con dati estrapolati ad agosto 2025 all’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica) è emerso che soltanto il 38% degli edifici scolastici, 15034 su 39351, è dotato di una palestra. È una percentuale che sta aumentando ma che resta ancora troppo bassa, soprattutto alla luce di un forte gap tra le regioni: in Calabria la percentuale scende al 22%, in Sicilia al 27 e in Campania al 31%, mentre in Liguria raggiunge quota 55%».

Il Rapporto cita i dati relativi alle nuove palestre realizzate grazie ai fondi Pnrr: «Abbiamo censito 412 interventi di cui soltanto 153 finalizzati alla costruizione di nuove strutture, i restanti riguardano la manutenzione ordinaria e straordinaria o l’efficientamento energetico di impianti già esistenti». Di recente, aggiunge Bizzarri, «45 milioni di euro sono stati destinati a palestre e strutture per i licei scientifici a indirizzo sportivo. Tra Pnrr e fondi Fesr, è indubbiamente arrivata una boccata di ossigeno, a cui si somma un investimento mirato nelle periferie da parte del Dipartimento Sport e Politiche giovanili, ma di fronte a un divario territoriale così grande occorre proseguire con costanza nell’investimento».

Perché le palestre sono così importanti quando si parla di scuola? «Insieme alle mense e agli impianti di condizionamento, sono una delle tre condizioni essenziali per garantire l’utilizzo degli spazi scolastici tutto l’anno e l’apertura estiva, un periodo in cui le famiglie ne hanno anche più necessità».

La palestra (scolastica) aperta fino a mezzanotte

All’Istituto comprensivo Alda Merini di Milano, l’alleanza con le realtà del Terzo settore che si occupano di sport (ma non solo) è parte integrante di quello che il dirigente scolastico Angelo Lucio Rossi definisce un patto educativo di comunità. «La nostra palestra è un luogo pubblico e per questo è utilizzato dalle 8 di mattina fino a mezzanotte. Nella nostra grande lavagna all’ingresso della scuola di via Gallarate c’è una scritta di Don Pino Puglisi: “Se ognuno fa qualcosa si può fare molto”», racconta. «La nostra storia degli ultimi 12 anni è il frutto dell’impegno personale di alunni, insegnanti, personale Ata, genitori, nonni, volontari, associazioni, Fondazioni e altri enti». Qui è stato sottoscritto il primo patto educativo di Milano per sviluppare una “scuola della comunità” dove sono protagoniste diverse associazioni e fondazioni che ne utilizzano gli spazi, «contribuendo alla crescita dei bambini e dei ragazzi».

La fruizione di spazi da parte di enti non profit incide sui percorsi di apprendimento e sui progetti educativi. Il protagonismo dello sport ha trovato cittadinanza dentro la nostra scuola perché da lì passa, vive e si genera un adulto

Angelo Lucio Rossi, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Alda Merini di Milano

L’obiettivo è «favorire una continuità orizzontale tra le esperienze che vive il bambino dentro e fuori dall’orario scolastico». Perché è importante che l’istituzione scolastica apra le sue porte alle associazioni del territorio? «La fruizione di spazi da parte di enti non profit incide sui percorsi di apprendimento e sui progetti educativi. Il protagonismo dello sport ha trovato cittadinanza dentro la nostra scuola perché da lì passa, vive e si genera un adulto. Lo sport insegna il sacrificio, l’appartenenza, il protagonismo: sul campo emergono tante dimensioni e tante valorizzazioni dei ragazzi».

Ma secondo Rossi c’è un elemento altrettanto importante: «Le realtà che al pomeriggio utilizzano gli impianti scolastici restituiscono sotto forma di competenze e contenuti nel curriculo della mattina. Non soltanto con il torneo di calcio o pallavolo, ma con progetti pensati ad hoc».

La fotografia in apertura è di Patricia Prudente su Unsplash

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