Sara Doris

Mio padre mi insegnò che volersi bene vuol dire farne agli altri

di Giampaolo Cerri

La figlia del grande banchiere Ennio, l'inventore di Mediolanum, oltre che essere vicepresidente dell'istituto, si dedica alle numerose attività filantropiche attraverso la fondazione di impresa. Racconta quanto abbia, anche in questo senso, imparato dal papà al quale, col fratello Massimo e la madre Lina, ha intitolato un'altra fondazione per sostenere nello studio giovani che arrivano da contesti fragili. Versione estesa della interivsta che appare su VITA magazine di Ottobre: "Nella testa dei filantropi"

Sara Doris è la vicepresidente della banca fondata dal padre Ennio, Mediolanum. Di quella eredità umana e imprenditoriale, a lei è toccato il compito di dare seguito e organizzare la proverbiale generosità di quell’imprenditore visionario, guidando la fondazione.

Cominciamo dalla domanda che facciamo a tutti i nostri interlocutori: a che cosa serve la filantropia in Italia? Nel senso di quale ruolo ha e dovrebbe avere, secondo lei?

La finalità è quella della restituzione. È una questione di responsabilità sociale che riguarda le aziende, ma in primis l’individuo, la persona. Tutti noi lavoriamo, viviamo e operiamo in un territorio ed è naturale volgere lo sguardo a chi ci sta vicino. Saper ascoltare e capire se possiamo fare qualcosa per migliorare la qualità di vita delle persone è nostro dovere e mi ritengo fortunata a poterlo fare. Quando nel 2001 nacque Fondazione Mediolanum, che oggi è un ente filantropico, fu proprio per poter strutturare al meglio e riuscire a dare risposta alle molteplici richieste di aiuto che arrivavano alla Banca. Poi nel 2005 decidemmo di darci un indirizzo specifico, ossia orientare il sostegno solo ai minori in condizioni di disagio. E fu allora che mi resi conto veramente di cosa volesse dire occuparsi di filantropia perché i ragazzi rappresentano il nostro futuro e ti rendi veramente conto di quanto puoi essere utile, di come puoi veramente incidere nella loro vita e in quella delle loro famiglie.

Lei guida una fondazione di impresa dentro un gruppo bancario di alto livello, di cui è vicepresidente. Il suo essere banchiera e a questo livello, la aiuta nelle decisioni filantropiche che prende? Oppure deve idealmente togliersi quei panni? È possibile?

Don Dante Carraro, presidente Cuamm Medici per l’Africa e Alberto Sinigallia, presidente Fondazione Arca ricevono assegni simbolici dalla Fondazione Mediolanum

Le rispondo con una frase che diceva spesso mio padre Ennio Doris (fondatore di Banca Mediolanum ndr) ai suoi collaboratori: “Non è come si lavora, è come si vive” che racchiude l’essenza del suo pensiero. Il lavoro non è solo un mezzo per produrre, ma un’estensione dei propri valori, del proprio modo di essere e di vivere. Sei etico se fai bene il tuo mestiere. Solo così puoi creare una rete che si basa su fiducia, stima e rispetto e generare valore condiviso per la comunità.

C’è il progetto che vi vede impegnati e che, secondo lei, rappresenta meglio, incarna, lo spirito di Fondazione Mediolanum?

Ogni anno Fondazione Mediolanum porta avanti una raccolta fondi dedicata a diverse associazioni che operano sul territorio italiano. Per tutto il 2025 è attiva Fragili ma potenti, la raccolta fondi che, insieme a Fondazione Don Gnocchi, Fondazione Fight The Stroke e Fondazione Tog, si pone l’obiettivo di aiutare 1.064 minori con gravi patologie neurologiche, per permettere loro di vivere più serenamente nei vari contesti della quotidianità.

Inoltre, grazie al sostegno della Banca, cito la best practice con la quale stiamo raggiungendo risultati inaspettati. Si tratta di Centesimi che Contano, il servizio di Banca Mediolanum che dà la possibilità ai correntisti della banca di donare, in modo automatico i centesimi a saldo ogni fine mese, a favore di Fondazione Mediolanum che indirizza gli importi a Dynamo Camp, Centro Benedetta d’Intino e Lega del Filo d’Oro. Solo nel 2024 in questo modo sono stati donati 831mila euro a sostegno di 963 minori e dal 2016 complessivamente sono stati erogati 3.403.000 euro in aiuto a 4.202 ragazzi.

