Censimento Istat
Quanto vale il non profit? 93 miliardi di euro
Istat ha diffuso i risultati definitivi del Censimento permanente delle Istituzioni non profit 2021 relativi alle dimensioni economiche, alle attività di raccolta fondi realizzate dalle istituzioni non profit e alle donazioni ricevute. Le entrate si avvicinano ai 93 miliardi di euro, in crescita del 32%. Il 73% di esse deriva da privati. Donazioni e lasciti valgono 4,1 miliardi, mentre le entrate derivanti da raccolta fondi realizzate mediante cessione di beni o servizi valgono 1,1 miliardi. Sorpresa: solo il 17% delle organizzazioni fa fundraising
Il valore economico del non profit? Quasi 93 miliardi di euro, per l’esattezza 92,86. È questo il volume complessivo delle entrate delle istituzioni non profit rilevato dall’Istat al 31 dicembre 2021, con una crescita del 32% rispetto al censimento precedente, del 2015, quando le entrate ammontavano a poco più di 70 miliardi di euro. Il 50% di queste entrate afferisce ad associazioni, il 18% a cooperative sociali, il 14% a fondazioni e il rimanente a enti con altra forma giuridica.
Istat ha pubblicato un nuovo tassello dei risultati definitivi della rilevazione campionaria sulle istituzioni non profit condotta nel 2022 nell’ambito del secondo Censimento permanente delle istituzioni non profit (scarica qui tutte le tavole).

Salgono invece del 36% – sempre fra il 2015 e il 2021 – le uscite: quasi 84 miliardi di euro contro i 61 miliardi del 2015. La sola voce oneri/spese per i dipendenti pesa 23,7 miliardi di euro, seconda solamente alla voce acquisti di beni e servizi che vale 24,2 miliardi.

Le risorse da privati? 2,7 volte quelle del pubblico
Il 73% delle entrate delle istituzioni non profit deriva da un finanziamento privato: 68 miliardi di euro contro i quasi 25 miliardi di entrate che arrivano dal pubblico. Significa che le risorse messe nel non profit da soggetti privati sono 2,7 volte quelli che mette il pubblico.
Se invece guardiamo al numero delle organizzazioni, ecco che l’83% è finanziata prevalentemente da privati (299.473 istituzioni non profit sulle 360.623 censite) e solo il 17% è finanziata prevalentemente dal pubblico. Il finanziamento pubblico è prevalente se la somma delle entrate derivanti da sussidi e contributi a titolo gratuito da e/o enti pubblici nazionali e internazionali e ricavi derivanti da
contratti e/o convenzioni con istituzioni e/o enti nazionali e internazionali è superiore al 50% delle entrate totali.

Le entrate voce per voce
Dal punto di vista della tipologia delle entrate, la voce più pesante è quella relativa ai “contributi annui aderenti, comprese quote sociali e contributi del fondatore”, seguita dai “proventi/entrate derivanti dalla vendita di beni e servizi”. I “proventi/entrate derivanti da attività di raccolta fondi realizzate attraverso la cessione di beni o servizi” valgono 1,1 miliardi di euro, a cui si aggiungono 4,1 miliardi di “Contributi a fondo perduto, donazioni e lasciti”. I proventi/entrate derivanti da strumenti di sussidiarietà fiscale valgono 762 milioni di euro.

Solo il 17% delle istituzioni non profit fa fundraising
Sorprende un po’ il numero delle istituzioni non profit che hanno dichiarato di aver fatto attività di raccolta fondi nell’anno 2021: 61.890 su 360.623, pari appena al 17%. Nel 2015 erano 72.099 su 336.275, pari al 21%.
Istat quindi ha fatto un focus specifico tra le istituzioni non profit che hanno messo a bilancio, nel 2021, contributi a fondo perduto, donazioni o lasciti per regione: 68.214, pari al 19% delle Inp. Fra queste realtà, quali sono le modalità di raccolta fondi più diffuse? In testa c’è la vendita di beni e/o prodotti, azione messa in campo da 24.815 organizzazioni. Seguono gli eventi e/o manifestazioni pubbliche, promossi da 23.782 realtà (anche se nel 2021 eravamo ancora con le limitazioni legate al Covid). Sono 4.126 gli enti che hanno fatto crowdfunding e solo 1.560 quelli che fanno corporate fundraising. Pochissimi ancora quelli che fanno campagne per i lasciti testamentari: appena 431.

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