Arrivare a Cernusco sul Naviglio da Milano significa fare un viaggio sociologico: la metro 2, quella che i Milanesi chiamano per colore, la Verde, a un certo punto esce in superficie e comincia a tagliare le periferie verso Nord-Est. Il viaggiatore legge, nel mutare del paesaggio, anche le differenze sociali, culturali, economiche che si dispiegano in pochi chilometri. A Cernusco infatti si inaugurava, sabato, la sede di Fondazione Bcc Milano, una delle prime fondazioni d’impresa del sistema del Credito Cooperativo, certamente la più importante per forza economica impegnata.

E a Cernusco, però, bisognava arrivarci, appunto.
Complice la lentezza estenuante del convoglio, il viaggiatore poteva veder scorrere il film delle periferie meneghine di Cimiano, Crescenzago, fino a Gobba: palazzi 4-5 piani coi balconi stipati di oggetti, segno di un’umanità che si misura con le complicazioni della vita e con quelle dell’abitare, rare bandiere calcistiche appese, un-vessillo-uno della pace, per quanto double face palestinese, graffiti sempre più brutti e deprimenti, spesso sedimenti di altri, brutti e deprimenti, le insulse “tag”, le firme con cui i writer si parlano, giardinetti angusti con le aiuole sistematicamente da sfalciare: d’estate c’era la scusa che così mangiano più Co2. D’autunno chissà. Dall’altra parte, non solo geograficamente, delle guglie di City Life.
Dopo Cascina Gobba, un altro mondo
Quando però la metro supera Cascina Gobba e la linea rossa del cambio di tariffa scintilla severamente sui monitor quasi fosse il Vallo di Adriano, il panorama cambia. Si rarefanno i palazzi, si allenta la densità abitativa: ecco Vimodrone, ecco Cascina Burrona, ci si addentra in quella campagna milanese che, un tempo, era davvero tale e che poi autostrade e tangenziali hanno irrimediabilmente accerchiato e i centri commerciali assediato. La dentro ci sono perà paesi e cittadine che però hanno mantenuto una loro peculiarità e un loro tratto comunitario. Qui l’esser banca di Credito Cooperativo ha ancora senso: la prossimità con cui si può esercitare il credito, qui non è solo una bella parola da set valoriale e da convegnistica, ma ha ancora senso.

A Cernusco resiste un centro cittadino, con le strada lastricate in porfido, su cui si aprono le corti, secondo l’urbanizzazione lombarda che fu: ecco allora Villa Rovida-Carini-Gervasoni, la Cort de Redaell e poi, vòlti l’angolo e appare un palazzo che della solidarietà, anzi della carità, ha fatto un po’ la storia: il Centro S.Ambrogio, dove i religiosi ospedalieri Fatebenefratelli gestiscono un centro di riabilitazione geriatrica e psichiatrica.
La Martesana e un sindaco divenuto famoso
A enfatizzare l’aspetto comunitario, la coincidenza di una fiera di paese, di quelle in cui vendono il miele bio, “3 libri a 10 euro”, la norcineria e tutti i buoni sapori d’un tempo. E poi la Martesana, con le sue acque trasparenti, la vegetazione a spiovere, i camminamenti con l’erba. Rasata qui.
Per anni, qui il sindaco è stato proprio il segretario della Fondazione Bcc Milano, Eugenio Comincini. E a lungo, Comincini è stato il cernuschese più famoso d’Italia: una dozzina di anni fa partecipò alla start-up dell’avventura politica di Matteo Renzi, poi in Parlamento fra i suoi fedelissimi. In seguito, pur essendo un leopoldino ante-marcia aveva seguito per poco l’ex-Rottamatore nelle sue avventure politiche in solitaria ed era rientrato nel Pd. Per una singolare coincidenza, di quelle che parlano più delle biografie delle persone, sabato Comincini inaugurava la sede di Fondazione Bcc Milano, mentre l’ex-presidente del Consiglio provava ripartire dalla Leopolda.
Un nuovo ente filantropico targato Bcc
Il nuovo ente filantropico targato Bcc l’ha fortemente voluto Giuseppe Maino, che dalla banca è presidente. Non solo, Maino è a capo anche di Iccrea Banca, la holding più grande delle Bcc italiane (l’altra è Cassa Centrale) ed è probabile che l’assetto scelto dai milanesi finisca per invogliare presto anche qualcun altro, magari la Bcc Carate Brianza – Treviglio, altro polo di una certa consistenza, praticamente confinante con quello milanese.
La sede è in una altra bella villa del centro: Villa Coiro Penati, la cui corte s’affaccia sul corso. La si intravedeva così elegante, dal portone d’ingresso, che non pochi avventori del mercatino hanno cercato di entrare, garbatamente respinte dal personale alla soglia.
Sfidando la lieve, quasi impercettibile, pioggerellina autunnale, la cerimonia inaugurale si è svolta nella corte, davanti a un centinaio di invitati. Molti sono past president delle varie casse e crediti che han portato fino a qui, dalla Cassa rurale e artigiana di Carugate (Mi), giù giù, passando per Lissone (Mb), Inzago (Mi), Cernusco appunto, e Bergamo. E non manca qualche sindaco.
Tre petali per una missione
Tutti un po’ curiosi di vedere la sede della fondazione e di conoscerne il marchio stesso, per il quale era stato organizzato un contest: lo ha vinto una giovane studentessa di Design al Politecnico di Milano, Valentina Bottani, classe 2002, che ha fatto fiorire il naming della Fondazione: tre foglie di loto ornano le parole, volendo simboleggiare i tre valori cardine del nuovo soggetto filantropico «prossimità, cooperazione, apertura» ma anche le tre province, Bergamo, Monza e Brianza, Milano, ha spiegato lei stessa.