Il Terzo settore resta il vostro interlocutore principale. Nel corso degli anni è cambiato, e come, il rapporto fra le associazioni e la Fondazione? Vi percepiscono ancora come erogatori o sempre più come partner?

Fondazione Mediolanum è ente filantropico. Classificata come ente erogatore, è sempre più partner di progetto o meglio, charity partner. L’orientamento è quello di crescere insieme alle associazioni, sostenerle nel tempo e instaurare con loro un dialogo continuativo che possa veramente incidere sulla vita dei ragazzi aiutati. E non mi riferisco solo alle grandi associazioni non profit, ma anche a quelle di dimensioni più ridotte, di carattere nazionale e territoriale, di cui veniamo a conoscenza grazie ai Mediolanum values manager e Mediolanum charity ambassador, ossia i Family banker sensibili ai temi sociali che costruiscono e sostengono una rete di solidarietà locale intervenendo con raccolte fondi, sostenute e raddoppiate da Fondazione Mediolanum. Il fine è appunto quello di aiutare fondazioni locali di piccole dimensioni, impegnate a migliorare la qualità di vita di minori in condizioni di fragilità.

Così si crea un forte legame con il territorio. Se guardiamo al 2024, l’83% degli interventi è stato in Europa e di questi la maggior parte appunto in Italia e circa un’ottantina sono stati gli eventi solidarietà sul territorio in aiuto ad associazioni no profit.

Quanto la figura, i valori, l’opera di suo padre Ennio hanno determinato il suo modo di concepire la filantropia?

Mio padre Ennio diceva sempre: “Il miglior modo di essere egoisti è essere altruisti”. Un messaggio che è rimasto molto forte e il cui effetto si è amplificato di anno in anno. Quello che fai e soprattutto come lo fai ti torna sempre indietro e moltiplicato nel bene.

E poi la sua potente espressione ricca di ottimismo “C’è anche domani” (che ha dato il titolo a un libro e al film, ndr) è diventata un vero e proprio insegnamento nel portare avanti la sua eredità valoriale. È un incoraggiamento quando qualcosa non va. Non è finita in quel momento, c’è sempre un domani nel quale ci si può rialzare, per riprendere e migliorare.

Per ampliare il raggio di azione di sostegno ai ragazzi già maggiorenni, abbiamo costituito, a gennaio 2022, con mio fratello Massimo Doris (amministratore delegato di Banca Mediolanum ndr) e mia madre Lina Doris, una fondazione privata intitolata a mio padre, Fondazione Ennio Doris, che ha come obiettivo principale quello di sostenere borse di studio per ragazzi che arrivano da contesti fragili. Vogliamo cercare di essere di aiuto al futuro. Anche papà era stato aiutato dallo zio benestante quando lui non aveva nulla, quindi questo ci sembra il modo migliore per ricordare la sua memoria.

Padre Rick Frechette, che ebbi l’onore di incontrare oltre vent’anni fa durante una missione ad Haiti, mi disse: “L’anima non ha confini, siamo tutti connessi”. Quella frase fu per me una rivelazione: mi fece comprendere che ogni nostra azione è parte di un disegno più ampio.

Sara Doris, presidente Fondazione Mediolanum

Ci sono incontri, letture, esperienze che hanno comunque contribuito a questa visione?

Ricordo ancora le parole di padre Rick Frechette, che ebbi l’onore di incontrare oltre vent’anni fa durante una missione ad Haiti: “L’anima non ha confini, siamo tutti connessi”. Quella frase fu per me una rivelazione: mi fece comprendere che ogni nostra azione è parte di un disegno più ampio, che tutto è interdipendente, proprio come l’aria e l’acqua che non conoscono barriere. Da quella consapevolezza è nata per me la responsabilità di tradurre i valori in gesti concreti, in un impegno di responsabilità sociale che guida ancora oggi il mio operato e quello della Fondazione.

La foto in apertura è dell’ufficio stampa di Banca Mediolanum, la foto della premiazione dell’autore dell’articolo per VITA.

Scopri i numeri della filantropia e i 100 profili di chi investe nel bene comune su VITA magazine di ottobre ‘‘Nella testa dei filantropi

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