«Le opportunità sono come le foglie su un fiume, devi coglierle o non torneranno più». È determinata e volitiva, Mira Rai, ultramaratoneta e skyrunner nepalese: diversamente la sua storia non sarebbe stata quella che è.
Classe 1988, Mira Rai è una sportiva specializzata nel trail running e nello skyrunning, ha partecipato a numerosi concorsi internazionali e vinto vari premi, tra cui il National Geographic Adventurer of the Year nel 2017. La sua vita di successi non è sempre stata tale, ma gli incontri, quelli belli, possono cambiare il corso di una vita che pare già tracciata. E poi c’è la determinazione.
Addio alla scuola a 12 anni
Nepal orientale, villaggio di Bhojpur, provincia di Koshi: Mira viene da lì. Un villaggio dove non arriva il treno, dove si vive di agricoltura, l’acqua è una fatica lontana. Lei, da bambina, aiuta la famiglia nelle incombenze quotidiane nei campi: a 12 anni lascia la scuola perché i genitori non possono permettersi la sua istruzione. Cammina regolarmente su e giù per le montagne per raccogliere l’acqua e andare al mercato. «Quando si cresce in un villaggio perso nel nulla con genitori che lavorano sodo per sopravvivere, con poco cibo e l’erba da tagliare e raccogliere per dar da mangiare alle mucche, vuoi solo imparare e ancora imparare, con il sogno di muoverti», racconta al telefono dal Colorado, dove si sta allenando. «È duro essere bambini in realtà così ostili, ma le difficoltà mi hanno insegnato che cos’è la vita. Bisogna essere curiosi del futuro, cercare le opportunità. Mi piace fare tante cose, lottare, muovermi».

L’ambiente naturale che la circonda la forgia e la plasma, la rafforza nel corpo e nello spirito. Al punto che, a soli 14 anni, quando nel suo villaggio si recluta, per sfuggire a un destino che pareva segnato, senza dire nulla a nessuno, lascia la propria casa di notte per unirsi all’insurrezione maoista. Quando la guerra civile termina Mira Rai è ancora minorenne, non può essere arruolata nell’esercito nepalese. A malincuore torna a casa e, per aiutare economicamente la famiglia, si reca a Katmandu per dedicarsi al karate e alla corsa.
La svolta: da guerrigliera ad atleta
Mira corre sulle colline intorno alla capitale nepalese, avvolta dalla foschia mattutina. Qui incontra un gruppo che si allena sui suoi stessi percorsi. Dopo una settimana si ritrova iscritta alla sua prima ultramaratona, la gara trail da 50 km dell’Himalayan Outdoor Festival. Non è preparata, è nuova e inesperta, non ha cibo o indumenti adatti ma vince la gara e attira l’attenzione degli organizzatori. Positiva e solare, la sua dedizione, la sua decisione e il suo coraggio sono contagiosi. Una vera influencer che ispira e ispirerà.
La corsa è libertà: non hai bisogno di molto, pantaloncini e maglietta e sei solo tu, con le tue gambe, con la tua forza. E, allora, vai, da solo
«Voglio sempre fare qualcosa, ma non sempre so cosa», ci dice Mira ridendo. «Imparare per me è la parola chiave. La corsa è libertà: non hai bisogno di molto, pantaloncini e maglietta e sei solo tu, con le tue gambe, con la tua forza. E, allora, vai, da solo. Correre è naturale».
L’incontro che cambia la vita per Mira Rai è quello con Richard Bull del Trail Running Nepal. È il 2014. Così la giovane atleta inizia a viaggiare all’estero per partecipare a gare internazionali di ultra-trail running, diventando presto un nome conosciuto, vincendo gare e battendo diversi record. «Richard mi ha scoperto e mi ha dato la fortuna di essere in ottime mani. A quel punto potevo viaggiare per il mondo, allenarmi, riposarmi, mangiare. Da zero a qui, il salto è immenso». E poi l’incontro con Tite Togni, insegnante certificata Iyengar e runner, ideatrice del progetto “Yoga X Runners”, che si propone di diffondere lo yoga nello sport, per permettere anche agli atleti di ottimizzare gli sforzi e prevenire gli infortuni, sviluppando la resistenza, l’equilibrio, la concentrazione e la sensibilità e così migliorare la performance. A lei è molto legata, così come lo è alle Dolomiti e ai suoi amici italiani. Oggi Mira è una trail runner professionista e fa parte del team Solomon Trail Running Nepal. Ha condiviso la cover di Outside Magazine con Michelle Obama e vinto la prestigiosa Marathon du Mont Blanc.
La solidarietà
Nel 2016, però, arriva un momento di stallo: un problema al legamento crociato la costringe a un momento di pausa e di riposo. È un tempo anche di riflessione. Mira a quel punto rivolge la sua attenzione alla promozione del trail running in tutto il Nepal, nel 2018 fonda la Mira Rai Initiative e inizia ad aiutare giovani atlete promettenti delle zone rurali del suo Paese ad allenarsi, per farle competere sulla scena internazionale. Non solo: fa studiare loro l’inglese, così da poter diventare anche guide di trekking. A loro la scelta. Finalmente. Il suo Training Center di Katmandu ha già supportato 21 atlete.