Al buffet che è seguito, molti presidenti di Bcc si sono felicitati con la futura designer. Uno ha osservato che, un tempo quel corso di laurea era presenta anche a Como, «ma che poi è sparito anche il Politecnico», ha chiosato amaramente. Battuta che dice bene chi sono questi piccoli banchieri della provincia laboriosa: notabili per merito, che pensano le loro comunità come sistemi per cui, se un ateneo ammaina una bandiera, e sentono il peso di un’occasione perduta per tutto il territorio.
Erano presenti in tanti perché Maino è uno di loro: ingegnere 70enne, già imprenditore meccanico, solido e quadrato come un leader di Bcc deve essere: stile sobrio, stretta di mano forte, concretezza lombarda.
Azzi e gli altri, chi c’era nella Cort
Il presidente, dal palco, ha rammentato le date del progetto, «nel 2024 l’assemblea l’aveva deliberato, a fine di quell’anno eravamo pronti», sottolineando gli apporti tecnici: «A scrivere lo statuto ci aiutato il professor Andrea Perrone, giurista dell’Università Cattolica», ha scandito, «e ad assisterci nell’impostazione del lavoro sarà Altis Advisory, anch’essa realtà nata dalla Alta scuola dello stesso ateneo». Se vogliamo, anche il desiderio di mandare i messaggi giusti agli stakeholder: siamo sempre noi, siamo sempre gli stessi, è una riorganizzazione che ci permette di operare meglio, non di snaturarci. «Banca e fondazione sono due facce della stessa medaglia», ha detto infatti.
Altis è peraltro una delle realtà più avanzate di ricerca sulla sostenibilità e sui modelli filantropici, che quest’anno spegnerà 20 anni candeline, e che con VITA realizza il Rating sociale del Made in Italy.
Stella Gubelli e Valentina Langella, rispettivamente amministratrice delegata e responsabile Social impact di questo spinoff di Altis, erano infatti fra il pubblico. Così come, in prima fila, c’era il già citato professor Perrone. Nella corte ad ascoltare, si poteva notare anche Alessandro Azzi, venuto dalla sua Montichiari (Brescia), dove ancora è consigliere della Bcc Garda. L’immancabile doppiopetto, ha seguito con attenzione, lontano dalla prima fila, ma poi, ovviamente, è stato omaggiato da molti. È l’uomo che ha guidato le Bcc nella modernità – anche se gli è mancato il colpo finale, la holding unica – e se ne gode i frutti da presidente di Federcasse Lombardia.
Un fondazione partita bene
La fondazione inaugurava la sede e presentava il logo, in un certo senso, era un po’ come se andasse al fonte battesimale ma, come ha ricordato Maino, s’è data già da fare: «Con una dotazione iniziale di 12 milioni tra patrimonio e risorse per le erogazioni, con un modello ispirato a sussidiarietà e mutualità, vogliamo sostenere progetti concreti e duraturi che rafforzino il tessuto sociale del territorio. La nostra ambizione è diventare un punto di riferimento per la crescita sociale e umana delle comunità in cui operiamo come Banca cooperativa», ha detto.

Fondazione Bcc Milano ha già deliberato interventi per quasi 2 milioni a sostegno di diverse realtà associative, fra cui la Lega italiana lotta ai tumori – Lilt della Brianza. Cifre importanti: Bcc Milano ha destinato alla startup filantropica quasi il 15% dell’utile 2024 (che fu di 83 milioni, come scrivemmo qui). Notevole impegno considerando che ci sono grandi fondazione d’impresa le quali, distribuendo anche meno come erogazioni, suonano a lungo la grancassa comunicativa.
L’uomo giusto
Il segretario Comincini ha fatto da padrone di casa a Villa Coiro Penati.
Brillante uomo di relazioni, amministratore locale ben voluto, persona stimata da tutti – l’anno scorso è stato chiamato da Giovanni Azzone nella Commissione centrale di beneficenza di Fondazione Cariplo – il segretario è l’uomo giusto per far decollare la fondazione.
«Nasce per fare della filantropia un’azione efficace», ha spiegato ai presenti, «non solo finanziamenti, ma partnership concrete con il terzo settore e le istituzioni. Metteremo in campo risorse, competenze e strumenti per accompagnare iniziative ad alto valore civile. Questo modello – per le risorse disponibili e per la forza della visione che lo sostiene – può diventare un riferimento per altre Bcc nel panorama filantropico nazionale».

E anche monsignor Luciano Capra, ul prevost, ché qui siamo in un terra dove il parroco differisce dal Papa solo per la maiuscola, invitato a benedire, ha parlato di «creatività al servizio del Bene comune».
Buon lavoro.
Nella foto di apertura, dell’Ufficio stampa Fondazione Bcc Milano, il taglio di nastro con il prevosto di Cernusco, monsignor Capra, il presidente Maino, e il segretario Comincini. Le altre foto sono dell’autore.
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