Africa

Salute mentale: non può essere un privilegio dei Paesi ricchi

Un’indagine Ipsos per l'ong Amref mostra cosa pensano gli italiani della salute mentale in Africa. Soltanto la GenZ si rivela particolarmente sensibile al problema, mentre le altre generazioni dei nostri connazionali indicano la malnutrizione come sfida primaria per il continente africano

di Redazione

Che cosa pensano gli italiani della salute mentale in Africa? Ce lo spiega un’indagine Ipsos per Amref, dal titolo “Africa e salute: l’opinione degli italiani” presentata in occasione della Giornata mondiale della salute mentale in programma venerdì 10 ottobre. Per gli italiani, la malnutrizione è la prima sfida per il continente africano, in termini di salute (62% delle risposte). Solo il 6% pensa che gli aiuti allo sviluppo – in ambito sanitario – si debbano concentrare sui servizi di salute mentale. La GenZ, invece, si rivela una generazione particolarmente sensibile al tema della salute mentale: se il 58% del totale degli intervistati ritiene che la salute mentale di chi vive in Africa sia un problema grave, tale timore sale al 62% tra la GenZ. Il 26% del campione non è in grado di esprimersi, soprattutto tra i cosiddetti baby boomers (32%).

Sempre secondo l’indagine di Ipsos per Amref – che fornirà in futuro dati anche sulla percezione del Piano Mattei, dei tagli Usaid e delle mutilazioni genitali femminili – il 54% del campione sostiene che i problemi di salute mentale siano gravi tanto quanto quelli legati alla salute fisica. Poco meno di uno su quattro (23%) sostiene invece che tali problemi siano meno importanti di quelli della salute fisica. Circa uno su dieci (13%) pensa invece che siano proprio i problemi di salute mentale a dover essere attenzionati maggiormente, rispetto a quelli fisici.

Agli inizi di settembre, l’Organizzazione mondiale della salute – Oms ha lanciato un allarme proprio su questo tema: nel mondo sono oltre un miliardo le persone che hanno problemi di salute mentale, su tutte ansia e depressione. Queste ultime costano all’economia mondiale un trilione di dollari Usa all’anno. Secondo gli studi dell’Oms, i Paesi ad alto reddito spendono fino a 65 dollari pro capite, mentre quelli a basso reddito appena 0,04. I fattori socioeconomici sono indubbiamente una causa del malessere mentale delle persone che abitano il continente africano. A pensarlo è l’80% del campione intervistato, che sale all’84% tra i baby boomers.

Ancora più incisivi sul malessere mentale degli africani i conflitti, i disastri naturali e le crisi umanitarie. La percentuale di adesione a questa opinione si assesta all’85%, arrivando fino al 90% tra i baby boomers. Conflitti e crisi sono consuetudine nel Paese più giovane al mondo, il Sud Sudan. Colpito da una guerra durata 22 anni, che poi ha visto il distacco dall’attuale Sudan e la nascita di un nuovo Paese nel 2011, e da due guerre civili (nel 2013 e nel 2016). Violenze e insicurezza ne hanno a lungo minato lo sviluppo socioeconomico. Oggi oltre la metà dei suoi circa 12 milioni di cittadini vive al di sotto della soglia di povertà. Qui si registra il quarto tasso di suicidi più elevato del Continente e un quinto della popolazione è afflitto o è a rischio di sviluppare disturbi psicologici o psichiatrici.

«Le conseguenze del conflitto sono ancora evidenti», racconta Paul Monday, leader dei giovani a Mundri, Stato dell’Equatoria Occidentale del Sud Sudan. «Abbiamo perso molte proprietà e la notte non si riesce a dormire, tormentati dai pensieri di cosa ancora potrebbe accadere».

«Mia figlia Penina ha dato fuoco alla nostra casa», racconta Eva. «Era in preda a psicosi. In prigione è stata visitata da un dottore e da lì è iniziata una cura, che oggi la sta aiutando». Quelle di Paul ed Eva sono solo due delle molte storie raccolte attraverso il progetto Mental Health Integrated Development – M(h)ind.

La giovane Penina ritratta nel suo villaggio nel Sud Sudan

«In Sud Sudan stiamo lavorando ad un’iniziativa innovativa», spiega la direttrice di Amref Italia, Roberta Rughetti. «La prima iniziativa interamente dedicata all’espansione di servizi di salute mentale a livello comunitario, primario e secondario, pienamente integrata nel sistema sanitario locale, in linea con la visione del ministero della Sanità del Sud Sudan. Per troppo tempo la salute mentale è stata considerata un lusso, soprattutto in Africa. Oggi abbiamo il dovere di trattarla per ciò che è: un diritto e non un privilegio. La salute mentale non può più essere l’ultima tra le priorità della cooperazione sanitaria. Colmare questo divario che lascia senza cura il 75% delle persone nei Paesi a basso reddito è una responsabilità comune e non un’opzione».

Grazie a M(h)ind, un progetto pilota volto a sviluppare i servizi di salute mentale in otto dei 79 distretti del Sud Sudan, dal 2022, oltre 15mila sud-sudanesi hanno ricevuto assistenza per la salute mentale. Il progetto, cofinanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo – Aics e da Stavros Niarchos Foundation – Snf, vede insieme Amref Health Africa, in collaborazione con il ministero della Salute del Sud Sudan, Caritas italiana, Caritas South Sudan, BBC Media Action e Who collaborating Centre for research and training in mental health and Service evaluation dell’Università di Verona. Proprio UniVerona, rappresentata da Michela Nosè, in un’intervista concessa ad Amref afferma: «Non si può pensare a sviluppo, pace e benessere se non si affrontano i traumi, lo stress e la sofferenza psicologica di milioni di persone. Se i risultati di M(h)ind saranno confermati, potranno servire da modello per altri Paesi a basso reddito. Al mondo accademico porteremo dati solidi di efficacia e implementabilità; ai decisori politici, evidenze concrete per includere la salute mentale nei programmi sanitari e di sviluppo».

Ambulatorio M(h)ind

Per dare voce a questo tema, Amref Health Africa – charity partner di Mindwork – sarà presente a Head On, l’evento annuale di Mindwork dedicato al benessere psicologico, condotto da Cristiana Capotondi e patrocinato dal Comune di Milano. L’evento, al quale prenderà parte la direttrice di Amref Italia, è previsto questo pomeriggio a Milano. «Troppo spesso si pensa che la salute mentale sia un privilegio riservato a chi può permetterselo, o un tema secondario per chi vive in contesti di guerra o in condizioni economiche difficili», è il parere di Mario Alessandra, founder e Ceo di Mindwork. «Siamo con Amref perché crediamo, al contrario, che la salute mentale sia la base senza cui non può esserci rinascita, crescita e prosperità».

Guarda il video.

Credits: la foto d’apertura è di Amref Italia; le altre foto sono di Florence Miettaux

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