Per Mira intanto le vittorie riprendono: nel 2017, arriva il successo alla Salomon Ben Nevis Ultra, nel 2018 è seconda alla Hong Kong 100 Ultra, quarta alla Lavaredo Ultra Trail, terza al Trofeo Kima). Oggi continua ad allenarsi e vuole spingersi sempre oltre i limiti. Ma aiutare le altre ragazze nepalesi è diventato il suo scopo principale.
«Correre e camminare è sempre stata la mia vita», ricorda Mira. «Da piccola camminavo anche per due giorni per portare i nostri prodotti, riso soprattutto, al mercato nella valle. Quello che faccio ora non è molto diverso, solo che oggi ho delle scarpe adatte e non ho più il sacco con riso e ortaggi da portare al mercato. Siamo nati per correre, solo con il vento di fronte a noi». La corsa è vita e, allo stesso tempo, opportunità.
Nel 2018, a New York, riceve l’Asian Game Changer Award, assegnato alle persone che si sono distinte, rompendo gli schemi, per meriti umanitari, imprenditoriali o nella difesa dei diritti delle donne e delle ragazze. La motivazione? «Per aver sfidato quote vertiginose, distrutto record, ispirato – e aiutato – milioni di ragazze», si legge. «Questo riconoscimento al mio duro lavoro è stato molto importante», dice Mira, «perché mostra alle persone che hanno meno opportunità che, con l’impegno e la tenacia, si possono ottenere grandi risultati, che c’è speranza, che il cambiamento può avvenire, per tutti. È un incoraggiamento per le nuove generazioni».
La mia storia mostra alle persone che hanno meno opportunità che, con l’impegno e la tenacia, si possono ottenere grandi risultati, che c’è speranza, che il cambiamento può avvenire, per tutti. È un incoraggiamento per le nuove generazioni
La storia di Mira è anche diventata un film, Mira, per la regia di Lloyd Belcher: il film documentario è stato finanziato attraverso una campagna di crowdfunding e girato tra Hong Kong, Nepal e Australia. Oggi molte ragazze le scrivono sui social, lei e la sua fatica sono un modello. In una società patriarcale come quelle nepalese, dove le donne hanno ancora poche opportunità, Mira diventa un’ispirazione per molte ragazze. È vero che il Nepal, dallo scorso 12 settembre, ha un Primo Ministro ad interim donna, la giurista Sushila Karki, ma resta all’81° posto su 148 paesi nel Global Gender Gap Report 2025: pur essendo tra i Paesi che registrano progressi, ha ancora un lungo percorso da compiere per raggiungere la piena parità.

L’impegno per la cura dell’ambiente
Ma Mira non è solo impegno nella parità di genere. L’atleta è ambasciatrice di The Mountain Partnership, l’alleanza volontaria di governi e organizzazioni, che, in seno alle Nazioni Unite, lavora per migliorare la vita delle popolazioni montane e proteggere gli ambienti montani nel mondo. Entro il 2030, la Partnership immagina un mondo con comunità montane rafforzate e un maggiore impegno e investimento del settore pubblico e privato nello sviluppo sostenibile delle montagne, per affrontare le crisi climatiche e della biodiversità in montagna e garantire il sostentamento e il benessere sociale ed economico delle popolazioni montane, senza lasciare indietro nessuno, nonché la conservazione e l’uso sostenibile degli ecosistemi e delle risorse montane, a beneficio delle persone e del pianeta.
«Le montagne sono la mia vita, le percorro da sempre», dice Mira, «e oggi sono uno degli ambienti naturali più in pericolo, un ambiente che cambia rapidamente a causa del cambiamento climatico e che soffre. La natura soffre, in silenzio, e cede il passo a poco a poco. Quando sono in montagna, sono così felice… Se mi si chiede che messaggio vorrei lasciare, direi questo: restiamo uniti e aiutiamoci ad esplorare e scoprire il mondo. E, soprattutto, fate nella vita ciò che amate».
Foto inviate da Mira Rai
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