Amministratore delegato e head of Italy di Unicredit, la banca italiana con maggior presenza internazionale, Andrea Orcel, romano, classe 1963, presiede anche la fondazione del Gruppo, la cui missione è sostenere i giovani e l’educazione. E proprio in questa veste si presta a ragionare di filantropia con VITA.
Orcel, a che serve la filantropia in Italia? Nel senso di quale ruolo ha e dovrebbe avere, secondo lei?
La filantropia è sempre stata una forza fondamentale per la coesione sociale. A mio avviso, non significa solo fornire risorse, ma creare opportunità e permettere alle persone di esprimere il proprio potenziale. In Italia, come in Europa, deve agire da ponte tra istituzioni e comunità. Oggi il suo ruolo è ancora più urgente: integrare le politiche pubbliche, innovare dove i sistemi faticano e offrire opportunità a chi rischia di restare indietro. Per me, uno degli aspetti più importanti è investire nei giovani, perché dal loro successo dipende il futuro di tutti.
Unicredit Foundation ha quasi un quarto di secolo. Una realtà che non vuole essere esclusivamente di erogazione, anche se fornisce molte risorse alla società civile. È l’assetto filantropico definitivo o pensate di evolvere ancora?
È cambiata molto dalla nascita, nel 2003, e continuerà a farlo. La missione però resta chiara: sostenere la nuova generazione europea. Non solo come erogatori, ma come partner di fiducia che accompagna i giovani dalla scuola al lavoro, passando per l’università. Dal rilancio nel 2022 abbiamo già destinato 54 milioni all’istruzione fino al 2024, e con il rinnovo del Consiglio è stato avviato un nuovo capitolo, con ulteriori 30 milioni nel 2025. Segnali concreti della nostra volontà di guidare un cambiamento sistemico nei prossimi anni.
Ecco, avendo delineato il modello dellaFondazione, come la immagina tra 10 anni?
Ancora più radicata nelle comunità locali, riconosciuta e capace di generare cambiamenti positivi in tutti i Paesi in cui siamo presenti. Una Fondazione che non solo fornisca risorse, ma contribuisca a ridisegnare il modo in cui l’Europa sostiene i giovani: garantendo l’istruzione come diritto fondamentale. Se riusciremo in questo, potremo parlare di un decennio di vero successo.
Guida una Fondazione d’impresa in un gruppo bancario internazionale. Essere manager aiuta?
Il mio percorso professionale mi ha insegnato resilienza e perseveranza. Ricordo ancora le 150 candidature inviate prima di ottenere la mia prima opportunità: un’esperienza che mi ha formato, non solo come manager ma anche come presidente della Fondazione. Mi ha confermato una convinzione profonda: il talento esiste ovunque, ma non altrettanto le opportunità. In Unicredit abbiamo assunto migliaia di giovani, perché portano energia e nuovi punti di vista, indispensabili per trasformare le organizzazioni. Con la Fondazione voglio ampliare ulteriormente questo impatto, investendo nell’istruzione affinché il successo dipenda dal talento e non dalle condizioni di partenza.
C’è il progetto che, secondo lei, rappresenta meglio, incarna, lo spirito della vostra Fondazione?
Se dovessi sceglierne uno, citerei la partnership con Teach For All, rete globale che sostiene organizzazioni locali impegnate per l’equità educativa. Insieme stiamo formando oltre 2mila insegnanti e raggiungendo più di 200mila studenti in scuole svantaggiate di sei Paesi europei. Contano i numeri, ma soprattutto le relazioni, la fiducia e le opportunità create. Questo approccio comunitario mostra al meglio lo spirito della Fondazione: essere partner attivi nel generare cambiamenti strutturali.
Le associazioni ci vedono come partner. Co-progettiamo le iniziative, condividiamo responsabilità e valorizziamo le competenze del Terzo settore.
Andrea Orcel, presidente Unicredit Foundation
Il Terzo settore resta il vostro interlocutore principale. Nel corso degli anni è cambiato, e come, il rapporto fra le associazioni e la Fondazione?
Ci vedono come partner. Co-progettiamo le iniziative, condividiamo responsabilità e valorizziamo le competenze del Terzo settore. Solo così si generano risultati concreti e duraturi per i giovani. Spero che nei prossimi anni queste partnership continuino a crescere nello stesso spirito di fiducia e corresponsabilità.
Si parla di modelli filantropici trust based. Qual è il vostro?
La fiducia è centrale, ma contano anche trasparenza e responsabilità — verso i partner e soprattutto verso i giovani. Il nostro modello si basa sulla corresponsabilità: noi portiamo risorse, visibilità e conoscenza delle comunità; i partner competenze e presenza sul territorio. L’impatto non si misura solo con i numeri, ma con le storie e le vite dei ragazzi. Per questo monitoriamo i progressi, condividiamo insegnamenti e ci adattiamo costantemente. Un equilibrio che costruisce fiducia e cambiamento reale.
Siete presenti in altri Paesi europei, Germania in primis. Che tipo di sollecitazione rappresenta questa particolare configurazione per le attività filantropiche?
Operare a livello internazionale è un privilegio e una responsabilità per la Fondazione. Le sfide educative cambiano da Paese a Paese, ma la disuguaglianza è ovunque. La nostra presenza in Europa ci consente di condividere best practice, creare sinergie e rafforzare iniziative di successo, restando sempre vicini alle realtà locali e ai loro bisogni specifici. È impegnativo, ma anche un’opportunità per imparare e amplificare l’impatto delle nostre azioni. Così possiamo davvero sprigionare il potenziale della prossima generazione europea.
Una domanda all’uomo Orcel: la sua visione filantropica è figlia di qualche incontro o esperienza?
La mia visione è stata plasmata dai tanti giovani incontrati: dagli studenti nelle filiali, ai borsisti che, nonostante grandi difficoltà, hanno raggiunto traguardi accademici importanti. Le loro storie di resilienza, ostacoli superati e sogni realizzati mi emozionano sempre. Mi ricordano quanto l’istruzione sia potente: dona dignità, fiducia e libertà. Ogni volta che un ragazzo mi racconta che una borsa di studio, un mentore o qualcuno che ha creduto in lui ha fatto la differenza, mi convinco sempre di più che investire nei giovani sia l’investimento più significativo che possiamo fare. Ecco perché sento così forte la responsabilità di creare per loro opportunità. Il talento è ovunque. Il nostro dovere è fare in modo che lo siano anche le possibilità.
Le foto sono di Unicredit Foundation.

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