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Riforma non autosufficienza, debutta il Comitato interministeriale per la popolazione anziana

Il Cipa è il nuovo organo previsto dalla riforma della non autosufficienza per l'indirizzo e il coordinamento tra Stato, Regioni, enti locali e parti sociali, in tema di politiche per la popolazione anziana. La presidente è della viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci. Dei quattro esperti previsti, c'è il primo nome ufficiale: quello di Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità

di Sara De Carli

Giuseppe Milanese

Il presidente di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, è stato nominato «esperto dotato di elevata professionalità» nel Comitato Interministeriale per le politiche a favore della Popolazione Anziana – Cipa, l’organismo incaricato di promuovere il coordinamento e la programmazione integrata delle politiche nazionali per la terza età, con particolare riguardo alla presa in carico delle fragilità e della non autosufficienza. Si tratta della prima nomina “bollinata” per il nuovo organismo introdotto dalla legge 33/2023, la cosiddetta riforma della non autosufficienza: quattro gli esperti previsti.

Il Cipa dovrà essere l’organo di indirizzo e coordinamento tra Stato, Regioni, enti locali e parti sociali, in tema di politiche per la popolazione anziana. La presidenza è affidata alla viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci, «a sottolineare la centralità delle politiche per gli anziani nel quadro delle politiche pubbliche, non solo come tema “assistenziale” ma anche come ambito strategico di coesione sociale, lavoro, inclusione e sviluppo territoriale», afferma il ministero in una nota. Il Cipa non svolge direttamente attività erogative, ma è il soggetto che assicura che le politiche siano coerenti tra i diversi livelli (nazionale, regionale, locale), che vi sia raccordo tra ministeri, e che i servizi sociali, sanitari, sociosanitari operino in rete, evitando sovrapposizioni o vuoti.

Il Cipa elaborerà ogni tre anni il Piano nazionale per l’invecchiamento attivo, l’inclusione sociale e la prevenzione delle fragilità nella popolazione anziana e quello per l’assistenza e la cura della non autosufficienza nella persona anziana. Redigerà anche le Linee guida in materia di senior cohousing e cohousing intergenerazionale. Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali fa sapere di aver «avviato i lavori per la redazione di questi fondamentali documenti che verranno formalmente approvati entro il corrente anno, anche attraverso il coinvolgimento attivo dei maggiori stakeholder e delle parti sociali come già avvenuto in occasione della giornata di incontro e ascolto tenutasi il 10 luglio scorso».

Il Piano dell’invecchiamento attivo e il Piano della non autosufficienza nella popolazione anziana dovranno essere adottati con cadenza triennale e aggiornati annualmente, previa intesa in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni, e sentite le parti sociali, le associazioni di settore e le associazioni rappresentative delle persone in condizione di disabilità: «Questi piani costituiscono lo strumento strategico-programmatico per indirizzare interventi, coordinare soggetti pubblici e privati, stabilire obiettivi, indicatori e allocare risorse».

Giuseppe Milanese è nato a Mesagne (Brindisi) nel 1965, è laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Malattie Infettive e ha un Master in Economia sanitaria. Ha insegnato a Tor Vergata e all’Università La Sapienza. È presidente dal 2000 di Osa e dal 2010 di Confcooperative Sanità, oltre che vicepresidente di Confcooperative Lazio. La nomina di Milanese nel Cipa costituisce un importante riconoscimento del ruolo della cooperazione sanitaria e sociosanitaria italiana, che da anni sperimenta modelli di welfare di comunità, capaci di coniugare innovazione e prossimità e di offrire un sistema di assistenza primaria sussidiario e complementare al servizio sanitario pubblico, che punta a migliorare l’accesso alle cure, la presa in carico, sostenere la prevenzione e garantire solidarietà e mutualità. «Questa nomina è un riconoscimento che va oltre la dimensione personale: è il frutto di un impegno collettivo, costruito insieme a tanti professionisti, caregiver e cooperative che ogni giorno si dedicano alla cura e al benessere delle persone anziane e fragili. È la conferma che il lavoro di squadra e la collaborazione pubblico-privato sono la chiave per costruire un sistema più equo, sostenibile e vicino ai bisogni reali delle persone, per una sanità sempre più a misura di anziano», commenta Milanese.

Questa nomina è un riconoscimento che va oltre la dimensione personale. È la conferma che il lavoro di squadra e la collaborazione pubblico-privato sono la chiave per costruire un sistema più equo, sostenibile e vicino ai bisogni reali delle persone

Giuseppe Milanese, presidente Osa e Confcooperative Sanità

La legge delega in realtà, prevedeva la nascita di un Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente – Snaa che aveva il compito di presiedere alla programmazione integrata, alla valutazione e al monitoraggio di tutti gli interventi e i servizi pubblici (statali e territoriali) rivolti alle persone anziane non autosufficienti: tutti significava quindi interventi sanitari, sociali e monetari. Era un po’ questa la rivoluzione, il superamento della frammentarietà degli interventi in un’ottica integrata: come integrati sono i bisogni e le necessità della non autosufficienza. Per come il Governo lo ha disegnato con il decreto delegato n. 29 del 2024, lo Snaa viene circoscritto alle sole misure sociali, osserva da tempo il Patto per la Non Autosufficienza. Il Piano nazionale per l’assistenza e la cura della fragilità e della non autosufficienza nella popolazione anziana infatti «costituisce parte integrante del Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali» e «le regioni e le province autonome elaborano i Piani regionali corrispondenti e li trasmettono al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per il monitoraggio e la verifica dello stato di attuazione dei Leps»: «si parla solo di Leps, mai di Lea. Si è perso l’obiettivo dell’integrazione, che era una delle sfide più ambiziose della partita della riforma della non autosufficienza.

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