Sinergie per la salute
Ricerca: bandi Gilead per 1,3 milioni di euro
Annunciati i vincitori dei 63 bandi del Fellowship Program e del Community Award Program, rivolti a ricercatrici e ricercatori e associazioni di pazienti.
Sono stati annunciati oggi a Milano i 63 progetti vincitori della 14ª edizione dei Bandi Gilead, il Fellowship Program e il Community Award Program, dedicati alle migliori iniziative socio-assistenziali e di ricerca scientifica proposte da enti di ricerca e associazioni di pazienti. I progetti possono godere del finanziamento di oltre 1,3 milioni di euro, tanto è stato complessivamente stanziato dall’azienda farmaceutica Gilead che, dalla prima edizione a oggi, ha dedicato a questa iniziativa 18 milioni di euro per un totale di oltre 700 progetti beneficiari.
Dei 69 progetti di carattere medico-scientifico presentati per il Fellowship Program, ne sono stati selezionati trentadue, tutti riguardanti le aree delle patologie infettive, oncologiche, epatiche ed ematologiche. Trentuno, dei 58 presentati, sono stati i progetti di natura socio-assistenziale premiati al Community Award Program con oltre 550 mila euro e presentati da Associazioni di pazienti ed Enti del Terzo settore nell’ambito delle stesse patologie del Fellowship Program. Tutti i progetti, valutati da un comitato di scienziati, mirano a migliorare la salute pubblica la qualità della vita degli esiti clinici dei pazienti affetti dalle patologie oggetto dei bandi.
«L’altissima qualità dei progetti premiati al Fellowship Program dimostra ancora una volta la preparazione e la capacità del comparto della ricerca italiana in ambito medico-scientifico, soprattutto quella rappresentata dalle ricercatrici e dai ricercatori più giovani» ha dichiarato nel corso dell’evento Massimo Andreoni, Direttore Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive, Policlinico Tor Vergata, Roma, Presidente Commissione giudicatrice Fellowship Program e Commissario per l’area HIV 2025. «Sembra quasi paradossale dover difendere la ricerca biomedica e ricordate tutti i risultati ottenuti per la salute delle persone. Grazie alla ricerca scientifica si salvano vite, viviamo più a lungo e meglio. Tuttavia, bisogna ribadirlo perché viviamo in un periodo di forte antiscienza. Inoltre, le istituzioni del Paese non finanziano a sufficienza la ricerca. Ben vengano quindi le sinergie e la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti: gli enti e gli istituti di ricerca, le associazioni di pazienti e le aziende. I benefici della ricerca medica non riguardano solo il singolo individuo ma le intere comunità».
A contribuire alla salute della collettività sono anche le Associazioni di pazienti, con un ruolo complementare a quello della ricerca e che il Community Award Program punta a sostenere come emerge dai progetti finanziati quest’anno. «Le iniziative premiate al Bando dimostrano la capacità delle organizzazioni di pazienti non solo di intercettare i bisogni reali delle persone colpite da malattie gravi e di chi si prende cura di loro, ma di contribuire, e a volte vicariare iniziative di salute pubblica e di prevenzione, ad esempio nell’area delle malattie infettive» ha detto Guendalina Graffigna, Ordinario di Psicologia dei consumi e della Salute, Direttore di EngageMinds HUB, Università Cattolica del Sacro Cuore, Commissario unico del Community Award Program. «Le associazioni sono antenne sul territorio che non si limitano a denunciare le mancanze del sistema, ma suggeriscono con forte creatività soluzioni che possono portare a innovazioni del sistema dal basso, molto preziose soprattutto quando il mondo della clinica sembra distaccato dalla realtà dei pazienti e dalle loro urgenze. I bandi che le associazioni presentano sono sempre più strutturati, dall’ideazione alla rendicontazione, e ciò le rende interlocutori di livello, attori chiave nel sistema salute del Paese». Come sono stati selezionati i progetti? «Guardando appunto all’impatto reale o potenziale sulla vita delle persone e in un’ottica anche di salute pubblica. Guardando all’innovazione, alle sinergie proposte e alla capacità di raggiungere aree o sottopopolazioni periferiche quanto a ricerca o a presa in carico. Infine, considerando quegli aspetti culturali da scardinare perché di ostacolo all’alfabetizzazione medica e scientifica delle persone».
Il sostegno alla ricerca di Gilead Italia non si limita al finanziamento di progetti di bandi ma anche al supporto fornito ai centri di ricerca alla pubblicazione sulle riviste scientifiche: «I cosiddetti Data Publication Grant per i quali, dal 2019 a oggi, abbiamo destinato 2 milioni di euro e che hanno visto la pubblicazione di 83 lavori» ha spiegato Carmen Piccolo, direttore medico di Gilead. Infine, dal punto di vista del paziente, poter essere arruolato in un trial clinico è spesso un’occasione importantissima perché significa avere accesso a farmaci innovativi che potrebbero arrivare sul mercato più in là. «Sono stati oltre 91mila i pazienti italiani coinvolti nei 209 studi clinici attivati dal 2013 a oggi nei 154 centri di ricerca con i quali Gilead Italia, che quest’anno celebra i suoi 25 anni di presenza nel Paese, collabora». Dei trial clinici condotti in Italia, il 60% riguarda l’oncologia, il 25% è in fase II, mentre il 75% in fase III o IV. Nel concludere, Frederico da Silva, General Manager e Vice President di Gilead Sciences Italia, ha lanciato a tutti un messaggio: «Proseguiamo così, facendo sempre meglio. Solo dall’unione dell’impegno di tutti gli attori del sistema salute possono nascere sinergie capaci di migliorare la salute individuale e collettiva».
Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay
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